Restauro della Statua di Sant’Antonino: Un Tesoro Rinnovato per Sorrento

13 gennaio 2025 | 10:49
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Restauro della Statua di Sant’Antonino: Un Tesoro Rinnovato per Sorrento

di lucio esposito 

Sorrento – In piazza Sant’Antonino, cuore pulsante della città, fervono i lavori di restauro per riportare all’antico splendore la statua del Santo patrono. Quest’opera marmorea, tanto cara ai sorrentini, rappresenta non solo un simbolo religioso ma anche un elemento distintivo del patrimonio storico e artistico locale. La statua, originariamente inaugurata il 28 settembre 1879 con una cerimonia solenne, fu realizzata dal maestro scultore Tommaso Solari, figura di spicco della scultura napoletana dell’Ottocento.

Una Storia di Arte e Devozione

La statua di Sant’Antonino fu commissionata per omaggiare il Santo protettore di Sorrento, invocato da secoli per la protezione contro calamà e malattie. L’inaugurazione avvenne in un clima di grande partecipazione popolare, come riportato dalle fonti storiche, tra cui Manfredi Fasulo nel suo libro La penisola Sorrentina (1906) e Vincenzo De Martino in Il colera a Sorrento nell’anno 1866 (2000).

Erroneamente attribuita in alcune occasioni al pittore Achille Solari, l’opera è invece frutto del talento di Tommaso Solari (1820-1889), membro di una dinastia di scultori di grande prestigio. Tommaso, figlio di Angelo Solari e allievo di Tito Angelini, si distinse per la sua capacità di unire il rigore del classicismo con un tocco di romanticismo, come sottolineato anche dalla Treccani. Tra le sue opere più celebri si annoverano il Carlo I d’Angiò , sul fronte del palozzo reale a Napoli, il Cristo stante per la Cappella Palatina e il monumento a Garibaldi di Torre del Greco.

La statua di Sant’Antonino, realizzata in marmo di Carrara, si caratterizza per la maestosità della figura del Santo e per l’accuratezza dei dettagli, un esempio perfetto del purismo naturalistico che contraddistinse lo stile di Solari. Posta al centro della piazza, l’opera divenne un punto di riferimento per la comunità, ricordando ai fedeli il ruolo del Santo nella protezione della città.

Il Restauro: Salvaguardia del Patrimonio

Il progetto di restauro, avviato recentemente, è guidato da Andrea Porzio  esperto in conservazione dei beni culturali, e supercollaudato restauratore del patrimonio artistico sorrentino, ha l’obiettivo di rimuovere i segni del tempo e riportare alla luce i dettagli originali dell’opera. Le intemperie e l’inquinamento hanno infatti compromesso alcune parti della superficie marmorea, richiedendo interventi mirati per preservare la struttura e i particolari decorativi. Andrea Porzio ci ha già preannunciato che la statua non è firmata. Sarebbe interessante il parere della massima esperta di scultura ottocentesca, la professoressa amica Isabella Valente, ora che vi è una impalcatura, il metodo Valente, vedere in maniera ravvicinata l’opera, darebbe sicuramene indicazioni valide.

Tra le fasi principali dei lavori vi sono la pulitura delicata del marmo, la rimozione di patine biologiche e la riparazione di eventuali microfratture. Gli interventi, finanziati dalla Associazioni Albergatori Sorrentini, sono accompagnati da un monitoraggio continuo per garantire che ogni passo rispetti i criteri di conservazione storica.

Un’Eredita che Si Rinnova

Il restauro della statua di Sant’Antonino non è solo un atto di manutenzione, ma un gesto che ribadisce l’importanza della memoria storica e della valorizzazione del patrimonio culturale. “Sant’Antonino è parte della nostra identità. Restaurare questa statua significa custodire un pezzo della nostra anima”, ha dichiarato il sindaco di Sorrento durante una recente conferenza stampa.

La conclusione dei lavori è prevista per la vigilia della festa del Santo Patrono il 14 febbraio 2025, quando una nuova cerimonia solenne restituirà ai cittadini la statua rinnovata. L’occasione sarà anche un momento per ricordare l’opera di Tommaso Solari, celebrandone il contributo alla cultura artistica italiana.

Con questo restauro, Sorrento riafferma il suo impegno nella tutela delle proprie radici, rinnovando il legame tra passato e presente e garantendo alle future generazioni la possibilità di ammirare un simbolo eterno di fede e bellezza.

