Vittorio Sgarbi incanta Sorrento con un viaggio tra arte, poesia e Caravaggio

16 novembre 2024 | 09:12
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Vittorio Sgarbi incanta Sorrento con un viaggio tra arte, poesia e Caravaggio

dagli inviati di Positanonews

Sorrento, 15 novembre 2024 – Un pubblico attento e affascinato ha accolto Vittorio Sgarbi nella suggestiva cornice di Sorrento, dove il celebre critico d’arte ha tenuto un discorso che ha spaziato tra riflessioni personali e approfondimenti culturali, con un focus speciale sulla figura di Caravaggio.

La serata si è aperta con una nota intima: Sgarbi ha ringraziato il pubblico e gli organizzatori, rivelando come il concetto di “carriera” gli evochi la consapevolezza del tempo trascorso e delle sfide affrontate. “La carriera è una parola inquietante – ha dichiarato – perché rappresenta ciò che si è fatto più di quanto si farà”. Ha poi accennato a difficoltà personali che lo portano a riflettere sulla guerra non solo come evento storico, ma come conflitto interiore, mostrando una dimensione umana che ha toccato il cuore dei presenti.

Caravaggio, poeta del vero

Il cuore del discorso è stato dedicato a Michelangelo Merisi da Caravaggio, definito da Sgarbi come “il primo pittore della realtà”. Attraverso una narrazione densa di dettagli, ha esplorato il rapporto tra il maestro lombardo e la poetica della rappresentazione del vero.

Caravaggio, ha spiegato Sgarbi, rifiutava la perfezione idealizzata e i valori assoluti per immergersi nella brutalità e nella fragilità dell’uomo. “Non dipinge grandi ideali o la religione nella sua astrazione, ma la condizione umana davanti a Dio, al bene e al male”, ha detto, mostrando immagini evocative delle opere del maestro, tra cui l’“Ecce Homo” recentemente attribuito e oggi esposto al Prado di Madrid.

Il critico ha raccontato l’incredibile vicenda dell’opera, scoperta inaspettatamente durante un’asta a Madrid nel 2021. Partita con una valutazione irrisoria di 1.500 euro, l’opera è stata poi ritirata e attribuita a Caravaggio, venendo acquisita per 35 milioni di euro. “Questa scoperta dimostra come il genio di Caravaggio riesca ancora a sorprenderci, svelando nuovi capitoli della sua straordinaria vicenda artistica”.

Riflessioni sull’arte e la realtà

Sgarbi ha poi ampliato il discorso, confrontando Caravaggio con altri maestri come Tiziano, Giorgione e Tintoretto, sottolineando le differenze stilistiche e concettuali. Se Tiziano racconta la sofferenza con una drammaticità psicologica, Caravaggio si spinge oltre, mostrando la crudezza fisica e morale della realtà.

L’attenzione si è soffermata sui dipinti che rappresentano il primo periodo romano di Caravaggio, come il celebre “Ragazzo con canestra di frutta”, in cui l’artista dà pari dignità alla figura umana e agli oggetti, rompendo le convenzioni estetiche dell’epoca. Non è mancato un accostamento suggestivo con Pier Paolo Pasolini: “Entrambi – ha osservato Sgarbi – hanno dato voce agli ultimi, raccontando l’umanità nelle sue contraddizioni e nella sua bellezza”.

Arte, poesia e l’anima di Sorrento

La serata si è conclusa con un richiamo al legame tra Sorrento e la poesia, incarnato dalla figura di Torquato Tasso, che Sgarbi ha evocato come simbolo del mondo cavalleresco e romantico. In questo contesto, il critico ha tracciato un parallelo tra il poeta e Caravaggio: entrambi pionieri, entrambi capaci di rivoluzionare la loro epoca con un linguaggio nuovo e audace.

L’intervento, ricco di aneddoti e riflessioni, ha offerto al pubblico una visione unica dell’arte, intrecciando storia, poesia e vita personale. Sgarbi ha lasciato Sorrento con un ultimo pensiero: “L’arte è il riflesso più autentico del nostro essere nel mondo. E Caravaggio, con il suo sguardo intransigente, ci insegna a vedere ciò che troppo spesso ignoriamo”.

Un applauso caloroso ha suggellato l’evento, confermando ancora una volta la straordinaria capacità di Vittorio Sgarbi di raccontare l’arte come esperienza viva e universale.

