Affetta dalla “malattia del suicidio” a 28 anni Emily Morton

28 dicembre 2024 | 16:06
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Affetta dalla “malattia del suicidio” a 28 anni Emily Morton
Affetta dalla “malattia del suicidio” a 28 anni Emily Morton
Affetta dalla “malattia del suicidio” a 28 anni Emily Morton

a cura di Dora Chiariello
Affetta dalla “malattia del suicidio” a 28 anni Emily Morton.

La malattia del suicidio, é una sofferenza senza fine, non si può parlare né sorridere.

Emily Morton La speranza, ora, è un nuovo tipo di neurochirurgia per cui delle onde ultrasoniche sarebbero focalizzate con precisione in una regione del cervello chiamata talamo per interrompere i segnali del dolore

La Nevralgia del Trigemino è spesso definita come la malattia del suicidio a causa dell’intenso dolore che provoca.

Emily Morton Questo nome evocativo sottolinea la gravità del dolore e l’impatto devastante che esso può avere sulla vita dei pazienti, il maldi denti il primo sintomo, spesso descritto come uno dei più intensi dolori in medicina, una sofferenza così assoluta da spingere chi ne è affetto a fare di tutto pur di mettere fine a quella sensazione, come una scossa elettrica che colpisce il viso ed è scatenata da azioni quotidiane: parlare, sorridere, masticare. 

A una ragazza di 28 anni, Emily Morton, è stata diagnosticata la forma più severa della nevralgia bilaterale del trigemino, e la sua esistenza è stata distrutta dall’insorgenza dei sintomi, un futuro ridotto in brandelli: si era appena sposata, e con suo marito era pronta a mettere su famiglia.

Ora è disperata per una soluzione che possa almeno alleviare il dolore. 

I sintomi e la diagnosi di Emily Morton 

«Emily era in salute e viveva una vita felice insieme a suo marito (da poco)», scrive la sorella, Rachel, nella pagina di GoFundMe, una raccolta fondi avviata per sostenerla con le spese per i possibili trattamenti. Tutto è iniziato, spiega la donna, con un forte dolore al dente. Si è immediatamente rivolta a un dentista, ma tutti i test e le radiografie erano inconcludenti, mentre la sofferenza era reale e sempre più intensa. Nessun antidolorifico funzionava. La disperazione di Emily si è fatta ancor più intensa con la perdire del papà. 

«Nelle settimane successive il dolore è aumentato rapidamente – continua -. Immaginate che i vostri denti vengano schiacciati e strappati da un dentista invisibile per tutto il giorno. Riusciva soltanto ad agitarsi nel letto, urlando tutto il giorno. Poi sono arrivati nuovi sintomi: scosse elettriche, una sensazione bruciante e tagliente su tutto il viso. Emily aveva paura, e anche la sua salute mentale ha iniziato a declinare. Non può sfiorarsi la faccia senza soffrire tanto da rimanere in ginocchio. Non può parlare, sorridere, mangiare, dormire, lavare i denti. Ha dovuto abbandonare il lavoro che amava, ha perso la casa. Lei e suo marito, sempre al suo fianco, vivono con me e la mamma. Anche lui ha dovuto lasciare il lavoro per dedicarsi a Emily».

Sono passati due anni e mezzo dalla diagnosi e si è sottoposta a diversi (e costosi) trattamenti in Australia, pagati migliaia e migliaia di euro. Ha provato anche a cercare cure in Europa, ma senza successo. La speranza, ora, è un nuovo tipo di neurochirurgia chimata MRI Focused Ultrasound: delle onde ultrasoniche sarebbero focalizzate con precisione in una regione del cervello chiamata talamo per interrompere i segnali del dolore. Ma l’intervento costa oltre 20mila dollari, più i costi di viaggio e la riabilitazione. Per questo sua sorella Rachel ha aperto una raccolta fondi, che ha già superato i 20mila.

 (fonte leggo.it)