Dettaglio che per gli studiosi americani poteva passare inosservato dato che il diritto statunitense non prevede l’inalienabilità delle collezioni pubbliche, ma che studiosi italiani, che hanno collaborato al suo recupero con la procura di Roma, hanno subito notato. Il dipinto individuato nel 2013, era stato acquistato dalla Provincia di Napoli nel 1881 per 3500 lire, figurando nei cataloghi ufficiali fino al 1912. L’opera raffigura la sacerdotessa al culmine della sua estasi nel momento in cui dalle sue labbra escono i versi del responso; la donna, scossa dalla forza divina, che si è impossessata di lei, vacilla e due sacerdoti faticano a tenerla mentre un altro annota le sue parole. Davanti a lei inginocchiate, due persone stringono in mano ramoscelli di alloro dopo aver lasciato in dono un piatto di monete d’oro.
Il ritratto del re Vittorio Emanuele III, realizzato con buona probabilità da una fotografia scattata nel 1900, è stato invece individuato grazie a una pubblicazione sul sito di una casa d’aste e le indagini hanno permesso di risalire a un privato acquirente che, secondo la ricostruzione fatta, era ignaro della provenienza illecita del dipinto.
Alla cerimonia di presentazione del recupero delle due opere hanno partecipato tra gli altri il procuratore aggiunto di Roma Giovanni Conzo, il soprintendente Luigi La Rocca, del Dipartimento per la tutela del patrimonio culturale del ministero della cultura e il sindaco metropolitano, Gaetano Manfredi.
“Queste opere si aggiungono ora alla collezione d’arte della città metropolitana che noi adesso stiamo valorizzando – dice Manfredi – apriremo poi anche uno spazio espositivo a Santa Maria la Nova, per mettere a disposizione della città, dei napoletani, ma anche di tutti i turisti, un patrimonio di arte dell’Ottocento straordinario”.
Intanto nella sala Cirillo di Palazzo Matteotti i due dipinti resteranno in esposizione fino al 28 febbraio, con ingresso libero, dalle 9.00 alle 13.00.