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DIANA FALANGOLA con Vincenzo Russo per TRACCE

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Il 17 marzo
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Evento concluso

DIANA FALANGOLA  con Vincenzo Russo per TRACCE

Città di Piano di Sorrento Assessorato Cultura, Turismo e Spettacolo
CENTRO POLIFUNZIONALE COMUNALE Via Cavottole-Plano di Sorrento

Percorsi d’arte, storia, musica, filosofia… CICLO DI CONFERENZE INGRESSO LIBERO

Venerdì 17 marzo -Vincenzo Russo –Una storia napoletana di fine Cinquecento.

il prof. Vincenzo Russo parlerà di Diana Falangola, nobildonna sorrentina e di altre storie relarive.

Generico marzo 2023

dal volume il tasso e la sua famiglia Bartolommeo Capasso

……bella come una delle più graziose figure uscite dal pennello del Correggio, che da un balcone fissavaio con una tale ingenua ammirazione da vincere qualunque più entusiastico applauso. 11 principe, che salutava più cortesemente del solito, fu visto allora dire qualche cosa nelTorecchio di Giovanni de Solo suo segretario, indicando il balcone dove era la giovinetta, ed indi mosso il corteggio proseguire il cammino alquanto più lentamente, e non senza voltarsi spesso indietro. Quella bellissima fanciulla era Diana Falangola figlia di Antonio e Lucrezia Brancia, che allora trovavansi in Napoli, ed erano accorsi a vedere il ritorno dell’ armata vincitrice e dei proprii parenti, che in quella avevano avuto parte.

……….Qualche mese dopo si facevano giuochi e tornei nella piazza dell’Incoronata. V’intervenivano il principe, molli signori e cavalieri e moltissimi uomini d’arme del regno. In alcuni palchi riccamente addobbati assistevano allo spettacolo le principali dame della città, e i due figli d’Ali con Mehmet-Bei che erano stati fatti prigionieri a Lepanto. D. Giovanni, che in così giovine età col suo valore e colla sua destrezza faceva maravigliare gli spettatori, ebbe i primi onori del torneo. La ciarpa, che in quella occasione gli cingeva il fianco, era rossa e verde. Erano questi i colori della famiglia Falangola -, poiché l’amore del giovine principe aveva trionfato della ritrosia di Diana. E come invero resistere al potere circondato da tutte le illusioni della gioventù della bellezza e della gloria ? Diana aveva ceduto, e frutto di questi amori fu una bambina, alla quale venne posto il nome di Giovanna. Allorché dopo sei anni il Principe nel meglio della sua carriera, e nello istesso mese in cui ottenne

……. la splendida vittoria di Lepanto non setiza sospetto di veleno venne a morire, Giovanna fu posta nel monastero di S. Chiara di Napoli, e poscia, fatta adulta, fu data in moglie al principe di fiuterà firanciforte con dote corrispondente alla sua nascila. La chiesa di S. Maria della Vittoria da lei coll’attiguo ed abolito convento per opra del P. D. Onofrio Anfora sorrentino edificata nella riviera diChiaia ricorda tuttora ai Napolitani la devota munificenza di Giovanna, e quella memorabile giornata , in cui suo padre diede il primo ed il più forte crollo alla potenza Ottomana in Europa. Di Diana poi narrano le cronache, che anche prima di morire il Principe divenisse moglie a Vittorio Strambone nobile napolitano del sedile di Porto (a).

……….di Giambattista Caracciolo detto Ingrillo^ eh’ egli chiama Diana, laddoTe per la testimonianza dell’Ammirato, scrittore contemporaneo, aveva senz’alcun dubbio il nome di Beatrice ; così cadeva pure in errore riguardo al nome del padre loro. Da una iscrizione posta in S. Lorenzo in Napoli, già riferita dall’ Eugenio (a), e da una nota tratta da un antico processo, . e riportata in alcuni Mss. del de LcHis, che da me si conservano, io posso con sicurezza affermare, che si chiamasse Giovanni (43).

