Passi nell’invisibile: il linguaggio universale della danza
Ogni anno, tra Natale e Capodanno, il Teatro San Carlo di Napoli diventa per me e la mia famiglia un luogo speciale, dove la magia del balletto classico si mescola all’incanto delle festività. Questo appuntamento, ormai una tradizione consolidata, è un momento in cui la musica e la danza prendono il posto delle parole, creando una narrazione unica fatta di suoni, gesti e movimento. Per un’ora, le mie figlie si perdono in storie che superano i confini della parola, mentre io stesso mi lascio coinvolgere da un linguaggio che parla direttamente ai sensi e alle emozioni. Quest’anno, abbiamo viaggiato con “Lo Schiaccianoci” di Čajkovskij, un mondo incantato in cui le bambole prendono vita e i sogni si avverano, trasformando la danza in un linguaggio universale capace di comunicare sentimenti e desideri.
Ogni volta che ci immergiamo in questa esperienza, mi sorprendo a riflettere sul potere straordinario della danza, e in particolare del balletto: un’arte che, pur sembrando a prima vista non necessaria, cattura profondamente chiunque vi si avvicini, trascinandolo in un mondo di armonia e bellezza. Allora mi domando come mai la nostra specie abbia inventato una forma di espressione così elaborata. E perché, una volta conosciuta, la danza ci coinvolga così intensamente… Mi è venuta in mente “Alors on danse” di Stromae, in cui il cantante belga, elencando vari motivi per sentirsi stanchi e sopraffatti, dalla crisi economica alla crisi esistenziale (“…Qui dit fatigue dit réveil…”), aggiunge che la danza può essere quel risveglio, quella scintilla che riaccende la nostra energia vitale. Quest’anno, dunque, ho cercato di trovare risposte, raccogliendo alcune riflessioni su un’arte antica e universale che, pur non rispondendo a bisogni primari, sembra nutrire qualcosa di essenziale nell’essere umano.
“La danza come trasformazione e guarigione”
“Lo Schiaccianoci” racconta una storia di crescita e scoperta di sé. Clara, una bambina sognatrice, attraverso la musica e la danza intraprende un viaggio simbolico che la trasforma in una giovane donna capace di affrontare le sfide della vita. Nello spettacolo, la danza agisce come una forma di magia, trasformando il mondo e chi vi partecipa. Attraverso i movimenti, i ballerini comunicano emozioni che superano le parole: gioia, paura, amore. Questa capacità di esprimere l’inesprimibile rende la danza uno strumento potente per esplorare e condividere il nostro mondo interiore.
La danza, una delle forme di espressione più antiche, accompagna l’umanità da millenni. Dai rituali tribali alle danze di corte, è stata un mezzo per raccontare storie, celebrare eventi e connettersi con il divino. Ogni movimento, postura o gesto veicola simboli universali o specifici di una cultura. Per esempio, le mani delicate del Bharatanatyam indiano narrano storie complesse, mentre le danze africane esprimono forza e ritmo. Inoltre, danzare insieme crea un senso di comunità, rafforzando i legami tra le persone. Da sempre, infatti, la danza è parte integrante dei rituali e delle celebrazioni nei momenti significativi: nascite, matrimoni, morti o passaggi di stagione. Spesso, questi movimenti rituali servono a connettere l’umano con il divino, a chiedere protezione, fortuna o benedizioni. La danza rituale è un atto di devozione, una preghiera fisica che coinvolge il corpo intero. Per certi versi, come cantava David Bowie in “Let’s dance”, il ballo è un invito a celebrare la vita, a lasciarsi andare e a divertirsi, perché permette di connettersi con se stessi e con gli altri, così da esprimere la propria gioia e la propria energia.
Oltre al suo valore artistico e sociale, la danza ha anche un potere terapeutico. Studi scientifici dimostrano che ballare migliora l’umore, riduce lo stress e favorisce la consapevolezza corporea. In alcune culture tradizionali, la danza è stata utilizzata come strumento di guarigione: la pizzica salentina serviva a liberare dal “morso della tarantola”, mentre i dervisci rotanti della Turchia utilizzano la danza per entrare in uno stato meditativo. Nel Nord America, molte tribù native usano ancora la danza in cerimonie che, da un lato, onorano gli spiriti e, dall’altro, chiedono pioggia. Ancora, in Brasile, il candomblé è una religione con radici africane che utilizza la danza come forma di comunicazione con gli orixás, divinità a cui si chiede protezione e guarigione. Ma la danza è fondamentale anche in molte culture sciamaniche, dove viene utilizzata per entrare in trance e comunicare con il mondo spirituale, senza dimenticare la nostra parte di mondo, dove la danza-terapia aiuta a trattare disturbi emotivi e psicologici, offrendo un canale sicuro per esplorare e rilasciare emozioni bloccate.
