IL PRIMO DOCUMENTO SU SIDERNO E I PRIMI FEUDATARI
1 – I Caracciolo Rosso • 2 – Il Conte Marino Correale
Il primo documento che ci dà la certezza dell’esistenza di Siderno o meglio di Sideroni risale all’anno 1348. Si tratta di un passo delle Vitae Episcoporum Hieracien-sium scritte dal vescovo Ottaviano Pasqua e poste in appendice al volume di monsignor Cesare Rossi, vescovo di Gerace, dal titolo: Constitutiones et Acta Synodi Hieraciensis 7 . Nelle suddette Vitae, a pagina 271, nella parte in cui il Pasqua descrive la vita del vescovo Simone Costantopolitano, nel citare i signori feudali di Gerace, menziona Antonio Caracciolo che ebbe restituita la contea di Gerace concessa a Nicolò Acciajoli e che nel 1348, Crypteriam, Oppidum, cui Divus Georgius nomen est, Polistinam, Jojosam, Sideronem, & Plazzanum, aliaque etiam Oppida haud insigniora obtinebat, ossia, era signore di Grotteria, San Giorgio, Polistena, Gioiosa, Siderno e Pazzano. In base a tale documento, nel 1348 Antonio Caracciolo Rosso 8 , conte di Gerace e barone di San Giorgio e Polistena, era signore feudale di Siderno. Comunque, già prima del 1348, in un documento del 1221 è citata una località denominata Siderno. Si tratta di un privilegio imperiale con il quale Federico II concesse le contee di Siderno e Sinopoli in Calabria, al conte Giovanni III Calefati di Messina, discendente della casa imperiale di Costantinopoli 9 . Il documento, che viene citato dal canonico Michelangelo Macrì nella Sidernografia 10 , è trascritto interamente da Edward Wilkelmann nel volume Acta imperii inedita saeculi XIII e XIV11 . Ci sono buone probabilità, comunque, che il luogo denominato Siderno e citato nel predetto documento non corrisponda all’odierna Siderno, bensì ad una località con la stessa denominazione sita nel territorio di Seminara. Ciò si può affermare anche perchè nel documento viene specificato che le contee di Siderno e Sinopoli concesse a Giovanni dei Calefati, “erano ad oriente di Scilla”, quindi sulla parte tirrenica della regione calabra. Nella città di Seminara, infatti, esisteva una località denominata Sidero-Siderno o Moncoturni 12 , che nel ‘500 venne concessa in feudo a Jacopo Mangia 13 . A sostegno di questa tesi vi è un altro particolare. Nel volume Rationes Decimarum, a cura di Domenico Vendola 14 , vengono riportati documenti relativi al pagamento della “decima” da parte dei centri abitati della diocesi di Gerace. Ora, mentre nel 1324 è citato il casale di Salvi per il quale il presbitero Matteo pagava tar. unum, non viene fatta alcuna menzione del casale di Sideroni. Probabilmente il predetto casale non era stato ancora edificato, dato che nessuno pagava per esso la decima, tassa ecclesiastica alla quale era difficile sfuggire, o aveva solo poche case. Il casale di Siderno viene nuovamente citato nelle Vitae inedite di monsignor Ottaviano Pasqua, nelle quali alle voce Anno Christi 1363 si legge: Antonius huius nominis primus Caracciolus, Henrici primi comitis filius, Neapolitanus, Crypteriae, Ioiosae, Sideronis ac adiacentium minus insignium locorum dominus15 . Quindi, nel 1363, Siderno, di cui era signore Antonio Caracciolo, era indicato insieme a Grotteria e Gioiosa tra i luoghi notevoli. Ciò sta a significare che con molta probabilità aveva già un nucleo abitato abbastanza sviluppato, visto che gli altri luoghi (casali) adiacenti non erano menzionati in quanto meno notevoli: adiacentium minus insignium locorum. Come casale della terra di Grotteria, Siderno seguì le sue vicende feudali sia nel corso del XIV che nel XV secolo, passando in possesso dei vari signori che l’ebbero in feudo. Da Antonio Caracciolo passò in feudo al figlio primogenito Giovanni Caracciolo, che fu investito dell’intero Stato paterno con privilegio di re Ladislao in data 14 ottobre 1390 e con altro privilegio della regina Giovanna II in data 26 novembre 1418 16 . Dai Registri della Cancelleria Angioina (vol.34 documento n.76) veniamo a conoscenza che il 9 dicembre 1423 venne confermato a “Giovanni Caracciolo conte di Gerace e ai suoi fratelli Battista, Luigi,Giorgio e ad Isabella Ruffo, moglie di Battista, il possesso delle Terre della contea di Gerace, la baronia di Grotteria, di Rocca Niceforo, Agroni, Plaesano, Plateota, Santo Niceto e Monasterace in Calabria e tutti i privilegi”.
