
Da Minori in Costiera amalfitana Gaspare Apicella ci ricorda questa ricorrenza. Dal nome del re che lo proclamò (4 marzo 1848 a Torino, Carlo Alberto di Savoia, fu la Costituzione del Regno di Sardegna e, poi, del Regno d’Italia. Definito come legge fondamentale perpetua ed irrevocabile della monarchia sabauda, il 17 marzo divenne la Carta fondamentale della Nuova Italia Unita, rimanendo tale fino all’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana, il 1° gennaio 1948.
Come le altre Carte costituzionali emanate negli Stati Italiani lo Statuto Albertino aveve il carattere di Carta octroyèe, cioè emessa dal sovrano (costituzione ottriata). La scelta si impose come l’unico rimedio per evitare l’evolversi della situazione in senso democratico e rivoluzionario.
Lo Statuo si ispira alla Carta francese del 1814. Difatti il Re concedendo lo Statuto aveva voluto dar vita ad una sorta di monarchia limitata nella quale la Corona paertecipasse in modo determinante al potere legislativo ed a quello giudiziario: tutti gli altri poteri erano così in posizione subalterna inferiore a quella del sovrano.
Al Parlamento (il Senato di nomina regia e la Camera elettiva) spettava di esercitare con il Re il potere legislativo, approvare bilanci e tributi, organizzare Province e Comuni e regolare la leva militare. L’art. 1 stabilisce la religione Cattolica apostolica romana; gli art. 26-27-28 riconoscono la libertà individuale, l’inviolabilità del domicilio, la libertà di stampa e quella di riunione. ed altri ancora. Poi l’emancipazione ai Valdesi e degli Ebrei; con un decreto di abolizione dei privilegi cacciava i Gesuiti dallo Stato. E così via.