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A Montevergine la “Juta dei Femminielli”, per ricordare quando la Madonna salvò due omosessuali dalla morte

2 febbraio 2025 | 09:37
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A Montevergine la “Juta dei Femminielli”, per ricordare quando la Madonna salvò due omosessuali dalla morte

Oggi, 2 febbraio, giorno della Candelora, a Montevergine si rinnova il tradizionale pellegrinaggio, chiamato la “Juta dei Femminielli”, che ogni anno vede la partecipazione di centinaia di fedeli provenienti da tutta la Campania ed anche da altre regioni. I pellegrini salgono a piedi sul monte Partenio fino al Santuario della Madonna di Montevergine nel quale si trova, tra le tante statue e quadri, anche il ritratto della Madonna che i fedeli chiamano “Mamma Schiavona”.
Ma cosa c’è dietro questo pellegrinaggio? Secondo un’antica leggenda medioevale il 2 febbraio 1126 o 1256  due omosessuali erano stati allontanati dal paese ed imprigionati in un albero, completamente bloccati da lastre di ghiaccio, condannati a morire di freddo o sbranati dai lupi. Il loro destino era, quindi, segnato. Per loro sembrava non esserci scampo dalla morte atroce. Ma la Madonna, “Mamma Schiavona”, intenerita dal loro amore, intervenne per aiutarli aiuto squarciando il cielo coperto dalle nuvole e lasciando passare dei raggi di sole che, con il loro calore, sciolsero le lastre di ghiaccio ed i due giovani riuscirono a liberarsi mettendosi in salvo. La Madonna li salvò concedendo loro la possibilità di vivere e testimoniare la forza del bene.
E’ per questo che ogni 2 febbraio tanti omosessuali rendono omaggio alla “loro” Madonna e le rivolgono canti e preghiere. Il pellegrinaggio inizia alle prime ore del mattino ed il silenzio viene rotto nei pressi della scalinata che conduce alla porta del Santuario. I pellegrini, tenendosi a braccetto, intonano i loro canti per la Madonna. Il rito prosegue con la Candelora e l’accensione delle candele in onore della Madonna che vengono portate davanti all’altare.
Si tratta di una celebrazione molto “teatrale” con canti, balli e pianti, ma tutto si svolge nel rispetto del luogo sacro. La festa continua poi sul sagrato sempre con balli e canti ed intonando i versi «Statti bona Madonna mia, l’ann’ che vene turnamm’ a venì».
La  famosa “Juta dei femminielli” è legata al  miracolo compiuto che fu visto dunque come un segno di tolleranza soprannaturale, tanto che da quel momento in poi la comunità gay è divenuta devotissima alla Madonna di Montevergine.
Secondo però alcuni studiosi di tradizioni popolari, il rituale della Candelora, risale a molto prima del medioevo. La teoria in questione riguarda i sacerdoti della dea Cibele, i cosiddetti Coribanti, che arrivavano ai piedi del monte Virgilio, per venerare  la Madre Nera proprio in questo particolare giorno dell’anno. Questi erano sacerdoti molto particolari, essi infatti arrivavano ad evirarsi, offrendo il loro sesso in dono con lo scopo di rinascere così con una nuova identità. Essi ritornavano nella comunità, vestiti di  stoffe di seta dai colori sgargianti, truccati vistosamente e tra suoni e canti, al ritmo dei tamburi, scendevano in città, esibendo sfrontatezza e provocazioni sessuali.
Chi osserva  il rituale della candelora sa che esso comprende momenti di caos e quiete, da una parte infatti c’è  l’ingresso in chiesa dei fedeli  caratterizzato da travestimenti, canzoni, suoni, battiti di tammorre, un vero e proprio baccanale, in cui regna il caos e il divertimento, poi ad un certo punto arriva la quiete, arriva infatti il momento di silenzio in cui  si leva alta un’invocazione quasi una litania, che chiama a raccolta le figlie della Mamma Schiavona che si arrampicano fino alla sommità del Partenio per venerare la Madonnache “tutto concede e tutto perdona”.
La Candelora, rispetto a molti rituali risulta molto chiacchierato e di conseguenza porta con sé non solo consensi ma anche molti dissensi.
I primi  ovviamente riguardano soprattutto la comunità gay che ha fortemente interiorizzato questo rituale e ha trasformato questo questo particolare giorno dell’anno in una data in cui realizzare pellegrinaggi proprio per la comunità LGBT.
Dall’altro però, come dicevamo, anche i dissensi non mancano. Questi ultimi provengono per lo più dalla comunità cattolica che non sempre accetta la diversità di questi fedeli, tanto da far sorgere momenti di contrasto.
Insomma, la Candelora  racchiude dentro di sé tante sfaccettature, non una semplice credenza popolare, ma un momento in cui si incontra la diversità e  soprattutto un momento in cui la devozione diventa un qualcosa che tutti possono condividere.