A Giovanni Caracciolo, morto senza figli, successe nel 1432 il fratello Battista che prese possesso di tutta la Contea di Gerace e del suo distretto, così come riportato in un documento del 1437: “Respondimo, simo contenti concederilli Giraci cum suo districto, czoè la Gructaria (di cui faceva parte Siderno), San Giorgio, la Joyusa, Guardia et Cinquifrundi…” 17 . A Battista Caracciolo intorno al 1443 successe il figlio Tommaso 18 , ultimo conte di Gerace, poi primo marchese, che divenne signore feudale di tutti i possedimenti del padre, compresa la baronia di Grotteria ed il casale di Sideroni. Nel 1444, Tommaso Caracciolo fu coinvolto nella rivolta organizzata in Calabria da Antonio Centelles19 . Successivamente, resosi reo di numerosi atti di violenza nei suoi feudi contro i sudditi, fu messo sotto inchiesta da Alfonso d’Aragona, che approfittò del suo comportamento criminoso per abbattere il suo potere. Il 21 aprile del 1455 fu arrestato in Gerace dal viceré di Calabria in persona, Francesco Siscar 20 , e spodestato dei suoi feudi manu militari. Dopo un processo durato due anni, il 20 agosto 1457 venne emessa la sentenza definitiva che lo condannò alla pena di morte e alla confisca di tutti i beni. Tuttavia, la sentenza non fu eseguita e la pena di morte gli venne commutata dal Re nel carcere a vita. Successivamente, il Caracciolo riuscì a fuggire a Roma, dove nel 1474 era ancora in vita ed aveva una pensione di 25 ducati mensili 21 .
2 – Il conte Marino Correale
Una parte considerevole dei titoli e dei feudi posseduti da Tommaso Caracciolo, in un primo tempo furono concessi da re Alfonso I d’Aragona al suo amico Gabriele Correale di Sorrento, che però morì giovane. Così, con privilegio del 1 gennaio 1458, gli stessi furono devoluti dal predetto Re al fratello di Gabriele, il milite Marino Correale di Sorrento, che ebbe concessa la contea di Gerace e Terranova, le baronie di San Giorgio e Cinquefrondi e quella di Grotteria cum terris et casalibus. Nel diploma di concessione si legge:
Damus donamus etc. Terram Terranova et eius Comitatus de
provincia Calabria cum casalibus infrascriptis (…) ac etiam
Baroniam et terram Agropteriae cum Terris e casalibus
infrascriptis, videlicet: Motta Ioiusae, Mammulae, Sancti
Ioannis a Giraci, Salvi, Sideroni, Pazzilloni, Pirogi, Vuadae,
Martoni, Bactipedoni, et ceteris quibusvis terris et casalis
ejusmodi Comitatus et baroniarum habitatis et inhabitatis,
castris, fortellitiis, turribus, domibus, montibus et planis pratis,
(…) et spectare debentibus quovismodo cum quibus omnia
predicta per dictum Thomas Caraczolum possidebantur et
detinebantur eidem Marino Curiali tamquam benemerito et con
digno et suis hominibus et successoribus de suo corpore
legitime descendentibus natis jam et in antea nascituris in
feudum et ad propiam naturam feudum justa usum et
consuetudinem huius regni 22 .
Scrive il Summonte: Havea dato anche per prima a Gabriello Curiale da Surrento suo creato da fanciullo molte Terre, facendolo di più signor della sua Patria, ma perchè non potè godere la liberalità del suo Re, poiché avanti che compisse l’età de 19 anni, morì con dispiacer grande d’Alfonso (…). Per questo fè all’hora venir da Surrento Marino Curiale fratello di Gabriello, e gli donò il Contado di Terranova con altre Terre, come si accennò di sopra23 . Siderno passò quindi in possesso di Marino Correale. Delle sue vicende storiche e sociali nel periodo che va dal 1348, anno a cui risale il primo documento che lo cita, al 1458, anno in cui passa in possesso di Marino Correale, si sa poco o niente. Il neofeudatario Marino Correale, in data 18 febbraio 1459 concesse in suffeudo, al nobile Antonio Linares di Aragona della Terra di Gioiosa, la località Galgano o Madamagilla, sita in territorio di Siderno. Egli, nel 1484, concesse sempre in suffeudo ad Agostino Santa Croce di Gerace, la località Melochea, anch’essa sita nel territorio sidernese 24 .
