LA “VALORIZZAZIONE” DELLO SCOGLIO D’ISCA: NO NEL NOME DI EDUARDO

8 marzo 2025 | 13:01
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LA “VALORIZZAZIONE” DELLO SCOGLIO D’ISCA: NO NEL NOME DI EDUARDO

APPARSO Su SIREON  N° 3 -MARZO 2025

Mancarono solo gli alabardieri il 14 marzo 2024, giorno dedicato  alla Giornata Nazionale del Paesaggio,  quando fu annunciata  con somma enfasi l’accordo “storico”  per la “valorizzazione e fruizione pubblica” di un pezzo di territorio peraltro già di grande valore. Fu convocata  la stampa al Palazzo Reale di Napoli  per annunciare alla città e al mondo un progetto che avrebbe “valorizzato” un luogo mitico  generosamente offerto al pubblico godimento. Presenti i rappresentanti della Soprintendenza ABAP, del Comune di Massalubrense, dell’Area marina protetta Punta Campanella e del Parco dei Monti Lattari.

Diciamo subito che non stiamo parlando di un piano paesistico   o di un piano regolatore   ma di un fumoso “accordo” riferito allo scoglio   d’Isca in comune di Massalubrense,  più piccolo dei Faraglioni di Capri e un poco più grande dello scoglio di Rovigliano. Questa scheggia di territorio a cento metri dalla terraferma ha infatti una superficie di  appena quattro moggi  con scogliere inaccessibili che la chiudono in un perimetro di circa settecento metri. Il  pregio commerciale di questo pezzo di natura è dato dalla sua collocazione  in un’area geografica a forte pressione urbanistica, al centro di  uno dei distretti turistici più ambiti e affollati dell’Italia meridionale impreziosito  dall’antica presenza  di uno dei più grandi drammaturghi del Novecento: Eduardo De Filippo.  Il buon  Eduardo   che  per quaranta anni  ha trascorso su quello scoglio  lunghi periodi dell’anno senza  acqua corrente, senza  energia elettrica  e collegamento telefonico e, tuttavia,   godendo appieno della natura e del silenzio del luogo, si ritrova oggi suo malgrado a promuovere una realtà in cui la bellezza, la natura e la storia saranno  piegati al consumismo più spinto, dove non la poesia ma l’edonismo e il  lusso la faranno da padrone. Esattamente l’opposto della lezione che Eduardo ci ha lasciato. Ecco perché l’uso del suo nome in questa operazione economica è un sacrilegio. Altro che legame, attenzione, amore; Isca è passata da un grande artista    ad una griffe, un marchio  commerciale che  come tale è privo di sentimenti e perciò  insensibile alla bellezza e alla cultura di cui  l’Isola è espressione. In proposito venti anni fa – nel 2003 – ho scritto in ‘Contatti’: “Qui (sull’isola) Eduardo ha lasciato la sua impronta nettissima pur senza scalfirla. Senza innalzare variopinti vessilli o stendere pavesi di cattivo gusto come purtroppo usa, anche da queste parti, chi sensibilità non ha e neppure amore per luoghi come questi. Egli non pensò mai, neppure per un istante, di piegare quella natura alle sue esigenze o alla sua comodità, neppure quando gli anni e gli acciacchi furono troppi”.  Isabella Quarantotti, che con Eduardo visse lunghi periodi sull’isola, ci restituisce l’immagine e le atmosfere di Isca con queste parole: “Eduardo ha lavorato alla commedia tutto il giorno. A sera abbiamo acceso i lumi a petrolio e qualche candela…abbiamo finito in bellezza una giornata faticosa per lui che infatti era pallido e stanco.Amo questa vita ripetitiva regolata quasi interamente da eventi naturali: sole pioggia, luce buio. Mi fa sentire al sicuro e, in un certo senso, immortale.” E aggiunge:“Oppressi dal caldo umido, circondati dalla favolosa beltà della notte, ci ha preso lo sgomento della fine. Fine dell’estate, fine della felicità. «Statti vicino a me», dice piano Eduardo. L’ho abbracciato e così siamo restati a lungo, trasognati, anche dopo che l’ultima candela si è spenta sfrigolando. […]Ieri sera siamo restati a guardarci al lume di candela, senza parole: dopodomani si parte.” Sensazioni e parole piene di poesia quelle di donna Isabella, ispirate da questo luogo magico. Sensazione ed emozioni che   non saranno più possibili per nessuno dopo i lavori di “valorizzazione” che, come annunciato dai nuovi proprietari,  cambieranno radicalmente le condizioni di vita su questo gioiello da cui saranno estromessi la semplicità, la solitudine, il silenzio. Sarà un’irreversibile trasformazione ambientale  tout court.  