Maiori dietro le quinte dell’officina del Gran Carnevale, con l’arte di cartapestai, meccanici ed artigiani, tutti uniti nella filosofia del recupero e del riciclo.

Questa è l’ultima settimana di eventi carnevaleschi, e Maiori si conferma capitale di questa tradizione in Costa d’Amalfi, con uno spettacolo che incanta sempre di più, soprattutto per la magia dell’incontro trasversale di generazioni ed appassionati. Giganti di cartapesta sfilano in strada in un movimento lento che sfida le leggi della fisica, in contrasto con la frenesia di ballerini in costumi multicolori che danzano dinamici nella musica tutt’intorno.
Dietro ogni carro c’è un gruppo di lavoro che per mesi si è trasformato in famiglia creativa, trascorrendo insieme molte ore per dare vita ad un personalissimo carro allegorico, con la speranza di risultare i primi dell’edizione. L’arte della cartapesta, perfezionata nella tecnica della carta a calco, risale al 1925 ad opera del viareggino Antonio D’Arliano, ed è una lavorazione espressiva versatile, capace di celebrare la creatività ed il riutilizzo dei materiali, a partire dalla struttura dei calchi, alla carta di giornale fino alla colla naturale a base di acqua e farina.
La materia prima dei carri è la cartapesta o da calco, che permette di realizzare opere di grande dimensione ma allo stesso tempo leggere. I modelli sono realizzati in svariati modi, utilizzando elementi in creta, calchi in gesso, forme già in uso e riadattate, elementi gonfiabili ed altri materiali di assembleggio, che serviranno da base per essere ricoperte di carta di giornale e colla, secondo una filosofia del recupero e riciclo, con tecniche manuali uniche in continua evoluzione.
I giganti di cartapesta diventano veri e propri teatri viaggianti, devono stupire e coinvolgere il pubblico in uno spettacolo dal forte impatto scenografico, nella colorazione e nella musica, col brio dei figuranti a bordo e dei loro sgargianti ed originali costumi.
Il carnevale infatti, oltre alle creazioni in cartapesta, è storicamente il tripudio dell’arte sartoriale di recupero, basta citare su tutti il costume di “arlecchino”, un abito fatto di pezzettini di stoffa multicolore, riciclati ed uniti insieme.
In una società sempre più indirizzata verso la computerizzazione, valorizzare la creatività privilegiando l’operatività manuale, ed in particolare l’utilizzo ed il recupero del materiale “usa e getta”, assume un grande valore ecologico, dato che molti dei materiali impiegabili, diversamente finirebbero in discarica, con un aggravio dell’inquinamento ambientale. Dietro tutto questo c’è però tanto studio ed esperienza, come anche quella dell’ingegnere Antonio Taiani, storico della manifestazione, che cura tutto il settore della sicurezza.
In ogni edizione accetta la sfida di garantire che durante la festa non accadano incidenti: la stabilità dei carri, la gestione degli spettatori, il rispetto delle idonee misure di sicurezza in base alle normative vigenti. Le strutture dei carri sotto la sua supervisione vengono progettate secondo precisi criteri e collaudate per evitare ogni rischio e, solo in questo, la tecnologia decisamente aiuta!