Con molta probabilità il nucleo abitato di Sideroni tra il Trecento ed il Quattrocento era circoscritto alla timpa 25 – odierno centro storico della Siderno collinare. Nel periodo citato esisteva certamente la chiesa di San Nicola, che con molta probabilità fu edificata con le prime case del paese, come dimostrano anche i resti dell’abside della vecchia chiesa di rito greco, rinvenuti sotto la scalinata principale dell’attuale chiesa26 . Marino Correale fu signore feudale di Siderno dal 1458 al 1496; in questo periodo il casale registrò un aumento della popolazione, tanto che nel 1493 esisteva un’altra chiesa intitolata a Santo Stefano 27 , edificata sulla collina antistante la collina (timpa) abitata. Ciò dimostra che l’abitato iniziava ad espandersi nel luogo oggi detto borgo. La chiesa matrice, intitolata a San Nicola, il 23 giugno 1506 aveva una rendita cospicua della quale faceva propri i frutti e i redditi Pietro Paolo Mainardo 28 . Con molta probabilità esisteva a fine Quattrocento anche la chiesa di Santa Maria di Monte Gratiarum, attestata in un successivo documento del 1543 29 . Il 12 maggio 1495 venne incoronato Re di Napoli Carlo VIII, che con le truppe francesi nel 1494 aveva invaso il Regno di Napoli. Ferdinando II, detto Ferrandino, vistosi invaso il Regno dai Francesi, si era rifugiato in Sicilia. Ma, quando Carlo VIII, nel corso del 1495, se ne andò da Napoli, Ferrandino chiese aiuto al re di Spagna, Ferdinando il Cattolico d’Aragona, per riconquistare il Regno. In prosieguo di tempo, Ferrandino sbarcò in Calabria con le truppe spagnole al comando di Consalvo Fernandez de Cordova, le quali dopo qualche battaglia, sconfitte le truppe francesi al comando di Berardo Stuart d’Aubegny, riconquistarono dapprima tutta la Calabria e la Puglia con l’aiuto dei centri rimasti fedeli agli Aragonesi e, successivamente, tutto il Regno di Napoli. Ferrandino, comunque, ritornò sul trono solo per poco tempo, visto che nel 1496 morì; gli successe il fratello di Alfonso d’Aragona, Federico II, ultimo re aragonese di Napoli 30 . Nel corso dell’occupazione francese, in Calabria, buona parte dei baroni e delle terre abitate passarono con i Francesi guidati dal d’Aubegny, anche se in qualsiasi momento erano pronti a ripassare con gli Aragonesi. Anche la contea di Gerace, nel cui distretto vi era la baronia di Grotteria ed il casale di Sideroni, passò con i Francesi 31 , mentre il conte Marino Correale, fedelissimo degli Aragonesi, venne “confinato” a Gaeta e spodestato dai Francesi dei suoi possedimenti. Gli abitanti del casale di Sideroni, come quelli di altri casali della baronia di Grotteria e di altre città, si schierarono con i Francesi, come attesta un interessante documento relativo all’occupazione francese della contea di Gerace e Terranova 32 . Difatti, nel corso della occupazione francese, alcuni aragonesi fuorisciti dalla città di Castelvetere chiesero agli abitanti di Sideroni di potersi trasferire ad abitare in quel luogo, ma non vennero accolti e la loro richiesta venne respinta; così fecero anche gli abitanti di San Giorgio 33 ; Grotteria invece li accolse. Ciò dimostra che già nel 1496 il nucleo abitato di Sideroni era abbastanza consistente ed autonomo al punto da prendere importanti decisioni. Il casale di Sideroni, nel citato periodo, accanto a braccianti, massari ed artigiani, annoverava anche un nobile, il magnifico Giovanni Petruccio Filippone, che dopo essere stato imprigionato dai Francesi perché filo-aragonese, venne liberato e fece ritorno a Sideroni: …ipso teste fo liberato de prisonia et venuto ad Sideroni in sua casa… 34 . Questa circostanza sta a dimostrare che già a fine Quattrocento vi era a Siderno qualche famiglia che viveva more nobilium ossia secondo il costume dei nobili.