Pompei continua a stupire il mondo con nuove scoperte archeologiche di eccezionale valore. Il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Zuchtriegel, ha annunciato la scoperta di un nuovo ciclo di affreschi, un’opera pittorica di grandi dimensioni che arricchisce ulteriormente la conoscenza della cultura e delle tradizioni dell’antica città sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Alla presenza del Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, Zuchtriegel ha illustrato il ritrovamento, paragonandolo a momenti epocali della storia degli scavi pompeiani, come la scoperta del Tempio di Iside nel XVIII secolo e quella del fregio dei Misteri nella celebre Villa dei Misteri. Il nuovo affresco, una megalografia risalente al cosiddetto secondo stile pompeiano, quindi databile a circa un secolo prima della distruzione della città, mostra una scena di iniziazione dionisiaca, con figure di baccanti e satiri in un ambiente destinato ai banchetti.
Una particolarità di questo affresco è l’assenza della figura centrale di Dioniso e Arianna, tipica delle rappresentazioni dionisiache. Al loro posto, una donna dallo sguardo enigmatico sembra interagire direttamente con l’osservatore, accompagnata da un vecchio Sileno che regge una torcia, simbolo dei riti notturni di iniziazione. Questa iconografia richiama la descrizione fatta nel II secolo d.C. dal filosofo Filostrato, che raccontava di un paesaggio dionisiaco senza la presenza diretta del dio, ma con un Sileno che introduce una baccante ai misteri sacri.
Zuchtriegel ha sottolineato l’importanza simbolica della caccia nell’affresco, un tema che non va interpretato come una semplice decorazione, ma come un richiamo profondo alla filosofia di vita dell’epoca, riflessa anche nelle tragedie greche e nella letteratura latina, come dimostrato da un brano dell’Eneide di Virgilio. Qui, il personaggio di Amata, moglie di Latino, si ribella al destino imposto e incita le donne alla rivolta con un richiamo esplicito ai riti dionisiaci.
Il Parco Archeologico di Pompei ha già pubblicato un primo studio scientifico sull’affresco nella rivista online “I Giornali degli Scavi di Pompei”, aprendo un dibattito tra gli studiosi sulla sua interpretazione. Nel frattempo, il pubblico potrà ammirare il nuovo ritrovamento visitando il cantiere con prenotazione obbligatoria.
Questo eccezionale rinvenimento pone anche interrogativi sulla prosecuzione degli scavi. “Abbiamo trovato un capolavoro dell’arte romana, ma per comprenderlo pienamente dobbiamo conoscere il suo contesto”, ha dichiarato Zuchtriegel. Per questo motivo, si sta valutando la possibilità di proseguire le indagini, coinvolgendo giovani archeologi italiani in un grande progetto di formazione, sulla scia della storica scuola di Giuseppe Fiorelli.
Il direttore ha concluso il suo intervento con un sentito ringraziamento a tutto il team che ha lavorato con dedizione al cantiere, sottolineando l’importanza della collaborazione tra archeologi, restauratori, operai e studiosi nel portare alla luce un pezzo di storia così prezioso per la comunità scientifica e per il grande pubblico.
POMPEI, EMERGE UNA SALA AFFRESCATA CON INIZIAZIONE AI MISTERI E CORTEO DI DIONISO
È UNA RARISSIMA “MEGALOGRAFIA” DEL I SEC. A.C., COME LA CELEBERRIMA VILLA DEI MISTERI
A più di 100 anni dalla scoperta della villa dei Misteri, un nuovo grande affresco getta luce sui misteri di Dioniso nel mondo classico. In una grande sala per banchetti, scavata in queste settimane nell’area centrale di Pompei, nell’insula 10 della Regio IX, è emerso un fregio a dimensioni quasi reali, ovvero una “megalografia” (dal greco “dipinto grande”- ciclo di pitture a grandi figure), che gira intorno a tre lati dell’ambiente; il quarto era aperto sul giardino.
Il fregio mostra il corteo di Dioniso, dio del vino: baccanti rappresentate come danzatrici, ma anche come cacciatriciferoci, con un capretto sgozzato sulle spalle o con una spada e le interiora di un animale nelle mani; giovani satiri con le orecchie appuntite che suonano il doppio flauto, mentre un altro compie un sacrificio di vino (libagione) in stile acrobatico, versando dietro le proprie spalle un getto di vino da un corno potorio (usato per bere) in una patera (coppa bassa). Al centro della composizione c’è una donna con un vecchio sileno che impugna una torcia: si tratta di una inizianda, vale a dire una donna mortale che, tramite un rituale notturno, sta per essere iniziata nei misteri di Dioniso, il dio che muore e rinasce, promettendo altrettanto ai suoi seguaci.