Per realizzarla non si è badato a spese, è stato reclutato un plotone di specialisti; diciotto   figure professionali di alto livello fra cui ingegneri, architetti, architetti del paesaggio e degli interni, storici, archeologi, botanici, ornitologi, biologi marini, artisti. Tutti  insieme  esibiti coi loro studi (peraltro abbondantemente già acquisiti dalla ricchissima pubblicistica dell’area) davanti alle istituzioni di tutela deputate all’esame e all’approvazione dei progetti. Una sorta di  captatio benevolentiae  subliminale.  Una proposta (a parole)  seducente, definita molto “complessa” soprattutto in ordine ai  numerosi vincoli di tutela da superare (o da eludere) a partire dal vincolo demaniale costiero in cui è ricompresa l’ampia  proprietà del ministero della Marina mercantile fino  ai vincoli archeologico e idrogeologico;  dai vincoli imposti ai Siti di  Interesse Comunitario a quelli  dell’AMP ‘Punta Campanella’ nonché i vincoli ambientali e paesaggistici  previsti  dal PUT, la legge regionale n°35/87   che, come si sa,  reca norme stringenti nella Zona Territoriale 1/a in cui ricade lo scoglio d’Isca. In prima battuta gran parte di questi enti, compreso il comune di Massalubrense, hanno rinunciato al diritto di prelazione in sede di vendita da parte degli eredi De Filippo all’ Antica Sartoria S.r.l. Il Comune inoltre ha rinunciato ai controlli sulla compatibilità e legittimità dei lavori di ristrutturazione. Non ci è dato di sapere in che modo siano stati sciolti i lacci di questi vincoli, sappiamo invece, e siamo al 14 marzo del 2024, che tutti gli enti di controllo, in perfetta armonia, si sono ritrovati nel Palazzo Reale di Napoli allo scopo di sottoscrivere un misterioso  “accordo storico” fra l’ Antica Sartoria da un lato e dell’altro la Soprintendenza ABAP, il Comune di Massalubrense,   l’Area Marina Protetta  Punta Campanella e il Parco dei Monti Lattari. Con tale accordo   la Proprietà si sarebbe  impegnata (?) a consentire ai turisti e ai cittadini  di effettuare  non meglio precisate “visite guidate”. Nell’accordo inoltre non si fa cenno alla nuova destinazione d’uso dello scoglio. Quali saranno le attività che la società proprietaria vi eserciterà? Sfilate di moda,  convegni internazionali?  Attività balneare o  ristorazione?  Concerti per pochi eletti o soggiorni  esclusivi? A proposito, come e dove saranno smaltiti gli scarichi fognari? Intanto, con l’assenso del Ministero della Marina Mercantile saranno realizzati, in aggiunta a quello esistente,  nuovi approdi per altri inutili imbarcaderi; l’AMP  Punta Campanella, con fondi pubblici,  ha già allestito un vero e proprio porticciolo turistico accanto all’approdo esistente mediante la collocazione e attivazione di quattordici boe di ormeggio. Si sente parlare anche di elettrodotto e condotta idrica sottomarine, anch’esse vietate dalla legge. Come ornamento culturale sono state annunciate  sontuose pubblicazioni scientifiche  capaci di dare visibilità e lustro alle attività commerciali programmate. Il pubblico (turisti e cittadini) dovrà accontentarsi delle  “visite guidate” generosamente promesse  all’interno della  “Proprietà privata” da regolare secondo i tempi, i modi, gli interessi e le comodità  dei concedenti. Come si vede alla fine l’interesse pubblico sarà solo un bluff messo in essere con la collaborazione  delle istituzioni e, quello che è peggio, nel nome di Eduardo  i cui valori, ormai estromessi,  non abiteranno più sull’isola.

Antonino De Angelis

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