dal volume Archivio storico 

  • ma ancora per la somiglianza della sorte colla propria, durante non breve tempo prese amorevole cura. Parlando di Don Giovanni d’Au- stria nell’epoca sua splendidissima quantunque, siccome abbiamo ve- duto, non senza pensieri e cure gravi, Girolamo Lippomani osserva che, se egli, secondo dicevano, era molto inclinato alle donne, pure non aveva mai dato scandalo né fatto seguir rumore. A Napoli egli conobbe DianaFalangola, di buona famiglia sorrentina, e l’ottenne, pare col consenso dei parenti, il padre andando governatore a Poz- zuoli. Ai 18 Luglio lo73, indirizzò a Margherita, a cui, come si è raccontato, aveva fatto visita all’Aquila pochi mesi prima, la seguente curiosa lettera: « Signora, si metta a ridere V. A. ricevendo la pre- sente, giacché, quantunque pieno di confusione, mi senio disposto a ridere anch’ io. Y. A. ricorderassi che, tra altri particolari, Ella mi domandò se avevo qualche hglio, comandandomi, in caso aflermativo, di allìdarglielo. Risposi non averne^ ringraziandola della sua gentile offerta, la quale, aggiunsi, forse fra non molto mi sarei trovato nel caso d’ accettare. Questo fra non molto è quasi arrivato, giacché fra un mese credo mi troverò padre di tiglio quale son’io, padre confuso e vergognoso, dico vergognoso, inquantochè é una celia l’aver io dei figli. MiperdoniY. A. dovendoEllaessere madre, comeèmadremia,vie- piìi di quello che sta per nascere ed è il primo. La suplico dunque con ogni istanza di farmi la grazia d’addossarsi questa nuova cura e secca- tura, colla possibile precauzione e segretezza. Quanto a questo e a tui- tociò che sarà giudicato prudente, mi rimetto in Y. A., supplicandola non solo d’incaricarsi di tutto, ma d’avvertirmi dei particolari che le sembreranno opportuni. Yenuto il momento in cui senza pericolo potrà portarsi la creatura dove Ella si trova, Ella ne verrà avvertita dal Cardinal di Granvela, il quale, per amor di me , e per meglio con- servare il segreto, avrà cura del bambino sin a tanto che potrà es- sere affidato a Y. A. La prego di aiutarlo in questo, considerandosi sin da ora come madre del padre e del suo creato. Quella di cui aspetto il parto, è tra le più nobili e distinte di qua, e delle più belle d’Italia. Tutte queste qualità, e in primo luogo quella della nobiltà, scuseranno, spero, viepiù questa irregolarità [deshòrden) se tal nome conviene a cosa si naturale e sì frequente in questo mondo ».
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    La risposta della Duchessa, in data dei 31 Luglio, in tutto confor- me ai desideri di Don Giovanni, gli giunse quando era andato a Mes- sina. Agli 11 Settembre 1573, DianaFalangola partorì una bambina, di cui il Granvela ebbe cura, facendola partire sotto sicura scorta ai primi di Novembre per l’Aquila. Yicin’a Sulmona, essa fu accolta da

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    un messo della Duchessa. A malgrado delle precauzioni, la nascita non rimase segreta. Mentre dagli uni a Don Giovanni si ascrisse la paternità, altri l’altribuirono all’istesso Cardinale, e nelle lettere del cav. Vaini al Granduca Cosimo (29 nov. loT3) si può leggere la stra- na storiella che se ne compose. ÌN’on occorre rammentare qui le par- ticolarità delle varie lettere da Don Giovanni indirizzate alla sorella, nelle quali, accanto alla cura che egli mostra di prendersi della bam- bina, traspare gran leggerezza. « Mi mancano, cosi in una dei 13 Apri- le Vóli, tutte le parti di padre ». Frattanto la passione per DianaFalangola svaporò prestissimo tra spedizioni di guerra e nuovi amo- razzi. Lii gentiluomo del sedile di Porto, povero di beni di fortuna, sposò la derelitta che gli portò buona dote, ma lasciolla vedova presto, nel 1577. Il Cardinale, non avendo potuto ottenere che fosse accolla da Margherita, non riesci nemmeno nell’ intento di procurarle un ritiro in un convento.

dal volume    Académie royale des sciences, des lettres et des beaux-arts de Belgique. Bollettini dell’Académie royale des sciences, des lettres et des beaux-arts de Belgique

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    (1) • …. Menlre quanlo diraoro in Napoli, innamordsi d’una bellissima e uobil doncella chiamala Diana , figlia d’Aotonio Falangola e di Lucretia Brancia, del la cita di Sorrento, cbe vivevaoo in Napoli cou loro famiglia, e unto s’adoprt per mezzo di richissimi donni alia matre et alia figlia che Tottenne in sua balia , et ad Antonio suo padre diede il governo di Puz- zoli, dove si ritiro per Ongere non saper cosa alcuna delle sue vergo- gne…. » (Falti occorsi nella cilia di Napoli, ecc.)

