Gragnano, traffico di droga dalla Penisola Sorrentina: il figlio del boss Di Martino a processo
Gragnano, traffico di droga dalla Penisola Sorrentina: il figlio del boss Di Martino a processo
Nuovo capitolo nell’inchiesta sul traffico di stupefacenti che ha visto la Penisola Sorrentina invasa dalla droga. Vincenzo Di Martino, figlio del noto boss Leonardo ‘o Lione, è ora sotto processo, con l’udienza preliminare fissata per febbraio. La vicenda riemerge a circa un anno e mezzo dalle condanne in primo grado inflitte ai membri del gruppo criminale che gestiva lo spaccio.
Di Martino, sfuggito alla cattura nel maggio 2023 e resosi latitante, si era poi consegnato spontaneamente nel giugno successivo al carcere di Bellizzi, per poi uscirne grazie a un’istanza di scarcerazione che ha ottenuto per lui gli arresti domiciliari fuori regione.
L’indagine, coordinata dalla Dda e condotta dalla guardia di finanza di Massa Lubrense, ha svelato un’organizzazione ben strutturata, attiva soprattutto durante il periodo pandemico tra il 2020 e il 2021. Al centro del sistema, Massimo Terminiello, pregiudicato ritenuto legato al clan D’Alessandro, che dal carcere impartiva ordini alla compagna Colomba Breglia e al cugino Luigi Gargiulo su acquisto e distribuzione della droga e dei relativi proventi. Coinvolta anche Valeria Carsana, moglie di Antonio Carfora, quest’ultimo figlio del boss ergastolano Nicola ‘0 fuoco.
Il gruppo criminale, secondo l’accusa, si occupava di rifornire di droga i giovani della Penisola Sorrentina, con la sostanza illecita proveniente dal clan Di Martino di Gragnano, di cui Vincenzo è ritenuto uno dei fornitori chiave. Terminiello viene invece identificato come promotore, dirigente e organizzatore dell’associazione, nonché ideatore delle strategie operative.
Il processo in appello per i sette imputati condannati in primo grado (Massimo Terminiello, Colomba Breglia, Antonio Carfora, Valeria Carsana, Gabriela Ortu, Enza Breglia e Luigi Gargiulo), accusati a vario titolo di traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso, è previsto nei prossimi giorni. Le pene inflitte in primo grado, pur essendo state inferiori alle richieste del pm Giuseppe Cimmarotta, testimoniano la gravità delle accuse.