Un dettaglio curioso consiste nel fatto che tutte le figure del fregio sono rappresentate su piedistalli, come se fossero delle statue, mentre al tempo stesso movimenti, carnagione e vestiti le fanno apparire molto vive.
Gli archeologi hanno battezzato la dimora con il fregio “casa del Tiaso”, con riferimento al corteo di Dioniso. Nell’antichità esistevano una serie di culti, tra cui quello di Dioniso, che erano accessibili solo a chi compiva un rituale di iniziazione, come suggerito nel fregio di Pompei. Tali culti si chiamavano “misterici”, perché solo gli iniziati potevano conoscerne i segreti. Spesso erano legati alla promessa di una nuova vita beata, sia in questo mondo sia in quello dell’oltretomba.
Il fregio scoperto a Pompei è attribuibile al II Stile della pittura pompeiana, che risale al I sec. a.C. Più precisamente, il fregio può essere datato agli anni 40-30 a.C. Questo significa che nel momento dell’eruzione del Vesuvio, che seppellì Pompei nel 79 d.C. sotto lapilli e ceneri, il fregio dionisiaco era già vecchio di circa un secolo.
L’unico altro esempio di una megalografia con rappresentazioni di simili rituali è il fregio detto “dei Misteri” nella omonima villa fuori le porte di Pompei, anche esso in II Stile pompeiano.
Il nuovo fregio trovato a Pompei, rispetto alla villa dei Misteri aggiunge un altro tema all’immaginario dei rituali iniziatici di Dioniso: la caccia, che viene evocata non solo dalle baccanti cacciatrici, ma anche da un secondo, più piccolo fregio che corre al di sopra di quello con baccanti e satiri: qui sono raffigurati animali vivi e morti, tra cui un cerbiatto e un cinghiale appena sventrato, galli, uccelli vari, ma anche pesci e molluschi.
“Tra 100 anni la giornata di oggi verrà vissuta come storica, perché storica è la scoperta che mostriamo – dichiara il Ministro della Cultura Alessandro Giuli – La megalografia rinvenuta nell’insula 10 della Regio IX apre un altro squarcio sui rituali dei misteri di Dioniso. Si tratta di un documento storico eccezionale e, insieme a quella della Villa dei Misteri, costituiscono un unico nel loro genere, facendo di Pompei una straordinaria testimonianza di un aspetto della vita della classicità mediterranea in gran parte sconosciuto.
Tutto questo rende importante e preziosa la ripresa delle attività di scavo a Pompei, che il Governo sostiene convintamente e per la quale, di recente, ha stanziato 33 milioni di euro per interventi di scavo, manutenzione programmata, restauro e valorizzazione in questo sito e nel territorio circostante. Viviamo un momento importante per l’archeologia italiana e mondiale che ha registrato anche un forte incremento dei visitatori, a partire da questo Parco Archeologico: oltre 4 milioni e 87 mila presenze nel 2023 e 4 milioni e 177 mila unità nel 2024”.
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La caccia delle baccanti di Dioniso – spiega il direttore del Parco archeologico di Pompei,
Gabriel Zuchtriegel, co-autore di un primo studio del nuovo rinvenimento pubblicato sull’
E-Journal degli Scavi di Pompei –
a partire dalle ‘Baccanti’ di Euripide del 405 a.C., una delle più amate tragedie dell’antichità, diventa una metafora per una vita sfrenata, estatica, che mira a ‘qualcosa di diverso, di grande e di visibile’, come dice il coro nel testo di Euripide. La baccante esprimeva per gli antichi il lato selvaggio e indomabile della donna; la donna che abbandona i figli, la casa e la città, che esce dall’ordine maschile, per danzare libera, andare a caccia e mangiare carne cruda nelle montagne e nei boschi; insomma, l’opposto della donna ‘carina’, che emula Venere, dea dell’amore e delle nozze, la donna che si guarda nello specchio, che si ‘fa bella’. Sia il fregio della casa del Tiaso sia quello dei Misteri mostrano la donna come sospesa, come oscillante tra questi due estremi, due modalità dell’essere femminile a quei tempi. Sono affreschi con un significato profondamente religioso, che però qui avevano la funzione di adornare spazi per banchetti e feste… un po’ come quando troviamo una copia della Creazione di Adamo di Michelangelo su una parete di un ristorante italiano a New York, per creare un po’ di atmosfera. Dietro queste meravigliose pitture, con il loro gioco con illusione e realità, possiamo vedere i segni di una crisi religiosa che stava investendo il mondo antico, ma ci possiamo anche cogliere la grandezza di una ritualità che risale a un mondo arcaico, almeno fino al II millennio a.C., al Dioniso dei popoli micenei e cretesi, che era chiamato anche Zagreus, signore degli animali selvatici.”L’ambiente del Tiaso dionisiaco sarà visibile per il pubblico fin da subito nell’ambito delle visite al cantiere, già avviate dall’inizio dello scavo per i vari ambienti via via indagati.
