In Spagna dilaga la protesta, ma l'Overtourism anche in Italia non è uno slogan ma realtà. |
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Al Summit nasce la Carta di Amalfi, che sigla la nascita di un nuovo “Umanesimo nel Turismo”, ma la politica sulla casa resta tabù.

6 aprile 2025 | 16:26
Al Summit nasce la Carta di Amalfi, che sigla la nascita di un nuovo “Umanesimo nel Turismo”, ma la politica sulla casa resta tabù.

Il ministro del turismo Daniela Santanché, ha spesso manifestato le sue invettive negazioniste all’overtourism. L’anno scorso ci tenne a ribadire al Forum del turismo di Firenze che “l’overtourism, di per sé, non esiste. Non può esserci un problema di troppo turismo“.

Ma la questione al di là della terminologia, purtroppo esiste e non si può certo negare!

Il Summit sul turismo, tenutosi i giorni scorsi ad Amalfi, lo dimostra: i 25 sindaci partecipanti, ognuno in base alla propria esperienza territoriale, ha espresso opinioni, dubbi ed esigenze, e forse l’evento potrebbe rivelarsi un vero propulsore per politiche più mirate al bilanciamento tra turismo e comunità.

Presente anche il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, che a Firenze aveva già parlato della necessità di una svolta: “Ci vuole una legge quadro a livello nazionale. Ma l’Italia è fatta di tante peculiarità e particolarità diverse quindi bisogna dare il potere ai sindaci di regolamentare il fenomeno città per città“.

Ecco che ad Amalfi, di fronte alla serrata dei sindaci di tanti piccoli comuni italiani giunti da nord a sud in modalità trasversale, la ministro ha corretto il tiro, “il turismo è una risorsa per l’intera Nazione. E una risorsa non va problematizzata. Il punto, semmai, è esattamente quello messo al centro di questo Summit: la gestione […] attenzionando dimensioni cruciali quali ospitalità e residenzialità, fiscalità, mobilità e sicurezza, e spazi pubblici, è possibile sviluppare modelli di gestione delle destinazioni turistiche e di politiche pubbliche mirate sul tema, al fine di contemperare al meglio il bilanciamento tra turismo e comunità“.

Il ministro ha informato di presenziare a breve al Comitato Turismo dell’OCSE a Parigi, dove si parlerà di tecnologia e sostenibilità. I sindaci intervenuti hanno definito “Il Patto di Amalfi”, una proposta per istituire delle Zone Turistiche Speciali e consentire ai Sindaci di intervenire direttamente sui propri territori, con a breve l’invito di audizione presso la Commissione Turismo del Senato.

Del resto non ci sono più impedimenti, tenuto conto che la tecnologia attuale, con il supporto dell’Intelligenza Artificiale, consente il monitoraggio dinamico dei flussi in tempo reale.

Quello di Amalfi é stato un evento decisivo, dato che con l’estate alle porte, sta montando la protesta dei residenti contro il turismo di massa: in Spagna cortei con cartelli e striscioni, invitano i residenti a riprendersi le spiagge e, senza tanti complimenti, i turisti-UFO a tornarsene a casa.

L’insofferenza protratta per un flusso praticamente ininterrotto di vacanzieri, é al limite, nonostante i tanti occupati nel settore turistico, anche se spesso precari e sottopagati.

Quella del turismo di massa é infatti un’economia distorta, nella quale vengono a mancare i servizi essenziali per chi vive il territorio tutto l’anno. In aggiunta ai ben noti problemi di caro affitti, traffico, vie e locali affollati, sanità e servizi primari carenti, rumore e grande aumento dei rifiuti, nelle località di mare o di montagna l’ambiente viene messo sotto una pressione non più sostenibile.

Carlo Marino, presidente di Anci Campania, al Summit di Amalfi, compie il vero salto di qualità quando dichiara che serve intervenire, “altrimenti rischiamo di diventare i sindaci dei turisti e non delle comunità“, ed aggiunge che non bastano più risorse o norme più rigide ma “serve un nuovo umanesimo nel turismo, che metta al centro le persone e le identità locali“. Il Patto di Amalfi si fonda su 4 pilastri: allineamento strategico, sostenibilità che coinvolge il territorio, implementazione della qualità dei servizi per garantire la qualità della vita dei residenti, rispettando il patrimonio, la cultura, l’autenticità dei luoghi e sostegno all’operatività economica.

Ma sarà vero oppure come sampre si fermerà tutto sul più bello?

Parliamoci chiaro, il problema più rilevante é quello del caro affitti, tuttavia é evidente che il monopolio degli affitti brevi é dovuto non soltanto ai guadagni per il boom overtourism, ma soprattutto all’esigenza dei piccoli proprietari di poter mantenere la disponibilità delle proprie case, per abitarle dopo la pensione o darle ai figli, o più semplicemente non subire danni da inquilini morosi e da interminabili procedure legali per rientrarne in possesso.

Eppure questo quadro distorto dell’economia italiana della casa, non viene preso in considerazione né da governi né dai sindaci, come se il problema non esistesse.

L’Italia è diventata un villaggio turistico: a fine 2024 c’erano 754mila case vacanza prenotabili su airbnb, corrispondente a 3milioni di posti letto, il 52% in più del 2017. Staremo a vedere se questo nuovo “Patto” produrrà frutti o se si tratta ancora una volta, di una bella illusione, utile solo a calmierare per un’altra stagione le comunità sotto stress.