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Franca Viola, l’icona femminista che 60 anni fa nel 1965, rifiuta il matrimonio riparatore e porta alla moderna legge sulla violenza sessuale.

26 dicembre 2024 | 15:47
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Franca Viola, l’icona femminista che 60 anni fa nel 1965, rifiuta il matrimonio riparatore e porta alla moderna legge sulla violenza sessuale.

La storia della 76enne Franca Viola è una di quelle che si può definire decisamente emblematica: è la prima donna italiana ad aver rifiutato il cosiddetto “matrimonio riparatore”. La sua storia di donna coraggiosa, inizia all’età di 15anni, quando con il consenso della famiglia, si fidanzata con Filippo Melodia, un giovane compaesano benestante, nipote però di un mafioso locale del luogo.

Quando Filippo viene accusato di furto e appartenenza a banda mafiosa, Franca decide di lasciarlo, sostenuta anche dal padre. Già da subito, per quello che un maschio del tempo considerava come un’onta, lei e la sua famiglia, diventarono oggetto di gravi intimidazioni e minacce.

Dopo aver subito l’incendio dela loro vigna, il 26 dicembre del 1965, Madonia con un gruppo di complici, entra con la forza in casa, picchia la madre, e rapisce la ragazza appena 18enne insieme al suo fratellino di 8 anni, che venne però liberato di lì a poco. Stupri, violenze, digiuno ed una tortura di oltre una settimana, non riuscirono a piegarla, fino a quando la polizia riuscì a liberarla, scoprendo il nascondiglio dove la tenevano prigioniera in una casa di campagna.

Quel giorno segnò l’inizio di una rivoluzione, perché Franca Viola e la sua famiglia rifiutarono il cosiddetto “matrimonio riparatore”, mandando Melodia a processo.

Il codice penale dell’epoca, prevedeva che l’autore di quel tipo di reato, contraendo matrimonio con la persona offesa, avrebbe potuto estinguere il reato, così come anche i suoi complici, con cessazione dell’esecuzione e degli effetti penali. Ciò era reso possibile dal fatto che lo stupro era considerato un “delitto contro la moralità pubblica ed il buon costume”, ed in effetti restò tale, addirittura fino al 1996.

Nel caso di Franca Viola le cose però presero un’altra piega, infatti non solo il pubblico ministero chiese 22anni ma da questa vicenda scaturì un epocale dibattito popolare sul tema.

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I telegiornali dell’epoca raccontarono infatti di un’opinione pubblica sconcertata, che si chiedeva, se un altro uomo avrebbe trovato il coraggio di sposare la ragazza, alla luce anche di quanto andava affermando la difesa circa il rapimento, che veniva descritto come “fuga d’amore”, dato che si riferì di rapporti sessuali precedenti.

Franca Viola nonostante al centro dell’attenzione mediatica, continuò decisa a difendere il proprio diritto di scelta e di autodeterminazione, presentandosi a tutte le udienze in tribunale, fino alla conclusione del processo avvenuta nel 1966.

La condanna ad 11 anni di Filippo Melodia alla fine arrivò, e cambiò l’Italia per sempre: l’articolo 544 del codice penale, che sanciva il matrimonio riparatore, fu del tutto abrogato, seppur dopo un lungo iter nel 1981.

Il caso Viola infatti, mise in luce il cambiamento profondo della società e la necessità di riformare una legislazione obsoleta e discriminatoria.

Franca Viola resta tutt’ora un esempio di come il coraggio, anche solo di una singola persona, possa far cambiare il mondo.

La sua determinazione ha contribuito a cambiare il concetto alla base della legge sulla violenza sessuale, e cioè che si tratta di un reato contro la persona e non di un’offesa alla morale, e per questo oggi Franca Viola è ricordata come una vera icona femminista.

L’8 marzo 2014 è stata insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana dal presidente Giorgio Napolitano.

Il coraggio di questa donna è stato confermato ancora una volta, anche dalla sua scelta di vita, restare in Sicilia ad Alcamo, dove nel 1968 si è sposata con Giuseppe Ruisi, e dove insieme sono diventati genitori e vivono tutt’ora.