Vittorio Sgarbi e Caravaggio: Il Genio della Realtà

Vittorio Sgarbi, critico d’arte noto per la sua straordinaria capacità di raccontare le opere d’arte come se prendessero vita, sottolinea come Caravaggio sia il maestro indiscusso nel cogliere l’attimo. Nelle sue opere, Caravaggio non si limita a rappresentare la realtà; la cattura nella sua essenza più autentica, come farebbe un fotografo. L’idea rivoluzionaria di bloccare un momento, invece di orchestrare una posa artificiosa, emerge chiaramente nella “Vocazione di San Matteo”, un’opera che sembra fermare il tempo in un interno disadorno, ma colmo di tensione drammatica.

L’Arte di Caravaggio: Una Fotografia Ante Litteram

Caravaggio non chiede ai suoi modelli di riposizionarsi, ma li coglie nel vivo dell’azione, trasformando ogni scena in una narrazione viva. Questo è evidente anche nella Maddalena Penitente, dove una ragazza popolana, colta nel sonno, diventa simbolo della fragilità umana. Un tocco di lacrima sul viso rende il pentimento palpabile, mentre la figura non idealizzata sfida le aspettative del committente. La forza di Caravaggio risiede proprio in questo: presentare la verità senza filtri, creando immagini capaci di parlare direttamente all’osservatore.

La Conversione di San Paolo e il Dramma della Caduta

La “Conversione di San Paolo”, conservata a Santa Maria del Popolo, rappresenta un momento drammatico e immediato. Il santo, disarcionato da un cavallo che sembra travolgerlo, allarga le braccia in un gesto di disperazione. Sgarbi evidenzia come questa scena sia un’anticipazione di quella che sarà l’arte della fotografia, capace di immortalare il “momento decisivo” come nella celebre immagine del miliziano caduto durante la guerra di Spagna.

Il Passaggio dall’Arte Privata a Quella Religiosa

Dopo aver lavorato per committenti privati, Caravaggio si dedica alle opere religiose, portando la stessa intensità narrativa. Nella “Cena in Emmaus”, il Cristo giovane e risorto svela la sua identità ai due discepoli increduli. La tavola imbandita, i gesti dei personaggi e la luce naturale trasformano la scena in un evento reale e tangibile. Solo pochi anni dopo, nella seconda versione della “Cena in Emmaus”, la drammaticità aumenta: il chiaroscuro si intensifica, e il banchetto diventa più austero, segno di un cambiamento interiore nel pittore.

La Morte della Vergine: La Scandalosa Verità

Un esempio estremo della ricerca della verità è la “Morte della Vergine”, dove Caravaggio rappresenta la Madonna come una donna comune, con i piedi nudi e il volto di una ragazza morta, forse annegata. Il dolore non è idealizzato ma reale, tangibile, tanto da suscitare scandalo tra i contemporanei. Il rosso teatrale che avvolge la scena ricorda un sipario, come se il pittore invitasse lo spettatore a osservare un dramma umano e divino insieme.

Caravaggio è il maestro del momento, un artista che trasforma la pittura in un’arte visiva dal sapore moderno, capace di dialogare con la fotografia e il cinema. Vittorio Sgarbi, nel suo appassionato racconto, ci invita a riscoprire l’attualità del genio lombardo, capace di cogliere non solo la realtà, ma l’essenza stessa della vita e della morte. Le sue opere non sono solo immagini, ma esperienze vive che continuano a emozionare e a sorprendere.

La Terza Parte: La Caduta e l’Estremo Dramma di Caravaggio

Caravaggio, maestro del chiaroscuro e della drammaticità pittorica, si trovò di fronte a un bivio esistenziale e artistico con la “Morte della Vergine”. Questo quadro rappresentò una cesura nella sua carriera: il corpo privo di vita della Madonna non ascende al cielo, non vi è alcuna glorificazione spirituale. Al contrario, la scena è immanente, cruda, e non lascia spazio all’ideale trascendente. Gli angeli non accolgono l’anima della Vergine; il cielo rimane muto. Quest’approccio radicale portò al rifiuto dell’opera da parte della committenza ecclesiastica, segnando l’inizio di una crisi personale e professionale.

L’Esilio e la Fugacità della Gloria

A seguito di un duello fatale con Ranuccio Tomassoni, Caravaggio divenne un fuggitivo. La sua vita da esule iniziò a Napoli, dove dipinse opere come la “Madonna del Rosario”, che sembra una sorta di pentimento rispetto al radicalismo della “Morte della Vergine”. In questo dipinto, la Madonna è ritratta secondo una convenzione più accettabile dalla Chiesa, quasi a recuperare il favore del potere religioso.

Tuttavia, la tensione tra la redenzione e la sua visione profonda e immanente dell’umanità emerge drammaticamente nelle “Sette opere di misericordia”. In questa tela straordinaria, Caravaggio esplora la compassione come frutto esclusivo dell’azione umana, piuttosto che intervento divino. Dio, rappresentato in alto, sembra nascondersi, lasciando l’umanità a operare il bene in una dimensione tangibile e concreta.

