L’attore positanese Giuseppe Rispoli ci racconta una favola intensa ed emozionante: ’A Scereppola segui la diretta

L’attore positanese Giuseppe Rispoli ci regala una nuova ed emozionante favola ispirata dall’attualità.
Giuseppe in questi ultimi tre anni ci ha arricchito con tantissimi dei suoi racconti e ci ha insegnato che dietro ogni favola si nasconde sempre un messaggio più profondo che arriva dritto al cuore e ci porta a riflettere.
L’immagine usata nella favola «’A Scereppola”» è molto forte e riguarda ognuno di noi, nessuno escluso.
Le notizie che in questo ultimo periodo ci arrivano dalla televisione e dai social non possono lasciarci indifferenti eppure troppo spesso siamo abituati ad ascoltarle senza interesse, senza coinvolgimento, senza empatia.
Abbiamo sentito di guerre e di morti, abbiamo sentito del terremoto che ha ucciso tantissime persone sepolte vive sotto le macerie delle proprie case, abbiamo sentito di un barcone distrutto dalla potenza del mare e di decine di esseri umani inghiottiti dalle onde solo per aver sognato una vita migliore.
Ci siamo commossi in un primo momento per poi dimenticare quelle immagini e continuare con la nostra vita agiata e comoda.
Abbiamo messo a tacere la nostra coscienza magari inviando un aiuto economico e recitando una preghiera per le vittime.
Ma la morte e la sofferenza di altri esseri umani non può e non deve lasciarci indifferenti perché si tratta di persone uguali a noi. L’unica differenza è che noi abbiamo avuto la fortuna di nascere in un angolo di mondo migliore ed abbiamo il dovere di aiutare chi è stato meno fortunato.
Sicuramente nel nostro piccolo non potremo far nulla per evitare una guerra, un terremoto o un naufragio ma certamente possiamo fare tanto per aiutare chi riesce a sopravvivere a queste tragedie, possiamo tendere una mano e non voltarci dall’altra parte. Ma, prima di far questo, dobbiamo imparare il valore dell’empatia ovvero del fare nostre le sensazioni altrui, le gioie ma soprattutto i dolori, perché quelle vite spezzate gridano vendetta e quelle persone uccise dalle bombe, sepolte dalle macerie delle proprie case o inghiottite dal mare non sono dei numeri ma sono nostri genitori, nostri fratelli o nostri figli.
Non cerchiamo inutilmente di sotterrare la nostra coscienza per evitare di ascoltare la sua voce ma lasciamoci interrogare e smuovere fin dentro le ossa, non abituiamoci alla sofferenza degli altri ma facciamola nostra sperando che anche chi ha la possibilità di cambiare le cose possa fare lo stesso, possa ascoltare la propria coscienza e far tacere le armi, possa fare tutto il possibile per portare in salvo le persone che cercano una vita migliore strappandole alla forza del mare troppo impetuosa per una barca fatta di legno.
E’ arrivato il momento di spostare quel mobile e liberare la nostra coscienza perché la sua voce possa parlare al nostro cuore e ci aiuti ad essere persone migliori.

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