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    L’ev6nement que don Juan attendait,sans trop d’anxi&6 fti d’impatience , a ce qu’il semble, s’accomplit le 11 sep- tembre. DianaFalangola donna le jour a une fille que le cardinal de Granvelle recueillit, et qu’il coniia a une nour- rice don’t il avait fait choix d’avance. Madame Marguerite n ‘avait pas manqu£ d’instruire Granvelle de ce qu’elle venait de promettre k son fr&re : au commencement de novembre, le cardinal fit prendre le chemin d’Aquila k Ten- fant , k sa no your rice et au mari de celle-ci , sous la conduile d’un Milanais, Francesco Castano, qui avait et6 k son ser- vice a Bruxellesen quality d5cuyer d’6curie : aucune de ces trois personnes ne savait la moindre chose du pore ni dc la m£re de Fenfant Suivant ses instructions, Castano remit la nouveau-uee et le couple qui 1’accompagnait, au village de la Rocca, pros de Sulmone, a quelqu’un envoye d’Aquila pour les recevoir, et revint k Naples: Marguerite n’avait pas jug6 k propos qu’il all&t plus loin (2).

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    Malgre le myst&re don’t avait 6t£ enlour£ raccouchemenl de DianaFalangola, malgr6 les precautions prises pour cacher a tous les yeux fenfant qu’elle avait mis au monde, la naissance de cet enfant avait transput dans le public el donn6 lieu k des bruits divers. Les uns en atlribuaient la

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    Si cette histoire etait vraie, et si elle se rapportait a DianaFalangola, elle infirmerail non-seulement les teinoignages de Granvelle et de don Juan lui-meme, mais encore les recils des cbroniqueurs napoli tains, coo- cernant la mere de doua Giovanna. Aussi la considerons-nous pluiot comme un bruit qui circulait dans les carrefours de Naples el don’t le chevalier Vainj s’cst rendu Techo. 11 est a remarquer que le diploraale Qorentin etait de re lour dans cette capitale depuis une quinzaine de jours seulement, ayanl accoitfpagne don Juan en Sicile el en Afrique.

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    Que devenait cependant la mire de donna Giovanna , quiavait inspire & don Juan une passion si ardente? Helasl le conqu£rant de Tunis, au milieu de ses expeditions mili- taires, avait presque oublii la belle fille de Sorrente. II ne s’occupa gufcre (Telle, apr&s son re tour a Naples, que pour lui trouver un mari : il le rencontra dans un petit gen til – hommc, du nom d’Antonio Stambone (2). DianaFalangola ne vecut pas longtemps avec ce. Mari; Il La Laissa Veuve & La Fin de 1577. Sa situazione alors (Ha it assez peu brillanle. Elle s’adressa au cardinal de Granvelle, pour qu’il supplidt

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    (2) « …. Diana, riaulasi dal parto, fu mari lata da don Gio. con ricca dote ad Antonio Siambone, del seggio di Porto, ma povero di beni di fortuna, die vol on tie re se la prese per moglie … n {Fatti occorsiin diversi tempi nella cittd di Napoli, etc., fol. 75.)

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    DianaFalangola succ£da , dans le cceur de don Juan , une jeune et jolie Napolitaine; elle s’s^ppelait Zenobia Sa- rotosio. De celle-ci il cut un ills qui mourut peu apres sa naissance. La m6re, de chagrin, s’enferma dans le monas- l£re de Santa Maria Egiptiaca (2).

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    (2) u …. Maritata Diana, don Giovanni si rivolse a nuovi amori, e questa fu la terza ch’ amd costanle. FU Zenobia Sarotosio, bella donceila, figlia di Gio. Vinzenzo e di Violante Garofano, ch1 alia fine, viol! dalli donni reali , 1’oltenne et oltre modo Tamo; et con quesla procreo un bao- bino; ma poco tempo ii visse. Onde morlo il fanciullo, si rinchiuse quelia nei monasterio di Santa Maria Egiptiaca…. » (Falti occorsi nella cilia di Napoli, etc., fol. 75.)

