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Ischia e Campi Flegrei: studio geologico sottomarino svela una caldera sconosciuta ed una vasta frana sottomarina.

8 gennaio 2025 | 17:54
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Ischia e Campi Flegrei: studio geologico sottomarino svela una caldera sconosciuta ed una vasta frana sottomarina.

Sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), un articolo pubblicato oggi 08/01/2025, illustra un’inedito studio geologico sottomarino che svela una storia sconosciuta ed affascinante:

MAR TIRRENO Un nuovo studio rivela le strutture geologiche sottomarine al largo dei Campi Flegrei

Nuove indagini magnetiche su un sistema vulcanico sottomarino attivo situato al largo della costa occidentale dell’Italia, in corrispondenza dei Campi Flegrei e dell’Isola di Ischia, hanno identificato sul fondale marino una serie di strutture geologiche finora sconosciute, tra cui i residui di un’antica caldera e una vasta frana.

È quanto emerge da uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ismar), recentemente pubblicato sulla rivista scientifica ‘Geomorphology’.

I Campi Flegrei, ben noti per la loro attività vulcanica storica e per i più recenti fenomeni bradisismici, sono stati oggetto di numerosi studi, ma finora la loro porzione sottomarina non era stata analizzata e rappresentata in maniera integrata con i settori marini antistanti.

I nuovi rilevamenti magnetici, condotti nel 2022 mediante sondaggi aerei e navali, hanno rilevato anomalie magnetiche significative che indicano la presenza di un antico vulcano sommerso, poco a ovest di Ischia.

Uno dei risultati principali del nostro studio è senza dubbio l’identificazione, sulla base dell’analisi morfologica del fondale e delle anomalie magnetiche, di una caldera di grandi dimensioni mai descritta prima. Questa scoperta potrebbe rivelarsi importante per la comprensione della storia evolutiva e dell’attività vulcanica dei Campi Flegrei e dell’Isola di Ischia”, spiega Riccardo De Ritis, ricercatore dell’INGV e primo autore dell’articolo.

Altro risultato importante della ricerca è stata la mappatura di una vasta frana sottomarina che si estende per decine di chilometri e che potrebbe essere il risultato di eventi legati all’instabilità dei versanti vulcanici”, prosegue De Ritis.

Lo studio ha evidenziato lineamenti magnetici che corrispondono sia a faglie regionali già note sia a nuove strutture che potrebbero riflettere i processi tettonici e vulcanici ancora attivi nell’area.

Per la nostra ricerca ci siamo avvalsi di rilevamenti magnetici ad alta risoluzione tramite sondaggi aerei e navali, e abbiamo poi incrociato i dati delle anomalie magnetiche con quelli batimetrici e sismici”, precisa Massimo Chiappini, Direttore del Dipartimento Ambiente dell’INGV e co-autore dello studio. “Questo studio è frutto di un’importante collaborazione tra INGV, Cnr e altre istituzioni accademiche, a sottolineare il valore di un approccio multidisciplinare per la comprensione dei sistemi vulcanici complessi”.

Il nostro studio offre una visione più chiara della geologia sottomarina dei Campi Flegrei, aprendo a importanti potenziali riflessioni per la mitigazione del rischio vulcanico in una delle aree più densamente popolate d’Italia e rivelando l’importanza della geofisica marina nel monitoraggio e nello studio delle zone a rischio vulcanico”, aggiunge Salvatore Passaro, ricercatore del Cnr-Ismar e co-autore dell’articolo.

La scoperta di una frana di grandi dimensioni, che potrebbe anche aver generato un imponente tsunami, e l’identificazione di anomalie magnetiche legate a possibili attività vulcaniche forniscono nuovi spunti per ulteriori ricerche e monitoraggi”, conclude Passaro.

Generico gennaio 2025

Figura 1: Mappa delle anomalie magnetiche delle strutture geologiche identificate

Generico gennaio 2025

Figura 2: Immagine tridimensionale del fondale marino investicato con le principali scoperte morfologiche

Generico gennaio 2025

Figura 3: Grafico spaziale dell’analisi spaziale delle anomalie magnetiche

Le immagini sono riportate nell’articolo pubblicato sul sito (INGV)