Castellammare, la prof non si tira indietro “Ho la coscienza pulita”
Castellammare di Stabia ( Napoli ) . “Ho la coscienza pulita”, la professoressa si difende e, ricordiamolo, se non c’è una condanna in Italia vige la presunzione di innocenza, siamo ancora increduli. La città è ancora sotto choc per la vicenda che ha visto coinvolto una professoressa orginaria della Penisola sorrentina, di Meta sulla costa di Sorrento. Questa mattina l’interrogatorio di garanzia a Torre Annunziata con la professoressa che si difende, ricordiamo e sottolineiamolo che fino a condanna definitiva vi è sempre la presunzione di innocenza .
Ha negato le contestazioni. Ha risposto per tre ore e ha ribadito di avere la coscienza pulita in merito alle accuse di violenza sessuale che la tengono in cella. Carcere di Benevento, è finito l’interrogatorio della docente di sostegno finita in cella nell’ambito della inchiesta sui presunti abusi nella scuola di Castellammare di Stabia.
In sintesi, la donna dice di non aver abusato di nessuno dei suoi alunni e quelle accuse mossele da sette studenti della Salvati – una scuola media di Castellammare di Stabia – sono frutto o conseguenza della segnalazione a carico di due alunni che aveva visto maneggiare una sigaretta elettronica nel bagno della scuola.
Eccola la prof di sostegno. Nel corso dell’interrogatorio dinanzi al gip Crasta ricorda di aver subito un trauma dall’aggressione dello scorso 14 novembre da parte di un gruppo di genitori, al punto tale da essere costretta a uscire di casa accompagnata dai propri parenti.
Le domande hanno fatto riferimento anche agli audio trascritti e presenti agli atti, da cui emerge un continuo riferimento all’argomento sessuale.
Si tratta di conversazioni – ha spiegato – che dovrebbero riguardare uno solo dei sette ragazzi e che non possono essere estrapolati da un contesto più ampio. La prof ritiene pertanto che quei colloqui siano stati interpretati in modo non aderente a un dialogo più ampio con un solo alunno.
Non si è entrato nel merito specifico dei singoli riscontri esterni, a proposito delle fotografie trovate nel corso del lavoro dei carabinieri. Infine, la donna ha negato di aver abusato sessualmente dell’alunno di 12 anni, respingendo l’accusa di aver costretto il ragazzino a subire un rapporto orale. Ha spiegato la natura didattica del rapporti e ha ribadito un concetto: “Ho la coscienza pulita”.
. L’arresto di Veronica Sposito, avvenuto a seguito di un’indagine coordinata dalla Procura di Torre Annunziata e condotta dai Carabinieri, getta sicuramente delle ombre su un caso già segnato da episodi di violenza, ma siamo sempre sul piano delle ipotesi che possono essere confermate solo dopo una sentenza .
L’inchiesta, guidata dal procuratore capo Nunzio Fragliasso e dal PM Bianca Maria Colangelo, ha subito una svolta dopo l’aggressione subita dall’insegnante lo scorso novembre da parte di genitori di alunni. Proprio da quell’episodio, gli inquirenti hanno ricostruito una serie di presunti abusi che si sarebbero consumati all’interno di una “stanza riservata” della scuola.
Secondo le indagini, la Sposito avrebbe adescato e abusato di almeno sette minori, di età compresa tra gli 11 e i 12 anni all’epoca dei fatti, alcuni dei quali non affidati formalmente alle sue cure di insegnante di sostegno. Un particolare che solleva interrogativi sulle dinamiche interne all’istituto e sulle responsabilità di chi avrebbe dovuto vigilare.
Il procuratore Fragliasso ha sottolineato la complessità e la delicatezza dell’indagine, condotta con celerità per proteggere le giovani vittime. Ha inoltre evidenziato come, anche dopo la chiusura della “saletta“, i contatti tra l’insegnante e i minori sarebbero proseguiti attraverso chat con contenuti a sfondo sessuale, dove la donna si sarebbe relazionata con i ragazzi come una coetanea.
L’arresto della Sposito, ora detenuta nel carcere di Benevento, non sembra essere il punto di arrivo dell’inchiesta. Gli inquirenti intendono fare piena luce su eventuali altre responsabilità e accertare come sia stato possibile che per un anno alcuni minori siano stati affidati a un’insegnante di sostegno senza una reale necessità.
Oltre alle testimonianze dei minori e dei loro familiari, sono stati ascoltati anche la preside e altri colleghi dell’insegnante. Dalle indagini emerge che la Sposito avrebbe agito in modo informale, prelevando i minori all’insaputa della dirigente scolastica.
“Dobbiamo fare un’indagine interna: perché tutto questo non è venuto fuori?”, riflette Lina Cataldo, vicepreside della scuola Panzini di Castellammare. E’ lei che davanti alle telecamere ieri ha spiegato la posizione della scuola travolta dall’inchiesta che ha portato all’arresto di una insegnante di sostegno nella succursale dell’istituto enl quartiere di Scanzano per abusi sessuali su un gruppo di alunni. “Noi siamo serene e dobbiamo trasmetterlo anche agli alunni – dice – I genitori sanno quanto lavoriamo e quanto ci teniamo ai loro figli”. Però aggiunge che la dirigenza della scuola sta approfondendo come sia stato possibile che gli alunni uscissero dalla classe per vedersi con la prof di sostegno nella “saletta”, così lei aveva ribattezzato la stanza dove faceva vedere a ragazzini tra gli undici e i tredici anni video porno. E su uno di loro è arrivata a praticare sesso orale, mentre spingeva altri ad avere esperienze sessuali anche tra cugini. “Dobbiamo verificare come sia stato possibile che un gruppo di studenti uscisse dalla classe durante l’orario di lezione senza che fosse previsto da un progetto o una programmazione”, conclude la vicepreside.
Ma, ripetiamo, fino a condanna definitiva vi è la presunzione di innocenza.