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L’antica arte della calce: la Carcara al Presepe Vivente di Fornacelle a Vico Equense

26 dicembre 2024 | 23:43
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L’antica arte della calce: la Carcara al Presepe Vivente di Fornacelle a Vico Equense

Il Presepe Vivente di Fornacelle a Vico Equense è un evento che ha superato ogni aspettativa, attirando una folla così numerosa da rendere difficoltoso il deflusso rapido con le navette. Eppure, l’esperienza ne è valsa ogni momento. Un plauso va agli organizzatori per la loro straordinaria dedizione e impegno, capaci di portare in vita non solo le atmosfere natalizie, ma anche tradizioni antiche e radicate nel nostro territorio, con due simboli della nostra antica e nobile cultura contadina, la “cravunera”, con la quale iniziamo il video, e la “carcara”, dove si manifestava l’arte della produzione della calce.

La calce: un legante che ha fatto storia

La calce, utilizzata per secoli come principale legante nella costruzione di case e mura, è oggi riscoperta per il restauro di antichi edifici, specialmente per intonaci e malte miste. Una risorsa scoperta casualmente dai Fenici, probabilmente in seguito a incendi di strutture in pietra calcarea, la calce è stata prodotta per millenni mediante la cottura della pietra viva. Questa tradizione, portata avanti con fatica e dedizione fino a pochi decenni fa, è stata il cuore pulsante di intere comunità.

La “carcara”: una finestra sul passato

La produzione di calce avveniva nella “carcara”, antiche fornaci costruite vicino alle cave di calcare. Le carcare, costruite a torre cilindrica, alte circa 6 metri con un diametro interno di 2 metri, erano vere e proprie opere di ingegneria popolare. La loro struttura doveva sopportare temperature altissime, superiori agli 800-900 gradi necessari per cuocere la pietra calcarea.

Il “carcarotu”, il maestro della fornace, dirigeva tutte le fasi di lavorazione: dall’estrazione della pietra alla preparazione del carico, fino alla cottura e al raffreddamento. Ogni passo era eseguito con precisione millimetrica, una testimonianza di saperi tramandati di generazione in generazione.

Un lavoro di comunità

Attorno alla carcara si sviluppava un vero e proprio microcosmo di attività. Gli operai nelle cave frantumavano la pietra, mentre altri tagliavano legna e raccoglievano “fascine”, i rami secchi necessari per alimentare le fornaci. Queste venivano trasportate a spalla lungo i sentieri di montagna, in un corteo di uomini e donne che lavoravano instancabilmente per mantenere viva la fiamma della fornace per giorni.

La cottura della pietra era un processo affascinante e complesso: le fiamme divoravano le fascine, trasformando la pietra calcarea in calce viva. Una volta terminata la cottura, la pietra cotta veniva spenta con acqua, un’operazione pericolosa che sprigionava calore e vapori bollenti. La calce spenta, ormai pronta, veniva poi utilizzata per costruire case e altre strutture, simbolo del legame profondo tra l’uomo e la sua terra.

Un omaggio alla memoria collettiva

Nel Presepe Vivente di Fornacelle, questa antica arte è stata rappresentata in una scena unica nel suo genere, rara anche in rappresentazioni simili a Sorrento, Napoli o in altre località della Campania. Un omaggio a una tradizione che ha segnato la storia dei monti Lattari, della Costiera Amalfitana e della penisola Sorrentina.

Il ringraziamento più sentito va a chi ha reso possibile questa rievocazione, spiegando con passione ogni fase della produzione della calce. È un esempio straordinario di come la cultura del territorio, le sue tradizioni e i suoi usi non debbano mai essere dimenticati. La “carcara” non è solo un frammento di archeologia industriale, ma un simbolo della laboriosità e dell’ingegno dei nostri avi.

Questa rappresentazione non è solo un omaggio al passato, ma un invito a riscoprire e preservare il patrimonio culturale che ci appartiene, perché è solo conoscendo le nostre radici che possiamo costruire il nostro futuro.