L’arte dell’intreccio: la tradizione dei cestini artigianali in castagno e ulivo all’UNITRE di Piano

22 gennaio 2025 | 11:31
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L’arte dell’intreccio: la tradizione dei cestini artigianali in castagno e ulivo all’UNITRE di Piano

Piano di Sorrento – Tra le bellezze artigianali italiane, spicca la produzione di cestini realizzati con tecniche antiche, tramandate di generazione in generazione. A Sorrento, l’arte di intrecciare il castagno e l’ulivo ha radici profonde e racconta storie di maestria manuale, materiali naturali e legami con la terra. Il maestro Giardiniere Nello Trapani, insieme a Nello Cinque, positanese che continua una tradizione di famiglia di Montepertuso e Luigi Savarese, nell’ambito delle lezioni all’UNITRE di Piano ha dedicato ampio spazio all’arte di produrre cesti con la presenza dei protagonisti che realizzano e spiegano in presa diretta davanti ad un folto pubblico di soci e simpatizzanti, una serie di cesti.

Il processo di lavorazione del castagno

La costruzione dei cestini inizia con la scelta dei materiali: il legno di castagno, ottenuto da polloni diritti, è preferito per la sua elasticità e resistenza. Questi tronchi vengono tagliati e immersi in acqua per aumentarne la flessibilità, poi trattati con il calore per eliminare l’umidità in eccesso e preparati per la lavorazione.

Il cuore del processo è la “schiappatura”, la suddivisione del legno in sottili lamine chiamate “vinchi”, “stecche” o “lungagne”, a seconda delle dimensioni. Un tempo questa fase veniva svolta manualmente con asce e forbici, ma oggi si utilizzano macchine a rulli, che velocizzano il lavoro senza perdere l’autenticità del prodotto.

Il cestino si costruisce dal fondo, che può essere rotondo o quadrato, per poi procedere con l’intreccio verticale e orizzontale. Le tecniche includono intrecci “incrociati”, “binarie” e “a graticcio”, ognuna delle quali richiede precisione e abilità per garantire la robustezza e l’estetica del prodotto.

L’eleganza dei cestini in ulivo

I rami d’ulivo, levigati e ammorbiditi con bagni d’acqua prolungati, offrono un’alternativa altrettanto affascinante. La lavorazione, simile a un ricamo, utilizza punti decorativi come il “punto a croce” e il “punto a rete”. La struttura richiama l’armonia e la bellezza naturale, rendendo ogni pezzo unico.

Un’arte funzionale e sostenibile

I cestini non sono solo opere d’arte, ma oggetti pratici e duraturi. Dalla raccolta delle olive ai trasporti agricoli, passando per l’uso domestico, questi manufatti hanno accompagnato la vita quotidiana delle comunità rurali. La loro resistenza è leggendaria: un cestino può contenere fino a 50 kg senza perdere la forma, grazie all’incastro perfetto degli elementi intrecciati.

Il ritorno della tradizione

Oggi, l’intreccio dei cestini sta vivendo una rinascita. Sempre più ristoranti scelgono queste opere artigianali per servire pane e prodotti locali, valorizzandone l’origine naturale. L’uso del castagno o dell’ulivo dona un tocco rustico ed elegante, celebrando l’equilibrio tra tradizione e modernità.

Un patrimonio da preservare

La lavorazione del castagno e dell’ulivo è un tesoro culturale che unisce manualità, conoscenza della materia e rispetto per l’ambiente. Ogni cesta racconta una storia, quella di mani esperte e di un legame indissolubile con la natura. Salvaguardare questa tradizione significa proteggere una parte importante del nostro passato e tramandarla alle generazioni future.

L’arte dimenticata degli artigiani dei panieri: un patrimonio da riscoprire

Un tempo, l’anima dei villaggi era custodita nelle mani sapienti degli artigiani, ma oggi, quest’arte antica rischia di scomparire, soffocata dalla plastica e dalla modernità.

C’era una volta un mondo dove i panieri intrecciati a mano non erano semplici oggetti, ma opere d’arte. Si usavano per trasportare limoni, arance e altri frutti della terra, per raccogliere legna e addirittura per ornare le case. I maestri artigiani creavano vere e proprie opere uniche, intrecciando lamelle di castagno o canna, materiali trattati con cura per garantirne la resistenza e la bellezza.

L’arte del paniere: tradizione e abilità

La lavorazione cominciava con la selezione dei materiali: giovani rami di castagno o canne venivano prima “cotti” per ammorbidirli, poi lavorati con coltelli affilati per ottenere lamelle sottili e uniformi. Il processo richiedeva pazienza, manualità ed esperienza: ogni pezzo intrecciato era unico, ogni nodo una sfida vinta.

Il risultato? Panieri robusti e belli, capaci di contenere fino a 50 chili di frutta o legna. Ogni artigiano aveva il suo stile, e i dettagli imperfetti rendevano ogni oggetto irripetibile. Oggi, però, solo pochi custodi di questa tradizione resistono, lavorando più per passione che per guadagno.

Perché sostenere questi artigiani?

Nonostante il loro valore culturale e artistico, i panieri intrecciati a mano vengono spesso sottovalutati. I clienti tendono a confrontarli con i prodotti industriali, ignorando che il lavoro artigianale richiede ore di impegno e una maestria che non si improvvisa. A conti fatti, il guadagno per questi maestri è irrisorio rispetto al tempo investito.

Eppure, un paniere intrecciato a mano racconta una storia. È fatto con materiali naturali, rispettando l’ambiente. Non è un oggetto “perfetto” come quelli in plastica, ma proprio nella sua unicità sta la sua bellezza: un pezzo autentico, che porta con sé il calore di mani che l’hanno creato.

Riscoprire l’artigianato

In un mondo dominato dal consumo veloce e dall’omologazione, scegliere un paniere intrecciato a mano è un atto di resistenza culturale. Non è solo un oggetto: è un pezzo di storia, una testimonianza della vita e del lavoro dei nostri avi.

Acquistare questi prodotti significa dare un futuro agli artigiani che, con passione, continuano a tramandare quest’arte. E forse, un giorno, potremo ancora vedere le giovani generazioni chinarsi con orgoglio a intrecciare quei rami che raccontano la nostra tradizione.

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