Tutti i giorni dal lunedì al venerdì alle ore 11 – previa prenotazione al numero 327 2716666 – sarà possibile accedere in due gruppi da 15 persone, accompagnati dal personale di cantiere che illustrerà i principali rinvenimenti e ambienti emersi e la metodologia di scavo. Per accedere alle visite sarà necessario munirsi del regolare biglietto di ingresso al parco archeologico.
Le indagini nella cosiddetta Regio IX di Pompei – uno dei nove quartieri in cui è suddiviso il sito – sono partite a febbraio 2023, in un’area estesa per circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio. Oggi il cantiere è nella sua fase di conclusione, che prevede gli ultimi interventi di messa in sicurezza, al termine dei quali un progetto di valorizzazione consentirà anche una futura fruizione permanente dell’area da parte di tutti i visitatori.
Il progetto di “Scavo, messa in sicurezza e restauro dell’Insula 10 Regio IX” era stato intrapreso ai fini della riconnessione con il tessuto urbano di via di Nola e della riduzione dei rischi connessi ai cambiamenti climatici.
Lo scavo, in cui sono stati individuati oltre 50 nuovi ambienti distribuiti su di una superficie di oltre 1500 m2, ha restituito due case ad atrio, già parzialmente indagate nell’800, costruite in età Sannitica e trasformate nel I secolo d.C. in officine produttive: una fullonica (lavanderia) e un panificio con il forno, con gli spazi per le macine e gli ambienti per la lavorazione dei prodotti alimentari da distribuire in città.
A sud di queste due case officine sono emersi alcuni ambienti di soggiorno, pertinenti ad una grande domus. Tra questi, oltre al grande ambiente con scene dionisiache, un salone nero con scene tratte dalla saga troiana; un sacrario a fondo azzurro con le quattro stagioni e allegorie dell’agricoltura e della pastorizia e un grande quartiere termale. Restano ancora inesplorati l’ingresso, il quartiere dell’atrio e gran parte del peristilio (giardino colonnato).
Questa sera su Raiuno alle 21.30 Alberto Angela dedichera’ una striscia di approfondimento proprio a queste ultime scoperte del Parco archeologico di Pompei.
Direttore dei lavori: Anna Onesti
Direttori operativi: Ludovica Alesse, Vincenzo Calvanese, Giuseppe Scarpati, Pasquale Spiezia,
Coordinamento della Sicurezza in Esecuzione: Mario Pietro Gaetani
Ispettore di cantiere: Vincenzo Pagano
Supporto contabile: Raimondo Marrazzo
Annamaria Mauro, Progettista
Alessandra Zambrano, Coordinatore della Sicurezza in Progettazione
Paolo Mighetto, Responsabile Unico di Progetto, e Raffaele Martinelli, Direttore dei Lavori, hanno seguito fasi precedenti del cantiere
Per gli aspetti antropologici e archeobotanici:
Laboratorio di ricerche applicate del Parco: Valeria Amoretti, Chiara Comegna
Archeologi e restauratori sul campo:
Alessandro Russo, Gennaro Iovino, Alessandra Marchello, Giuseppe Pippo, Ausilia Trapani, Emmanuela Faenza, Marco Biglietto
Imprese costituite in RTI: Cooperativa Archeologia e Minerva Restauri,
Stefano Coccia, Luca Vitelli, Antonio Collazzo,
Capicantiere Andrea Tommasino e Giuseppe Marrazzo
Ufficio stampa e comunicazione del Parco: Marella Brunetto, Pina Brancati, Maria Luisa Vitale, Sophie Hay, Antonio Benforte, Giuseppe Barbella, Federica Savarese, Laura Amato
Ricostruzioni 3D: Irene Savinelli
Supporto legale: Monica Vassallo
Segretario Amministrativo: Davide Russo