Si studia una soluzione che garantisca un futuro possibile alla comunità di circa 160mila abitanti dell'area. |
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Campi Flegrei: bradisismo ed energia geotermica, tra pro e contro un’utile ed interessante dibattito scientifico.

26 marzo 2025 | 13:54
Campi Flegrei: bradisismo ed energia geotermica, tra pro e contro un’utile ed interessante dibattito scientifico.

È di ieri la notizia del rivoluzionario studio dei ricercatori INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica, sull’uso dei dati termici della Stazione Spaziale Internazionale, che aiutano nel determinare gli “allerta sismici” nell’area flegrea: “variazioni anomale di temperatura nella zona di emissione della Solfatara, hanno preceduto alcuni terremoti di maggiore intensità, con un anticipo che va da pochi giorni a poche settimane“, spiega il ricercatore Alessandro Piscini.

Un’altra buona notizia é la diminuzione della velocità di sollevamento del suolo, dopo il terremoto del 13 e 15 marzo, dichiarata dall’ultimo bollettino settimanale di sorveglianza dei Campi Flegrei emesso oggi.

Ma tra scosse, nuovo sistema di allerta e sfollati ufficiali a quota 353, e banchine portuali inagibili, che cosa bolle davvero in pentola?

La professoressa Tiziana Vanorio, offre un nuovo punto di vista sul bradisisma, ed una proposta operativa: «Svuotare i pozzi realizzati a Pozzuoli negli anni ’80». Geofisico puteolano e direttrice del Laboratorio di Fisica delle Rocce e Geomateriali alla Stanford University in California, parte dalla causa del fenomeno, che ritiene si origini nel campo geotermico piuttosto che in quello vulcanico.

L’acqua meteorica infiltrandosi, si accumula nel sottosuolo in un lento processo, e la roccia porosa funge da serbatoio geotermico. Una sorta di pentola a pressione: all’interno si accumula acqua meteorica, sopra c’è il “coperchio” di roccia, e la massa magmatica è il “bruciatore” che fornisce calore trasformandola in vapore, fino ad una pressione che ciclicamente frattura la roccia del “coperchio”, generando sismicità. A riprova di questa tesi é il materiale in uscita dalle fumarole, che é vapore, acqua, e CO₂, mentre il magma resta in profondità, e per ora sembra svolgere solo il ruolo di “bruciatore” e non di “carburante” del bradisisma.

La Vanorio nutre un profondo legame con questa terra dove vive tutta la sua famiglia, ed è anche per questo che è dispiaciuta dei giudizi moralistici sui residenti, colpevoli “solo di aver scelto di vivere in una città che esiste da 25 secoli“. Determinata a contribuire al bene della sua comunità, propone di agire: <<potenziare il drenaggio delle acque piovane negli alvei di Camaldoli e dei Regi Lagni, per ridurre l’infiltrazione nel sottosuolo; prosciugare i 13 pozzi di San Vito, realizzati dall’Agip negli anni ’80, per ridurre la pressione nel sistema geotermico; verificare il pozzo in zona Pisciarelli del 2020, perché se non adeguatamente sigillato, può aggravare il fenomeno invece di alleviarlo.>>

Generico marzo 2025

C’è un’altro recente studio, pubblicato sulla rivista American Mineralogist, che propone ai Campi Flegrei interventi geoingegneristici anche più rilevanti, mirati alla riduzione-annullamento dell’attività sismica dovuta all’idrofratturazione e sollevamento del suolo delle crisi bradisismiche. L’ipotesi é avanzata da un gruppo di ricercatori all’Università Federico II di Napoli, e ne ha parlato in diverse occasioni, la professoressa Annamaria Lima, geochimica e vulcanologa. Secondo lo studio, fermo restando le cause del bradisismo, provocato non dal movimento del magma profondo ma dai fluidi accumulati sotto, si ritiene che per mitigare la sismicità “bisogna che si attinga acqua dal sottosuolo. Non bisognerebbe neppure emungerla, ma realizzare una serie di pozzi a circa 3km di profondità dai quali l’acqua risalirebbe da sola, perché è in pressione”. Il progetto prevede di intercettare l’acquifero profondo e quello più superficiale per drenare il sistema Campi Flegrei, scegliendo i posti meno antropizzati. Non nasconde che il problema maggiore è rappresentato dai timori dell’opinione pubblica e di alcuni esperti del settore, timori a suo parere molto sopravvalutati, dato che prima o poi i fluidi emergerebbero dal suolo o sotto il mare, come già avviene alla Solfatara di Pozzuoli, si tratterebbe quindi solo di anticipare una fase naturale. Capitolo a parte è quello di poter eventualmente anche gestire il materiale estratto, una vera ricchezza per produrre elettricità e calore ad abitazioni ed industrie, così come anche per estrarre minerali come il litio, risorsa simbolo della transizione ecologica e digitale, il cosiddetto “nuovo petrolio”. Desalinizzare sarebbe poi una preziosa risorsa per il problema della siccità dovuta al cambiamento climatico,  ma la Lima precisa che se non si volesse sfruttare i fluidi estratti, li si potrebbe restituire al mare, dove comunque, prima o poi finirebbero.

Le reazioni a questa proposta per ora non sono molto incoraggianti, in molti considerano le trivellazioni come rischiose in un’area come questa. La Lima tuttavia ribatte che “nulla è esente da rischi in assoluto, e che le perforazioni ed i pozzi sarebbero preceduti da uno studio di fattibilità” per capire come e dove realizzare gli interventi. Ricorda che già negli anni ’70 l’Agip scavò decine di pozzi in quell’area, trovandovi acqua salata ad altissima temperatura, non gestibile date le tecnologie dell’epoca, ed i pozzi vennero chiusi, ma il tutto avvenne senza alcun preavviso e senza causare danni alla popolazione. Di contro, bradisisma e terremoti, di pericoli, rischi e disastri ne provocano in quantità, pertanto il rifiuto a prescindere, per la professoressa Lima, non è scienza ma solo superstizione.

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In Italia a differenza di altri paesi nord-europei, di centrali geotermiche se ne parla in termini negativi, a causa del forte impatto estetico e dell’odore sgradevole. Entrambi gli aspetti in verità appaiono in parte superati, grazie ai nuovi sistemi di abbattimento dell’odore, ed ai moderni progetti di bio-architettura, che offrono un  impatto migliore rispetto al passato, soprattutto considerando l’invasione antiestetica di pale eoliche installate ovunque e con profitti energetici anche molto discutibili.

Ma la geotermia potrebbe davvero rappresentare per l’Italia quello che il nucleare é per la Francia?

Installare impianti geotermici, al pari del nucleare, risulta ancora complesso ed oneroso, se paragonato ad eolico e solare. Motivo per il quale oggi i tecnici ripongono nuove speranze proprio nella potente motivazione che prospettata ai Campi Flegrei: ridurre o addirittura fermare il bradisismo, e trasformare un grande problema in un’enorme risorsa.

Tra scetticismo ed ottimismo, comunque la si pensi, questo fervente dibattito scientifico, rappresenta un’importante svolta nella realtà non solo del territorio flegreo ma di tutta la Campania.

Generico marzo 2025

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Mappa della temperatura delle acque sotterranee della caldera (INGV – Osservatorio Vesuviano)