Scabec e il programma “In Dimora”: Villa Wenner e il ricordo degli investitori stranieri nel Regno di Napoli

8 marzo 2025 | 17:59
Share0
Scabec e il programma “In Dimora”: Villa Wenner e il ricordo degli investitori stranieri nel Regno di Napoli
Scabec e il programma “In Dimora”: Villa Wenner e il ricordo degli investitori stranieri nel Regno di Napoli
Scabec e il programma “In Dimora”: Villa Wenner e il ricordo degli investitori stranieri nel Regno di Napoli

di lucio esposito

Non sembra affatto casuale la scelta di Scabec di inserire Villa Wennerdi Pellezzano nel programma “In Dimora”, con una visita speciale prevista per questo weekend. In un periodo storico in cui molti giovani del Sud Italia, nel pieno delle loro energie fisiche e intellettuali, emigrano verso il Nord o l’Europa in cerca di opportunità, questa iniziativa ci invita a riflettere sul ruolo che gli investitori stranieri ebbero nel Regno di Napoli e su come seppero valorizzare il territorio.

Villa Wenner è una delle testimonianze più significative di questa eredità. Come Villa Schlaepfer o Villa La Rupe a Sorrento, anche questa residenza racconta di famiglie imprenditoriali che portarono innovazione e sviluppo in un’epoca in cui il Sud Italia viveva profonde trasformazioni. I Falcon-Sicard, ad esempio, stabilitisi a Sorrento, contribuirono alla modernizzazione della città con la creazione di un mulino, prima ad acqua e poi a vapore, fino ad arrivare all’installazione di un vero e proprio maccaronificio sorrentino. Inoltre, ebbero un ruolo attivo nella costruzione della prima ferrovia napoletana, segno di una visione industriale e infrastrutturale d’avanguardia.

Parallelamente, a Cava de’ Tirreni, Wenner e Schlaepfer diedero vita a industrie tessili che segnarono profondamente l’economia locale. Il loro impegno si tradusse in un significativo sviluppo del settore manifatturiero, contribuendo alla crescita economica e sociale dell’area.

L’iniziativa di Scabec, dunque, non è solo un’occasione per ammirare il patrimonio architettonico, ma rappresenta un momento di riflessione sulla storia economica e industriale del Sud Italia. Queste ville non furono semplici dimore di lusso, ma centri di creatività e progresso, simboli di una modernità che seppe radicarsi in un contesto aristocratico e tradizionalista, trasformandolo.

Oggi, mentre assistiamo a un nuovo fenomeno migratorio giovanile, la storia di questi investitori stranieri ci ricorda che il Sud Italia ha sempre avuto le risorse per attrarre talenti e capitali. Forse, il vero insegnamento di queste dimore storiche è che, con le giuste condizioni, il Meridione può tornare a essere un polo di attrazione per l’innovazione e lo sviluppo.

Fonti letterarie, dal libro:

L’impresa agro-industriale una economia urbana e rurale tra XIX e XX secolo Di Ornella Bianchi · 2000

Questo processo di meccanizzazione non dovette essere, peraltro, limitato e graduale se è vero che nel Salernitano già nel 1848 si ebbe una prima grande rivolta organizzata dei lavorato-ri tessili contro i filatoi meccanici. Si trattava di merci tessili industriali scambiabili alla fiera di Salerno come nei business districts di Bari o Taranto e infatti a Salerno, in quell’anno di solidarietà luddistica in Europa, furono i carri di cotone lavora-to in uscita dalla filanda meccanizzata degli svizzeri Vonviller a essere assaltati e bruciati mentre a Taranto a essere incendiati furono i magazzini degli svizzeri Zublin, mercanti-imprenditori insediati appunto nelle due piazze di Salerno e Bari ma padro-ni di impianti e magazzini in varie altre parti del regno24.
Se si guarda a Bari, Marstaller e Zublin, soci in quegli anni in varie filature meccaniche, così si esprimevano in un verbale stilato dal comandante della gendarmeria locale nel marzo 1848 dopo gli ennesimi disordini:
Senza entrare lungamente in materia se l’introduzione dei filati – que-sta è la versione diretta dei soci svizzeri e la compra di cotone in lana che si esercita per conto nostro nella provincia di Lecce, abbia portato o no un vantaggio significante al Paese, ci limitiamo a chia-mare in testimonio le migliaia di famiglie che ne tirano un utile incal-colabile mediante l’estensione che ha preso la piantagione dei cotoni e mediante le migliaia di tessuti che si fabbricano nella provincia di Lecce coi nostri filati e specialmente per le felpe di Taranto”.
Davide Vonviller non esitava a investire in quegli anni 1840 ingenti capitali nel cuore della produzione tessile, la filatura meccanica, muovendosi tra la sua filanda di Salerno e la gestio-ne della società in accomandita insediata a Bari e Catania. Egli aveva fondato nel 1824 l’impresa commerciale Vonwiller, Zublin & C. innalzando nel 1829 a Fratte di Salerno, sul fiume Irno, una filanda con ruote idrauliche, 12 macchine per filatu-ra da 200 fusi, una macchina a vapore da usare in emergenza di carenza d’acqua; sempre con la sua partecipazione erano nate nel 1835 la Schlaepfer, Wenner & C. (tessitura di cotone con 120 telai meccanici e 300 operai a Angri, officina per imbian-catura, tintura e apparecchio a Fratte) e la Escher & C. (filan-da sempre a Fratte con 10.000 fusi, una gigantesca ruota idrau-lica e altri 300 operai).
Il capitale versato della Vonwiller era passato dai 90mila ducati del 1824 agli 800mila del 1854, quello della Schlaepfer dai 120mila del 1835 ai 500mila del 1854. A segnalare interes-santi caratteri di produzione in ciclo integrato, sta la fonderia e officina meccanica con 300 operai creata dal Vonwiller per i bisogni del gruppo, probabilmente il maggiore produttore di filati del regno di Napoli: nelle due filande di Fratte vi erano in totale 30mila fusi, oltre 500 «mule jenny», quasi 200 mac-chine per cardare, oltre 900 operai, per una produzione nel 1854 di 14mila quintali di filato; in questa vera e propria filiera, la tessitoria Schlaepfer, acquirente del filato Vonwiller, con i suoi 1400 operai distribuiti tra Angri e Fratte e i suoi 500 telai mec-canici, con le sue macchine a vapore per la produzione di ener-gia, con l’indotto di altre centinaia di telai a mano per lo più domestici, produceva nel 1853 80mila «pezze» di cotone stam-pate e 30mila grezze o bianche 26.