Il Declino attraverso Malta, Siracusa e Messina

La ricerca di un riscatto portò Caravaggio a Malta, dove ottenne l’onore di essere nominato Cavaliere dell’Ordine di Malta. Tuttavia, una nuova disputa violenta lo costrinse a fuggire, conducendolo a Siracusa, dove dipinse il cupo e devastante “Seppellimento di Santa Lucia”. La scena è immersa in un’oscurità pesante, le figure si stagliano contro una parete spoglia che amplifica il senso di angoscia e vulnerabilità.

A Messina, con la “Resurrezione di Lazzaro”, Caravaggio tornò a esplorare il gesto di Cristo che richiama alla vita. La luce, qui, non illumina completamente, ma emerge dal buio, suggerendo un fragile equilibrio tra vita e morte. La drammaticità della composizione riflette il tormento dell’artista, incapace di liberarsi dalle ombre che lo inseguono.

Il Dramma Finale e il Testamento Artistico

Caravaggio si avvicinò alla fine della sua breve vita a Porto Ercole, ammalato e perseguitato. Tra i suoi ultimi dipinti spicca il “Davide con la testa di Golia”, dove l’artista si rappresenta nel volto di Golia, l’antagonista sconfitto, simbolo del male. Davide, giovane e vittorioso, tiene la testa mozzata con un’espressione che tradisce un senso di colpa e ambiguità morale. Qui Caravaggio si confronta con il proprio destino: un uomo consumato dal conflitto interiore, che vede il male non come altro da sé, ma come parte del suo stesso essere.

Caravaggio: Il Dramma Umano Reso Universale

Nell’opera di Caravaggio, il confine tra luce e ombra non è solo una tecnica pittorica, ma una metafora della condizione umana. Il suo realismo non celebra la vita, ma ne mostra le ferite, le contraddizioni e l’inesorabile presenza del male. L’artista, morto a soli 39 anni, lasciò un’eredità che continua a ispirare generazioni, non solo per la sua innovazione tecnica, ma per la sua capacità di rivelare le verità più scomode della nostra esistenza.

L’Incontro tra Caino e Abele: La Riflessione di Sgarbi sul Dramma Umano

Nella quarta parte dell’intervento di Vittorio Sgarbi, emerge un momento toccante e profondamente filosofico: l’incontro immaginario tra Caino e Abele, un confronto che supera il tempo e lo spazio. Caino si rivolge ad Abele con un’intensa richiesta di perdono: “Scusami fratello mio per quello che ti ho fatto”. Abele, in risposta, non offre semplicemente il perdono, ma introduce una domanda che ribalta ogni prospettiva: “Ma sei tu che hai ucciso me, o sono io che ho ucciso te?”.

Attraverso questo dialogo, Sgarbi interpreta uno dei temi centrali dell’opera di Caravaggio: il conflitto tra bene e male, intrecciato con il destino umano. È un messaggio universale, che parla della dualità presente in ogni essere umano, e che il professore collega magistralmente alla forza visiva dei dipinti caravaggeschi.

Il Premio Torquato Tasso

Al termine della sua riflessione, Sgarbi viene premiato con una medaglia disegnata secondo lo stile del Pisanello, rappresentante la figura di Torquato Tasso. Il contenitore stesso del premio è un’opera d’arte, realizzato da un rinomato artigiano sorrentino, Enrico D’Arco, la cui maestria coniuga artigianato e arte.

La serata, carica di emozioni, ha visto la partecipazione di numerosi ospiti, uniti nell’omaggio a un ferrarese che ha portato il suo amore per l’arte fino a Sorrento, luogo legato alla memoria di Torquato Tasso e alla tradizione culturale italiana.

Una Riflessione sul Futuro

Durante le interviste successive, Sgarbi ha risposto con la sua consueta schiettezza anche su questioni legate alla sua figura pubblica e alle vicende personali. Con un’elegante fermezza, ha richiamato al rispetto della presunzione di innocenza, evitando di cedere alle provocazioni.

Napoli e la Vitalità dell’Arte

Non è mancato un momento per celebrare Napoli, città che Sgarbi definisce come fonte inesauribile di energia e passione: “Chi arriva a Napoli sente crescere la vitalità”.

L’incontro si conclude con una calorosa accoglienza da parte del pubblico, che ha avuto l’opportunità di incontrare il professore e ottenere autografi sul suo libro, testimonianza di una serata dedicata non solo alla celebrazione del passato, ma anche alla continua ricerca del significato dell’arte nella nostra vita.

Un evento che unisce la profondità della riflessione con il calore dell’umanità, lasciando un segno nella memoria di tutti i presenti.