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Piano di Sorrento, il racconto del Prof. Ciro Ferrigno: “Giovanna a Montevergine”

13 marzo 2025 | 19:17
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Piano di Sorrento, il racconto del Prof. Ciro Ferrigno: “Giovanna a Montevergine”

Piano di Sorrento. Riportiamo il racconto del Prof. Ciro Ferrigno dal titolo “Giovanna a Montevergine”. Un bellissimo ricordo legato ad uno dei suoi numerosi viaggi alla scoperta delle bellezze dell’Italia nei suoi 50 anni di gite: «Giovanna non si era presentata all’appuntamento. Forse colpa della sveglia, un imprevisto, motivi di salute; l’aspettammo cinque dieci minuti e partimmo, con destinazione Montevergine. L’itinerario sarebbe stato quello classico: autostrada fino a Salerno, poi la superstrada per Avellino e da Mercogliano il pullman avrebbe iniziato la salita verso il Partenio e il Santuario di Mamma Schiavona.
Provammo l’emozione di sempre per la strada in salita, ammirammo il panorama vastissimo che spazia da Monteforte fino alla piana di Avellino e la veduta che, talvolta con buona visibilità, si allarga fino al Faito e alla penisola sorrentina. Come sempre ci accolsero sullo spiazzo del Santuario le bancarelle con il torrone, le castagne d’’o prevete e le collanine di nocciole. Poi altre coi formaggi e gli insaccati e quella degli oggetti sacri: ceri e corone, lumini e santini, cartoline.
Arrivammo finalmente all’ingresso del Santuario e chi c’era ad aspettarci? Giovanna! Istintivamente le dissi: “Giovà, puozze sculà, comm’e fatte ‘arrevà fin’a cca ‘ncoppa? Ccu chi si vvenuta?”. Giovanna mi spiegò che quando si era resa conto di aver fatto tardi, era andata alla stazione ed aveva preso il treno per Napoli, da Napoli aveva raggiunto Avellino con il pullman di linea e con un altro bus si era spostata a Mercogliano. Infine, aveva preso la funicolare che l’aveva lasciata a quattro passi dal Santuario. E con tutto questo ben di Dio, era arrivata prima di noi!
Tutti rimanemmo sconcertati dalla capacità della ragazza di non perdersi d’animo e di partire senza alcun problema: chiunque al posto suo se ne sarebbe tornato a casa senza pensarci due volte. Grande capacità, spirito di avventura o pura follia? Forse un po’ tutto, certo è che da quel giorno per noi Giovanna Iaccarino diventò Giovanna la Pazza!
D’altra parte, la stupefacente bellezza del grande quadro mariano merita qualsiasi sacrificio purché serva a vederlo e a venerarlo. La leggenda lo attribuisce al pennello di San Luca, l’apostolo pittore e sarebbe giunto in Italia a seguito delle lotte iconoclaste; sarebbero venuti dall’Oriente solo i due cerchi con i sacri volti e intorno a questi, in anni e secoli successivi qualcuno avrebbe ricomposto il quadro, così come oggi lo ammiriamo. Il complesso monastico di Montevergine, fondato da San Guglielmo nel Tredicesimo secolo, fu caro ai Borbone e al popolo napoletano, tanto da diventare meta di pellegrinaggi con carrozze parate a festa, vessilli e bandiere, corone di fiori, preghiere e canti mariani, pellegrinaggi che duravano giorni, per le feste mariane e in particolare per quella dell’otto settembre.
In seguito alle Apparizioni di Lourdes, furono presentate alla piccola Bernadette tantissime immagini della Madonna e le fu chiesto a quale di quelle somigliasse di più la Signora che aveva visto nella grotta di Massabielle e pare che Bernadette segnasse col dito proprio quella venerata a Montevergine. Bene aveva fatto Giovanna la Pazza, quel 25 aprile 2007 a non rinunziare alla salita al Partenio, a certi appuntamenti non si può mancare!».

montevergine