“Il balletto: tra arte e disciplina”
Il balletto classico è una forma d’arte complessa e raffinata, nata in Europa durante il Rinascimento. I suoi movimenti, studiati per essere fluidi e armoniosi, richiedono anni di allenamento e una dedizione assoluta. Questa disciplina sviluppa non solo forza e flessibilità, ma anche concentrazione e memoria. Nonostante la rigidità apparente, il balletto è un veicolo potente per esprimere emozioni profonde e raccontare storie senza tempo.
I motivi per cui il balletto classico continua ad affascinare tante persone sono vari e, a mio parere, riguardano almeno la bellezza e la grazia che esprime, la tecnica di esecuzione e l’espressione, la sua storia e tradizione, la sua disciplina e dedizione. I movimenti del balletto sono studiati per essere fluidi, precisi e armoniosi, creando un’esperienza visiva di grande bellezza. La postura, l’energia muscolare e l’elasticità sono aspetti fisici a cui il balletto apporta dei benefici, ma non vanno dimenticati quelli mentali, perché questa pratica aiuta a sviluppare la concentrazione, la memoria e il rigore. In questo modo, tale disciplina permette di esprimere la propria creatività e di scoprire nuove possibilità di movimento, continuando a innovarsi e a esplorare ulteriori forme espressive.
Gli studi sulla danza, nella tradizione intellettuale occidentale, si sono sviluppati tardi, specialmente quelli con un approccio sociale e culturale. Ciò è dovuto a pregiudizi che relegavano la danza a intrattenimento o tecnica, rispetto ad altre arti considerate più “serie”. La danza, essendo effimera e legata al corpo, è stata trascurata anche per difficoltà di documentazione e per il legame con stereotipi di genere e con visioni religiose che vedevano il corpo come strumento di peccato. Anche nel cristianesimo, per secoli il corpo è stato visto principalmente come strumento del peccato e destinato alla redenzione, piuttosto che come veicolo di espressione artistica. E la danza, essendo un’espressione molto fisica e sensuale, è stata spesso considerata immorale e pagana.
Negli ultimi decenni, tuttavia, l’interdisciplinarità ha valorizzato la danza, considerandola una forma d’arte universale e uno strumento per comprendere culture e interconnessioni globali. Studi sulla prossemica e sulla coreutica hanno permesso di analizzare la danza come linguaggio culturale, apprezzando l’unicità e la relazione tra artista e pubblico. Inoltre, la danza è stata rivalutata come espressione di libertà, protesta e identità, infatti ancora oggi, in determinate realtà, è una pratica che sfida le norme sociali e culturali.
Il balletto, esempio di grazia e perfezione tecnica, rappresenta una delle più alte forme di libertà e bellezza del corpo umano in movimento, offrendo un’esperienza multisensoriale che stimola emozioni, riflessioni e immaginazione.
“Una celebrazione universale”
Che si tratti di un balletto classico o di una danza spontanea, l’atto di danzare ci invita a celebrare la vita, a connetterci con gli altri e a esprimere la nostra autenticità. Nella mia mente risuona in mente “Fuochi nella notte” dei CSI, in cui la danza, come un fuoco che arde nel buio, ci unisce e ci riscalda: è un linguaggio universale che supera le barriere e le differenze; in essa troviamo un luogo dove possiamo essere noi stessi senza giudizio: “Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è”. In altre parole, la danza, con il suo linguaggio universale, supera le barriere e ci accoglie così come siamo, offrendo un’opportunità unica per esplorare il nostro mondo interiore e creare connessioni significative.
La danza è una sublime pratica umana che, tuttavia, non è solo umana, dal momento che anche negli altri animali esistono comportamenti che possono essere considerati forme di “danza” in senso lato, soprattutto quando riguardano movimenti ritmici o coreografici spesso associati alla comunicazione, al corteggiamento o alla socializzazione. Lo fanno molte specie di volatili, come gli uccelli del paradiso, famosi per le loro coreografie spettacolari, fatti di salti, movimenti delle ali e esposizione delle piume, o come le gru coronate, che eseguono movimenti ritmici sincronizzati, con salti e inchini. Addirittura, certe forme di danza sono frequenti tra le lucciole, che usano movimenti e luci ritmiche per sincronizzarsi durante il corteggiamento, oppure tra le api, i cui movimenti ritualizzati comunicano la posizione di fonti di cibo. E non vanno dimenticati le scimmie o i delfini, che eseguono salti sincronizzati e acrobazie che, oltre a facilitare la comunicazione, sembrano espressioni di gioco e socialità.
Tornando al Teatro San Carlo, qui il balletto rappresenta un invito a sognare, sentire e celebrare la vita: una performance che è un’esperienza unica, volta a valorizzare l’effimero (l’attimo), il corpo come strumento creativo e l’interazione tra artista e pubblico. La danza ci arricchisce, offrendo un’evasione dalla quotidianità e amplificando emozioni e sogni grazie alla musica, ai costumi e ai movimenti. Insomma, combinando grazia, eleganza e perfezione tecnica, il balletto stimola sensi, emozioni e immaginazione; si rivela, cioè, necessario, perché crea bellezza e senso nelle nostre esistenze.
In foto “Quattro ballerine” di Ernst Ludwig Kirchner