“Licenziato, ignorato, condannato: la mia storia d’amore (e dolore) per Ravello”

La Corte d’Appello di Salerno conferma la sentenza di primo grado e rigetta l’appello di Secondo Amalfitano
Giocando sul mio nome, sono stato solo qualche “secondo” in dubbio se dare o meno notizia della mia vicenda personale, che prese il via nel 2019 con la lettera di licenziamento da Direttore di Villa Rufolo. Ho deciso di rendere tutto pubblico per due motivi: il primo, è il fermo convincimento che la verità può nuocere solo a chi ha la coscienza sporca; il secondo, ma anche infinitesimo per la sua importanza, è che uno sciacallo qualsiasi che si fosse imbattuto nel fatto, lo avrebbe potuto pubblicare alterandone profondamente la portata, come ho abbondantemente sperimentato nella mia vita.
Non so quanti avranno la voglia e la pazienza di arrivare fino in fondo, ma è la storia di una parte importante della mia vita e, credo, anche di Ravello. Preciso che TUTTO quello che leggerete è documentato ampiamente e lo posso dimostrare; ed ecco i fatti:
Nel novembre 2019 ricevetti formale lettera di licenziamento dall’incarico di Direttore di Villa Rufolo; fondamentalmente mi si contestavano una serie di errori in una procedura di gara per l’appalto del restyling degli contenuti multimediali della torre museo; ometto i dettagli perché del tutto inutili nel prosieguo dei fatti e dell’epilogo, ma ovviamente sono pronto, in pubblico ed in privato, a rendere conto del tutto.
Prende così il via la storia, ma per comprenderla meglio è necessario una breve parentesi per chiarire alcune circostanze pre-licenziamento:
A) Nel 2015, alla scadenza del mio contratto di lavoro, chiesi quale fossero le volontà della Fondazione per il mio futuro ed evidenziai che avevo abbondantemente regalato il mio tempo e le mie capacità durante il mio lavoro; siccome mi fu richiesto di ufficializzare le mie rivendicazioni, presentai una formale istanza di indennizzo che sommava diverse CENTINAIA DI MIGLIAIA di euro (solo per comprendere la enormità delle cifre basti sapere che avevo svolto per 3 anni il compito di Segretario generale a ZERO euro – il predecessore percepiva 80.000 euro/anno più spese; ero stato RUP per due progetti da me inventati, programmati, richiesti e gestiti, per 3.000.000 euro + 1.000.000 euro, percependo per entrambi ZERO euro di indennità RUP che pure e prevista per legge), somme da me mai richieste prima; un amministratore della Fondazione dell’epoca mi chiese cosa realmente chiedevo e se ero disposto a fare un accordo perché – riporto testualmente la sua affermazione – “la Fondazione e Ravello non mi dovevano perdere”; anche per quelle dichiarazioni risposi che: a) chiedevo unicamente di poter continuare a lavorare e un minimo di rimborso spese (20.000 euro) anche per ripagarmi di una polizza assicurativa per i rischi che avevo affrontato per tutte le “responsabilità non retribuite”; b) ero pronto a sottoscrivere in sede sindacale un accordo per tutelare la Fondazione anche da eventuali ripensamenti miei; fu regolarmente sottoscritto l’accordo presso Confindustria Salerno e fu stipulato regolare contratto
B) Nel contratto collettivo nazionale che era stato sottoscritto, era previsto obbligatoriamente per la Fondazione la stipula di una polizza sanitaria integrativa per Dirigenti, e una polizza assicurativa straordinaria; purtroppo per me dovetti scoprire davanti ad una sala operatoria che la mia polizza sanitaria non era mai stata stipulata e dovetti pagare di tasca mia 13.000 euro per l’intervento chirurgico prenotato; solo dopo il primo intervento si corse ai ripari e la polizza sanitaria fu sottoscritta; ma allorquando, per i miei problemi di salute sopraggiunti proprio in concomitanza con la pessima gestione commissariale della Fondazione, mi fu accertata dall’INPS una invalidità superiore ai 2/3, scoprii che anche l’assicurazione obbligatoria non era stata stipulata e, quindi, non potevo richiedere l’indennizzo una tantum straordinario all’assicurazione per un importo di ben 230.000 euro come stabilito dal CCNL. Nonostante la enorme cifra in ballo NON RICHIESI ALCUN TIPO DI RISTORO E RIMBORSO; ero pazzo? NO! Ero solo profondamente legato alla MIA CREATURA FONDAZIONE RAVELLO, non si può chiedere ad un figlio di pagarti per errori non suoi, ma di persone incapaci peraltro ben pagate. Ad ulteriore riprova del mio amore per Ravello, per la Fondazione e per Villa Rufolo, nel 2018 ho combattuto con 2 tumori, ho subito prima 2 interventi chirurgici e poi 2 mesi di radioterapia quotidiana, alla fine del 2018 ero stato assente dall’ufficio per complessivi 20/25 gg, malattia, ferie e riposi settimanali inclusi, per la disperazione del consulente del lavoro che giustamente mi scongiurava di godere almeno dei riposi obbligatori. Non mi aspettavo nessuno elogio e nessuna gratitudine da nessuno, nessuna medaglia, era quello che sentivo di fare per il MIO PAESE che merita questo e altro, ma non mi aspettavo di sicuro tanta cattiveria; dopo 40 anni passati a dare tutto per il mio Paese, ritrovarmi a dovermi difendere contro chi ha avuto a piene mani, fa male.
