Governance e chiarezza: necessaria una revisione dello statuto dell’Azienda Speciale Consortile Cava-Costa d’ Amalfi
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Un aspetto di grande rilevanza istituzionale e amministrativa sta emergendo con forza nel dibattito sulla governance dell’Azienda Speciale Consortile per i Servizi Sociali. Dall’analisi della visura camerale e dello statuto dell’ente, infatti, risulta una criticità che solleva interrogativi di natura giuridica e gestionale: la carica di Presidente dell’Assemblea è a tempo indeterminato.
Questa anomalia si discosta nettamente dalle regole generalmente applicate agli incarichi amministrativi e di controllo, che prevedono limiti temporali ben definiti. L’assenza di un termine di durata per tale carica rappresenta una potenziale distorsione dei principi di trasparenza, rotazione degli incarichi e buon andamento dell’amministrazione pubblica, ponendo la governance dell’Azienda Speciale in una posizione di criticità rispetto ai fondamentali principi democratici.
A conferma di questa situazione, anche l’articolo 16 dello statuto dell’ente non prevede alcun limite temporale per la carica di Presidente dell’Assemblea, nè per quella del Direttore Generale, sebbene quest’ultimo non sia ancora stato individuato. Tuttavia, la maggiore preoccupazione è rivolta proprio alla posizione del Presidente dell’ Assemblea, poiché la sua permanenza sine die potrebbe determinare una concentrazione di potere non in linea con i principi di imparzialità e ricambio istituzionale.
L’Azienda Speciale, pur essendo dotata di autonomia gestionale, resta un ente strumentale degli enti locali e, in quanto tale, deve adottare regole di funzionamento coerenti con i principi di efficienza e controllo pubblico. In questo contesto, l’assenza di un limite temporale per una carica di vertice rappresenta un’anomalia difficilmente giustificabile alla luce della normativa vigente sugli enti locali, che disciplina in modo chiaro la durata degli incarichi amministrativi e di controllo.
La questione è tanto più delicata se si considerano le implicazioni giuridiche connesse alla mancata previsione di un limite temporale. II diritto comune stabilisce che anche nelle società di diritto privato gli amministratori non possono restare in carica a tempo indeterminato. L’articolo 2383 del Codice Civile, ad esempio, prevede un limite massimo di tre anni per la durata dell’incarico degli amministratori nelle società, salvo diversa disposizione statutaria. Questo principio, pur non applicandosi direttamente alle Aziende Speciali, conferma la necessità di evitare concentrazioni di potere a tempo indeterminato.
Un altro aspetto meritevole di attenzione riguarda la gestione delle deleghe all’ interno dell’ Assemblea dell’ Azienda Speciale. Attualmente, lo statuto non prevede alcun limite al cumulo delle deleghe, permettendo a un singolo componente dell’ Assemblea – e persino al Presidente – di ricevere un numero illimitato di deleghe, come nella scorsa riunione dove il sindaco di Ravello, presidente dell’ Assemblea, aveva ben 6 deleghe, assumendo un potere immane e alterando cosi l’equilibrio decisionale e trasformando le riunioni in mere formalità piuttosto che in momenti di confronto costruttivo.
II rischio di una governance sbilanciata è evidente: un Presidente dell’Assemblea a tempo indeterminato, con la possibilità di cumulare deleghe illimitate, potrebbe di fatto monopolizzare le decisioni dell’ente, svuotando di significato ii principio democratico della votazione che spetta di diritto ai comuni soci. Questo meccanismo mina l’equità decisionale e riduce il ruolo dei rappresentanti degli enti locali a meri spettatori di scelte gia prese, senza un vero dibattito partecipativo.
Non è la prima volta che emergono errori nello statuto dell’ Azienda Speciale. L’unico comune che aveva firmato davanti al notaio la bozza di statuto approvata in consiglio comunale era Positano. Ora si renderà nuovamente necessario portare lo statuto in consiglio comunale per regolarizzare queste anomalie, che probabilmente sono frutto della fretta di sottoporre testi normativi all’approvazione senza una ponderazione attenta di ogni articolo. Spesso, inoltre, si opta nel non farsi affiancare da esperti esterni nel settore, determinando un’inutile perdita di tempo che finisce per penalizzare i cittadini. Meglio, dunque, fare le cose con calma e ascoltare tutti i punti di vista per garantire un risultato efficace e duraturo.
Appare evidente, dunque, la necessita di un intervento correttivo sullo statuto dell’ente. In particolare, si rende indispensabile l’introduzione di una durata massima per la carica di Presidente dell’Assemblea, fissata in tre anni con possibilità di un solo rinnovo. Contestualmente, occorre regolamentare ii cumulo delle deleghe, stabilendo un tetto massimo per evitare concentrazioni eccessive di potere nelle mani di pochi soggetti.
L’obiettivo deve essere quello di rafforzare il ruolo dell’ Assemblea, garantendo il rispetto dei principi di democraticità, trasparenza e partecipazione attiva dei componenti. Solo cosi si potrà evitare il rischio di una governance opaca e prevenire eventuali contestazioni sulla legittimità degli atti deliberativi dell’ente.
Del resto, il Codice Civile stabilisce che un contrattoènullo se contrasta con norme imperativedi legge. Se la nomina a tempo indeterminato del Presidente dell’Assemblea risultasse priva di fondamento giuridico, essa potrebbe essere oggetto di impugnazione con possibili conseguenze sulla validità degli atti deliberativi adottati dall’ente nel tempo.
Alla luce di queste considerazioni, si impone una riflessione seria e approfondita sulla necessita di rivedere l’assetto attuale dell’ Azienda Speciale, per assicurare una governance più equilibrata e rispettosa dei principi cardine del diritto pubblico. Solo un intervento mirato potrà garantire che l’ente operi nel pieno rispetto della legalità e della trasparenza, tutelando al meglio l’interesse collettivo.