Frode sulle assicurazioni: avvocati e professionisti della Costiera Amalfitana nei guai

Un’inchiesta su una vasta truffa assicurativa ha portato alla luce un’incredibile rete di professionisti della Costiera Amalfitana coinvolti in incidenti falsi e risarcimenti illeciti.
Un’indagine che ha fatto luce su una vasta rete di frode assicurativa, partendo da Bologna, sede della compagnia Unipolsai, ha messo in evidenza un sistema ben collaudato di risarcimenti illeciti per incidenti che, in realtà, non si sono mai verificati. A finire sotto la lente della Procura bolognese sono 30 indagati, tra cui 25 residenti in provincia di Salerno, che avrebbero sfruttato il sistema assicurativo per ottenere indebiti risarcimenti, alimentando un giro di circa 200mila euro.
La scoperta di questo scandalo risale ad alcuni mesi fa e le indagini, condotte dal pm Tommaso Pierini, si sono concentrate su documentazione manipolata: dai referti ospedalieri falsificati, fino ai centri di fisioterapia che avrebbero emesso certificati non autorizzati. I dettagli delle pratiche erano talmente ben orchestrati che perfino i nomi sui documenti ufficiali erano errati, con un caso eclatante di confusione nei dati di uno dei medici coinvolti.
I professionisti coinvolti nel caso
Secondo quanto riportato da La Città di Salerno, quello che rende ancora più eclatante questa vicenda è la partecipazione di professionisti insospettabili: avvocati e altri esperti del settore legale, attivi nelle città di Angri, Salerno, Pagani e Maiori. Questi individui, secondo l’accusa, sarebbero stati parte di una trama che ha permesso a più di venti persone di presentare sinistri falsi, creando danni economici alle compagnie assicurative, e in particolare a Unipolsai, che si è vista costretta a far fronte a una serie di richieste di risarcimento infondate.
A tutti gli indagati, la Procura di Bologna ha contestato i reati di frode assicurativa, falsità ideologica e materiale, e abuso di atti pubblici. L’inchiesta ha anche messo in luce la complessità del sistema illecito, che sarebbe stato alimentato da un’efficace rete di collaborazioni tra i diversi attori coinvolti, tra cui anche falsificatori di documenti medici e altri operatori del settore sanitario.
La città di Angri, sotto il Castello Doria, si conferma come un punto nevralgico di questo scandalo, dato che quasi la metà degli indagati risiede nella zona. È proprio in questo contesto che gli investigatori hanno svolto un ruolo cruciale nel seguire il filo degli atti illeciti. La polizia municipale, guidata dalla comandante Anna Galasso, ha collaborato con la Procura bolognese, dando un contributo determinante alla conclusione delle indagini.
La vicenda mette in luce, ancora una volta, le vulnerabilità del sistema assicurativo e l’ingegnosità con cui è possibile manipolare documenti e procedure per ottenere risarcimenti ingiustificati. Si tratta di un colpo durissimo per la fiducia dei consumatori nei confronti delle compagnie assicurative, che ora dovranno fare i conti con una frode di notevoli proporzioni.
Mentre l’inchiesta prosegue, il caso diventa un monito sul rischio che pratiche fraudolente possano danneggiare sia il settore assicurativo che i cittadini onesti. Le accuse contro i 30 indagati sono gravi, e il caso potrebbe avere ripercussioni su molte altre realtà professionali. Non resta che attendere l’evolversi della situazione legale, con il rischio che il sistema delle assicurazioni venga messo sotto una nuova e dura prova.