C) Durante la “lunghissima” gestione commissariale della Fondazione Ravello, mi ero rifiutato di adempiere ad alcune richieste che ritenevo non legittime, di tutto ciò avevo informato ufficialmente alcune “Autorità” competenti, compresa l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), anche per tutelarmi, quale dipendente, da eventuali ritorsioni, in quanto avevo avuto notizia certa che il Commissario e un Dirigente della Regione Campania avevano richiesto al Ministero della PA se ci fossero le condizioni per licenziarmi perché, solo a loro dire, ero già “in quiescenza” (pensionato) ; l’ANAC mi rispose affermando che non essendoci state ritorsioni non potevano intervenire e che, comunque, ritendo alcune mie segnalazioni meritevoli di approfondimento, avrebbero trasmesso gli atti alla Procura della Corte dei Conti; quando ricevetti la lettera di licenziamento scrissi all’ANAC di nuovo alla luce di quell’atto che ritenevo ritorsivo nei miei confronti; la risposta mi fece già capire che aria tirava, mi scrissero: “deve rifare tutta la procedura di segnalazione da capo”.
1) Con i miei avvocati facemmo ricorso al licenziamento presentando una memoria molto ricca di atti e documenti, solo a quel punto richiedendo anche conto e ristoro per i danni delle polizze mai stipulate; la Fondazione si difese con una memoria che entrava nel merito del licenziamento e non si soffermava minimamente sulla questione polizze. Il processo resta bloccato dal Covid e alla ripresa vengo riaperti i termini per produrre nuova documentazione; ed ecco che spunta una nuova linea difensiva che mira non più a far dichiarare legittimo il licenziamento, ma, ADDIRITTURA, a far dichiarare NULLO il contratto stipulato nel 2016, e quindi a far decadere tutto, compreso la mancata stipula delle due polizze assicurative; per argomentare in questa direzione l’avvocato sostiene che la Fondazione Ravello è una Istituzione pubblica controllata dalla Regione Campania che, a sua detta, aveva il potere di nomina e di revoca degli Organi come si sarebbe evinto anche da un fantomatico nuovo statuto, e che, pertanto, la mia assunzione avrebbe dovuto seguire l’iter del Concorso pubblico; ritenevo che: 1) avendo esibito il vero statuto vigente all’epoca dell’assunzione e del licenziamento; 2) avendo esibito un atto ufficiale della stessa Regione Campania “BILANCIO DI PREVISIONE FINANZIARIO PER IL TRIENNIO 2019-2021”, che nell’elenco delle partecipate riporta la Fondazione Ravello fra gli ENTI STRUMENTALI PARTECIPATI DI DIRITTO PRIVATO art 11 ter comma 2 e non art 11 ter comma 1 , proprio perché, nei confronti della Fondazione Ravello, la Regione Campania NON HA NESSUNO DEI REQUISITI descritti nella memoria della difesa; 3) avendo evidenziato che lo stesso Tribunale di Salerno, sempre nel 2016, e sempre con la Fondazione Ravello, aveva chiuso un’altra vertenza di lavoro con un accordo che prevedeva addirittura l’assunzione a tempo indeterminato per il ricorrente; 4) avendo ben documentato la vera essenza della Fondazione Ravello che non ha assunto alcuno degli attuali dipendenti con concorso pubblico; avendo prodotto tutto ciò ritenevo, appunto, che il tentativo di difesa sarebbe miseramente naufragato.
