La scoperta del Mantegna di Pompei: un capolavoro ritrovato
di lucio esposito video sara ciocio
Il 21 febbraio 2025, a Sorrento, in occasione della conferenza sull’iconografia di Sant’Antonino, lo storico dell’arte Stefano De Mieri annunciava, con la dovuta cautela, in maniera riservata e intimistica, una scoperta straordinaria. Oggi possiamo finalmente svelare i dettagli di quella che si prospetta come una delle più sensazionali attribuzioni pittoriche degli ultimi anni: la “Deposizione” di Andrea Mantegna, ritrovata nel Santuario di Pompei.
Un’opera drammatica e intensa, che raffigura il corpo di Cristo avvolto nel sudario e sorretto da uomini affranti, con Maria al centro, ripiegata su sé stessa, e Maddalena che grida il suo dolore al cielo. Sullo sfondo, una Gerusalemme che richiama l’antica Roma, con tanto di Pantheon. Il dipinto, dopo un accurato restauro, sarà esposto dal 20 marzo ai Musei Vaticani per alcuni mesi.
Un ritrovamento inaspettato
Mantegna, artista tra i più influenti del Quattrocento, non si spinse mai nel Meridione d’Italia. Tuttavia, un documento del 1524 scritto dall’umanista Pietro Summonte menzionava a Napoli un’opera raffigurante Cristo deposto, attribuita proprio a lui. Nel corso dei secoli, l’opera sembrava perduta, ma studi più recenti hanno permesso di ricostruirne il percorso.
Nel 2020, De Mieri ha individuato un’immagine della “Deposizione” nel portale BeWeb, che raccoglie i beni artistici delle diocesi italiane. La conferma della straordinaria attribuzione è arrivata dopo un’analisi approfondita: nonostante il deterioramento, i dettagli pittorici – il volto in lacrime di Maddalena, l’architettura sullo sfondo – rivelavano la mano di Mantegna.
Restauro e valorizzazione
Grazie all’intervento della direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, e dell’arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo, il dipinto è stato restaurato nei laboratori vaticani, rivelando tutta la sua straordinaria qualità pittorica.
Secondo De Mieri, l’opera era originariamente collocata nella cappella absidale di San Domenico Maggiore a Napoli, accanto alle tombe dei sovrani aragonesi. Dopo un incendio nel 1506, sarebbe stata spostata e, nel corso del XIX secolo, sarebbe giunta al Santuario di Pompei come opera anonima.
Un ritorno a Pompei
Dopo l’esposizione ai Musei Vaticani, la “Deposizione” troverà collocazione nel museo del Santuario di Pompei, che sta preparando una sala dedicata. Monsignor Caputo sottolinea l’importanza simbolica di questa scoperta: «150 anni fa fu un quadro a segnare la nascita della Nuova Pompei, e oggi un altro quadro arricchisce la sua storia».
Con questa scoperta, Pompei non è solo testimone del passato romano, ma si conferma anche un punto di riferimento per l’arte rinascimentale, accogliendo un capolavoro che per secoli era rimasto nell’ombra.
