Oggi la Chiesa festeggia Santa Vittoria

23 dicembre 2024 | 07:30
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Oggi la Chiesa festeggia Santa Vittoria

Oggi la Chiesa festeggia Santa Vittoria
La storia di Santa Vittoria, giovane romana divenuta simbolo di fede e resistenza, affonda le sue radici nel III secolo d.C. Le prime testimonianze della sua esistenza risalgono al VI secolo, con una menzione nel Martirologio Geronimiano che la ricorda insieme a Santa Anatolia il 10 luglio. Entrambe le sante sono raffigurate nei mosaici della basilica di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna, testimonianza della loro venerazione già in epoca antica.

Fu Beda il Venerabile a fissare la commemorazione di Santa Vittoria al 23 dicembre, data poi confermata dal Martirologio Romano, che raccolse le diverse tradizioni nella “Passio di santa Vittoria”, un racconto agiografico che ne narra la vita e il martirio.

Nata intorno al 230 d.C. da una nobile famiglia romana, Vittoria ricevette il battesimo in tenera età. Giunta all’età di vent’anni, fu promessa in sposa al patrizio Eugenio. Tuttavia, l’influenza della cugina Anatolia, anch’essa promessa sposa, la spinse a consacrarsi a Dio come “Vergine di Cristo”. Vittoria rinunciò così al matrimonio e distribuì i suoi beni ai poveri, suscitando l’ira di Eugenio, più interessato al suo patrimonio che alla sua persona.

Insieme ad Anatolia, Vittoria fu segregata per volere dei loro pretendenti nelle rispettive tenute in Sabina: Vittoria presso Trebula Mutuesca (l’odierna Monteleone Sabino) e Anatolia vicino a Thora. La “Passio” narra un episodio miracoloso avvenuto a Trebula: un terribile drago terrorizzava la popolazione, uccidendo uomini e animali con il suo alito pestilenziale. Vittoria, esiliata in quel luogo, fu chiamata a risolvere la situazione. Con la sua fede, la santa sconfisse il drago e, entrando nella sua tana, esortò la popolazione a costruire un oratorio e a dedicarsi alla vita religiosa. In breve tempo, oltre sessanta giovani donne divennero sue discepole, ricevendo insegnamenti di inni, salmi e cantici.

L’esilio di Vittoria durò tre anni, fino al 253 d.C., quando Eugenio, ancora determinato a impossessarsi delle sue ricchezze, la denunciò al pontefice del Campidoglio, Giuliano. Questi inviò a Trebula un commissario di nome Taliarco, il quale cercò di convincere Vittoria ad adorare la dea Diana. Di fronte al suo fermo rifiuto, Taliarco la uccise con la spada, decretandone il martirio.

La popolazione di Trebula pianse la sua morte per sette giorni. I cristiani, insieme al popolo, la seppellirono con onore in un sarcofago nella grotta dove aveva sconfitto il drago. Secondo la tradizione, il martirio di Santa Vittoria avvenne il 18 dicembre 253 d.C., mentre la sua sepoltura ebbe luogo il 23 dello stesso mese, data in cui ancora oggi viene celebrata la sua memoria.