2) Nulla di tutto questo, dopo quattro anni ad ottobre 2023 il tribunale senza minimamente entrare nel merito di tutti i fatti di cui sopra, sentenzia la nullità del mio contratto e mi condanna al pagamento delle spese; “quod nullum est, nullum producit effectum”, in un colpo solo svaniscono un contratto, anni di lavoro, dignità e onorabilità delle persone, ccnl, una Istituzione che era il fiore all’occhiello per l’Italia. Non capivo il senso di tutto quello; non capivo quale reato avessi commesso per meritare quella sentenza; forse il giudice voleva farmi pagare la mia stupidaggine per essermi fatto infinocchiare con un contratto farlocco rinunciando a centinaia di migliaia di euro, per non saper spillare soldi alla Fondazione, per non sapere adulare il potente di turno, per essermi permesso di aver coinvolto Procure, ANAC e quanti altri per difendere la mia terra??? Sicuramente NO! E allora perché? Perché la stessa Fondazione ha elargito a piene mani soldi per le rivendicazioni più svariate? Perché la stessa Fondazione, addirittura qualche stesso componente degli Organi di ieri e di oggi, nel 2016, a chi chiedeva ufficialmente e nell’aula dello stesso Tribunale di Salerno solo 65.000 euro per chiudere definitivamente la vertenza, ne ha generosamente donati 30.000 oltre ad un contratto a tempo indeterminato? Perché quello stesso tribunale che ha benedetto quell’accordo e quel contratto a tempo indeterminato, oggi ne maledice un altro che è solo a tempo determinato e per una posizione apicale? Forse perché era l’unico modo per coprire eventuali manchevolezze e colpe? Ma certo che NO! Non può essere, perché i Giudici sono super partes e amministrano la giustizia nel nome del Popolo sovrano, e giammai per interessi di parte o dello sceriffo di turno. Allora qualcuno me lo spiegherà PERCHE’?
3) Ricorriamo in Appello e il 14 febbraio scorso, nella prima udienza, sento parole che, dopo le traversie raccontate, suonano per le mie orecchie come la musica a Villa Rufolo, il Presidente chiede: “fino ad ora ci sono stati tentativi di accordo?” La risposta in coro è: “NO MAI”! Il Presidente ribatte: “Vista la complessità e delicatezza del caso, anche per gli Enti coinvolti, sarebbe opportuno che si tentasse un componimento bonario”. C’è la piena disponibilità degli astanti tutti e la seduta viene aggiornata alle ore 11.00 del 7 aprile – ieri -con trattazione scritta. Ai miei legali do le mie indicazioni: non chiedo nulla per l’inadempimento del contratto di lavoro, non chiedo nulla come danni per il licenziamento, non chiedo nulla per tutte le rivendicazioni fatte nel 2015, chiedo solo il ristoro per le mie traversie sanitarie e per le mancate polizze assicurative, anche perché sono esentasse e contributi per la Fondazione e si metterebbe una pietra sulle eventuali responsabilità del passato. Dopo diverse settimane di silenzio, solo alcuni giorni fa viene ufficializzata dall’avvocato della Fondazione una proposta transattiva del valore poco più che simbolico di 25.000 euro. Entro le ore 11:00 si comunica il mancato accordo e, con l’amarezza della forma e della sostanza della proposta che, ripeto, è stata avallata anche da alcune persone che nel 2015 e anche negli anni successivi hanno avuto ben altri atteggiamenti e decisioni per vicende analoghe.
4) Mi ero già rassegnato ad un nuovo periodo di tensioni e di udienze, ma ieri sera dopo poche ore dal deposito delle memorie, la Corte d’Appello di Salerno, superando a velocità supersonica le difficoltà della “complessità e delicatezza” del caso, mi ha liberato dallo stress dell’attesa, comunicando l’avvenuta decisione di rigettare l’appello e condannarmi al pagamento delle ulteriori spese.
Non ho parole! Solo tanta amarezza e mille domande, una per tutte: Questo in Italia è il risultato di “SERVIRE LO STATO PER IL BENE PUBBLICO” (parlo di me non dei giudici)?
Fortunatamente per me, come sempre nella mia vita, in questi momenti a sostenermi interviene e subentra la mia coscienza e la mia famiglia, prima quella anagrafica e poi quella dei veri amici; a loro e per loro, dico di cuore GRAZIE!
A tutti, anche a quanti, consapevolmente o inconsapevolmente, sono stati protagonisti arrivando finanche a gioire per poche ore di cattiverie gratuite, auguro BUONA VITA, UNICO VERO BENE PER IL QUALE CONVIENE GIOIRE!
Secondo Amalfitano