CILENTO, TROPPI PORTI TURISTICI SI PERDONO LE SPIAGGE

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SALERNO — «Il Cilento sta perdendo le spiagge, per colpa della proliferazione dei porti turistici e di interventi scrite­riati di ripascimento e realizza­zione di scogliere». Franco Or­tolani, ordinario di Geologia e direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio alla Federico II, ha re­alizzato un monitoraggio sulla costa a sud di Salerno, dal qua­le emergono dati preoccupan­ti: «Circa 44 chilometri di spiaggia sono gravemente mi­nacciati da un’incalzante ed ir­reversibile erosione marina». In particolare, «la costruzione dei porti di Casalvelino Marina e Policastro Bussentino ha de­stabilizzato i precari equilibri delle coste lungo le quali sono stati realizzati senza alcuna cor­retta valutazione dell’impatto ambientale. Il primo è all’estre­mità settentrionale della spiag­gia formatasi lungo la pianura alluvionale del fiume Alento e del torrente Fiumarella, lunga circa 7700 metri, delimitata da Casalvelino Marina a nord e da Ascea Marina a sud. In pochi anni ha provocato un’erosione accentuata ed irreversibile di circa 2,5 chilometri di spiag­gia ». Il porto di Policastro Bussen­tino, prosegue il docente uni­versitario, «in pochi anni ha provocato una prevedibile gra­ve erosione della spiaggia com­presa tra lo scalo marittimo e Capitello con la scomparsa irre­versibile di circa 100 metri di pianura». Gli imbarcaderi di Marina di Camerota e di Sapri, argomenta inoltre lo studio del professore della Federico II, «sono stati realizzati in due baie bellissime adornate da spiagge sabbioso-ghiaiose nel­le quali i sedimenti venivano spostati da un bordo all’altro in relazione alla provenienza delle mareggiate di maestrale e di libeccio. Hanno determina­to trappole per i sedimenti con ripascimento a ridosso del mo­lo di sottoflutto ed erosione nella rimanente piccola spiag­getta ». Le opere di difesa co­stiera, accusa Ortolani, sono state spesso condotte senza cri­teri scientificamente validi ed hanno perciò aggravato i feno­meni erosivi. Cita un caso spe­cifico: «Gli interventi tra Poli­castro e Capitello, realizzati senza una preventiva, anche se obbligatoria, valutazione di im­patto ambientale, hanno pro­vocato il dissesto dell’unica strada costiera che serve il Gol­fo di Policastro». Poi l’appello: «Occorre un piano di sviluppo ambientale pubblico in cui sia previsto il restauro delle cave, delle fasce fluviali e delle spiag­ge con il coinvolgimento di ri­sorse finanziarie dei privati, i quali potrebbero trovare il lo­ro tornaconto nella gestione di una parte del litorale restaura­to ». Il terrazzamento delle ca­ve, secondo il geologo, potreb­be fornire materiali indispensa­bili al ripascimento delle spiag­ge. La rinaturalizzazione dei La denuncia «La costruzione dei porti di Casal Velino e Policastro ha destabilizzato gli equilibri delle coste» fiumi e delle foci garantirebbe l’apporto di materiali sabbiosi alla costa. Il caso Cilento, peral­tro, non è certo l’unico in Cam­pania. Gravi problemi di ero­sione sono stati segnalati an­che sulla costa del litorale ca­sertano, probabilmente in con­seguenza della realizzazione del porto di Pinetamare, che fu costruito abusivamente una trentina di anni fa, A Ischia la famosa spiaggia dei Maroniti si assottiglia anno dopo anno, complice la collocazione di sco­gliere protettive che, in realtà, hanno modificato il naturale flusso delle correnti. Proprio ai Maronti alcuni anni fa un ripa­scimento scriteriato – fu draga­ta sabbia dai fondali senza alcu­no studio preventivo – danneg­giò seriamenta la Posidonia Oceanica. Fabrizio Geremicca

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