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tratto dal volume di Vincenzo de Martino

Quanti sorrentini nel l’accedere in piazza Sant’Antonino, ammirando la statua

marmorea del Santo Patrono, si chiedono il motivo di un’altra statua – proprio d i

fronte alla basilica a L u i dedicata – oltre quella in tufo sita all’ingresso dell’antica

città, che, oltre m i l le anni fa, era posta su l la porta della città, nella cinta muraria

verso iI Piano?

Eppure esiste un motivo particolare che spinse la fede popolare ad erigere u n

altra statua a l suo protettore.

Si era nel 1 865, nel porto di Ancona, sbarcò un battello proveniente da Alessandria

che causò un’epidemia che infestò le regioni del Nord Italia, mentre nella

Campania il morbo giunse con un brigantino proveniente da Costantinopoli.

Era colera e Sorrento non rimase indenne, restandone invaso nell’estate 1 866!

Secondo indagini svolte si individuarono le cause del morbo in uno scarso approvvigionamento di acqua potabile, scarsa igiene e mancanza di radicale disinfezione.

La zona di Sorrento più contagiata fu la Marina Grande (50 contagiati su 125),

si ritenne per la dislocazione delle abitazioni in terranei insalubri e sovraffollati,

la mancanza di idonei servizi igienici ed utilizzo di acque malsane, oltre che per

il contagio verificatosi per la reciproca assistenza della popolazione. I maggiori a

subire le conseguenze furono i giovani fino a 21 anni, dei quali ben 45 rimasero

contagiati. Le categorie economiche più toccate furono i marinai e le casalinghe.

Nel settembre 1866 si ebbe il primo decesso che costrinse il Sindaco, Tommaso

Galano, a nominare una commissione medica per registrare gli sviluppi del l ‘epidemia

e mantenere vivi i control l i . Essa fu composta dai sanitari Ferdinando Astarita,

Carlo Napoli, Luigi De Maio, Raffaele Maresca e Pasquale Netti.

I sorrentini, come sempre in questi casi di pericolo e di epidemie (come, del

resto avvenne in occasione del terremoto del novembre 1 980), si rivolsero al loro

Santo, invocandone la protezione.

I l 1 6 novembre – dopo circa due mesi di timore e di angoscia – il morbo cessò

facendo registrare, però, 125 contagiati, di cui 67 guariti e 58 deceduti.

Le notizie particolari sono ricavabili dal registro-bollettino, molto minuziosamente

e quotidianamente, redatto dalla suddetta commissione sanitaria. Nei due

mesi di epidemia furono registrati i 125 contagiati, con generalità anagrafiche ed

occupazional i .

Al verificarsi della cessazione del pericolo, dopo un mese, il 16 dicembre 1 866

fu proclamata una giornata di devozione che si concluse con una solenne processione per le strade cittadine, alla quale parteciparono, oltre all’Arcivescovo con il

Clero Metropolitano e Secolare, il Seminario e le Confraternite cittadine, i complessi

bandistici di Sorrento, Castellammare di Stabia e Massa Lubrense, con un’enorme

folla di cittadini .

Questo triste evento ebbe un epilogo che, ancora una volta, prova la fede dei

sorrentini verso Sant’ Antonino.

L’Amministrazione Comunale prese l’iniziativa di raccogliere offerte e collette,

completandone gli importi e realizzò due opere a dimostrazione della gratitudine

di Sorrento. Fu realizzato il nuovo pavimento marmoreo nella basilica del Santo

(completato nel 1874) e fu eretta, proprio di fronte alla stessa chiesa basilicale, una

statua in marmo, commissionata allo scultore Achille Solari ed inaugurata, con una

grande manifestazione, il 28 settembre 1879.

Tale spirito devozionale e di gratitudine si era verificato anche un secolo prima,

in occasione di un attacco epidemico di peste, registrato nel 1 556, che fece ri levare

nei registri parrocchiali della Penisola 192 morti in Sorrento città, dei quali molti

nel lazzaretto al borgo, comprese intere famiglie, anche nobili, come Falangola e

Marziale. Infatti nella basilica di Sant’Antonino, a fronte di un quadro di Giacomo

del Po dell’intervento del Santo a difesa della città in occasione dell’assalto delle

orme di Grillo, ve n’è un altro (dello stesso autore) per ricordare l’epidemia di peste.

Bibliografia:

MANFREDI FASU LO, La penisola Sorrentina, Istoria-Usi e Costumi – Antichità, G .

Priore, Napoli, 1 906

VINCENZO DE MARTINO, Il colera a Sorrento nell’anno 1 866, dattiloscritto, Centro

Studi Popolari ” l i cerriglio”, Sorrento, 2000