Statistica degli scioperi avvenuti nell’industria e nell’agricoltura durante gli anni 1899

Provincia di Salerno.
Pellezzano. Sciopero delle filatrici nello stabilimento di cardatura, filatura e tessitura del cotone della ditta Schloepfer, Wenner e C. in Pontefratte (28 febbraio-15 marzo).
Le operaie si posero in isciopero, pretendendo che fossero riammesse allo stabilimento sei compagne espulse per violenze commesse contro il nuovo capo tessitore, ritenuto da esse troppo severo nell’applicazione delle multe. Per mancanza di materia prima, anche le sezioni carderia e tintoria rimasero senza lavoro. Allora i proprietari decisero la chiusura dello stabilimento, rimanendo cosi forzatamente in ozio altre 588 persone, cioè 182 uomini, 382 donne e 24 fanciulli. (Giornate perdute M. 2548, F. 5348, R. 336). 1 giorni 6 e 10 marzo le operaie si presentarono allo stabilimento per riprendere il lavoro, ma persistendo esse nella loro domanda, lo stabilimento rimase chiuso. Finalmente il 15 marzo le operaie, strette dal bisogno, avendo desistito dalla loro pretesa, furono riammesse al lavoro, insieme a tutti gli operai delle altre sezioni. Mercede media giornaliera per gli nomini lire 1.55. Le donne lavorano a cottimo e son pagate da lire 0.95 a lire 1.55 per ogni pezza di stoffa tessuta, il che dà un guadagno medio giornaliero di lire 1.35. Orario di lavoro: dalle 7 alle 17, con un’ora di riposo per la colazione. In questo stabilimento avvennero scioperi anche negli anni 1897 e 1898.

Pellezzano. Sciopero degli operai addetti alla sezione cardatoria nello stabilimento Schlaepfer, Wenner e C. in Pontefratte (28 novembre 4 dicembre). Gli operai si posero in isciopero per ottenere che fosse revocata la espulsione di un operaio, ela sospen-sione dal lavoro di un altro, derivate da motivi disciplinari. Per causa dello sciopero dei cardatori, rimasero senza lavoro, essendo stato chiuso lo stabilimento, altri 139 uomini, 348 donne e 13 fanciulle. (Giornate perdute, M. 695, F. 1740, R. 65). Dopo sei giorni di sciopero gli operai desistettero dalle loro domande e lo stabilimento fu riaperto, previa sot-tomissione di tutto il personale a nuovi patti circa l’abbandono del lavoro e la esclusione temporanea dallo stabilimento di cinque operaie che eccitarono maggiormente le compagne a porsi in isciopero. Mercede media giornaliera per gli uomini lire 1.55; per le donne lire 1.35. In questo stabilimento avvennero scioperi anche negli anni 1897, 1898 e nel marzo 1899.

Provincia di Salerno.
Pellezzano. Sciopero di filatrici nello stabilimento Schlaepfer-Wenner a Ponte Fratte di Capezzano. Una quindicina di filatrici rifiutandosi di ottemperare ad alcune disposizioni date per disciplina, si posero in isciopero. Dopo 5 giorni esse ripresero il lavoro, ad eccezione delle due pro-motrici dello sciopero, che si licenziarono di propria volontà. Lavoro a cottimo. Mercede media giornaliera, lire 1.35. Orario di lavoro: dalle 7 alle 17, con un’ora di riposo per la colazione. In questo stabilimento si verificarono scioperi anche negli anni 1897, 1898 e 1899 (due volte).
Pellezzano. Sciopero dei calderai della fonderia Schloepfer-Wenner in Ponte Fratte di
Capezzano,-1 calderai si posero in isciopero per ottenere un aumento di paga e l’estensione del sistema di lavoro a cottimo. La Direzione rispose di non potere assolutamente accogliere le due do-mande, e i calderai ritornarono immediatamente al lavoro, alle condizioni di prima. Lavoro in parte a mercede fissa, in parte a cottimo, con una mercede giornaliera da lire 1.70 a lire 5. Orario di la-voro: 11 ore, con due intervalli, uno di un quarto d’ora e l’altro di mezz’ora. Nel 1897 gli operai di questo stabilimento si posero in isciopero per ottenere il licenziamento del capo officina, ma senza ottenere quanto volevano.

Collezione delle leggi e decreti emanati nelle provincie continentali dell’Italia meridionale 1836

* DECRETO perchè il bollo di piombo con fili di seta da apporsi alle manifatture di co-tone stabilite nel comune di Salerno in Principato citeriore dalla ditta Schlaepfer Wenner e compagni, debba avere dalla parte convessa l’emblema del cavallo sfrenato, e dalla parte concava nel primo giro la leggenda, Regia dogana di Sa-lerno; nel secondo giro, Fabbrica di tessuti di cotone; e nel mezzo, della ditta Schlaepfer Wenner e compagni..