    Galleria
    Rassegna semestrale di cultura, di storia patria, di scienze letterarie e artistiche e dell’antichità siciliane
    Anno II – N° 2 Gennaio-Giugno 2021 ISSN 2724-2544
    Codice ANVUR E257320

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    Nell’imminenza del matrimonio, mancava solo la firma ai suddetti capitoli, Francesco, impegnato in un battuta di caccia col falcone, era stato repentinamente richiamato in città, a Palazzo Reale, dove il viceré lo aveva informato che il sovrano aveva deciso di sposarlo con una sua cugina, Giovanna d° Austria, la bastarda figlia del serenissimo don Giovanni, l’eroe di Lepanto: «En hora buena sefior Marques, S. M. le ha casado e le ha dado por Mujer a la Prima, la Sefiora Dona Ioanna de Austria que oy es in Napolis», così si era espresso il viceré. Diana Gioeni e di Bologna sposerà poi un cugino, Giovanni Gioeni Cardona e Gravina, primo duca d’ Angiò.

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    Giovanna era figlia di don Giovanni e di una nobile napoletana di origine sorrentina, DianaFalangola, conosciuta dal celebrato eroe di Lepanto di ritorno da Messina nel novembre del 1572;* d’altra

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    A Napoli l’ammiraglio spagnolo aveva fissato la sua residenza a Castel Nuovo (il Maschio Angioino), dove la «belle napoletaine de Sorrento, noble et de bon lieu»!! frequentava la dimora aragonese come damigella d’onore di Anna di Toledo la castellana. Diana riceveva le attenzioni di non pochi spasimanti, forse anche del cardinale de Granvelle (il viceré, al quale qualcuno attribuisce la paternità della stessa donna Giovanna), oltre che del fresco vincitore della memorabile battaglia navale.

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    Comunque, molto più importante, per le sue conseguenze e per la nostra ricerca, fu l’amore che legò Giovanni d’Austria a DianaFalangola, una ragazza che il principe stesso nel 1573, in una lettera alla sorella Margherita di Parma, aveva descritto come «una delle più belle donne di tutta Italia»:

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    La questione aveva attirato le attenzioni del viceré Antoine Perennot de Granvelle che aveva provveduto nel gennaio del 1573 a separare i due amanti ed aveva intavolato trattative con il nunzio apostolico nel regno di Napoli mons. Antonio Sauli per l’entrata in convento della Falangola, vista la tenace opposizione delle suore che non volevano tra di loro una donna tanto chiacchierata, accusata di adulterio ed «imputata di molte cose disoneste». Lo stesso arcivescovo di Napoli, mons. Mario Carafa, cui si riferisce la precedente citazione, ! si era dimostrato contrario, ma alla fine, il 20 febbraio del 1573 l’affascinante sorrentina entrò tra le sacre mura del complesso di San Gregorio Armeno.

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    Nell’aprile successivo, con l’avanzare della gravidanza le caparbie suore arrivarono addirittura a scrivere a papa Gregorio XII per chiedere lo spostamento di DianaFalangola, ma inutilmente; la nobile amante di don Giovanni resterà nel convento di Santa Patrizia fino al parto.

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    Mauro Ipa (2017), Una pedina sorrentina alla corte dei viceré: DianaFalangola, «dama delle più nobili e distinte di Napoli e delle più belle d’Italia», in «La terra delle sirene», Rivista del Centro di Studi e Ricerche Multimediali Bartolommeo Capasso, Anno XXXVI, Sorrento, pp. 9-26.

    FALANGOLA, Diana

    di Fiamma Satta – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 44 (1994)

    Nacque a Napoli intorno al 1555, da una famiglia della piccola nobiltà partenopea, originaria di Amalfi e trapiantatasi nel sec. XIII a Sorrento. Il padre, Scipione, sposò nel 1551 Camilla De Gennaro, da cui ebbe due figli: la F. e Bernardino, di circa quattro anni maggiore di lei.

    Le notizie biografiche relative alla F. riguardano quasi esclusivamente il brevissimo periodo della sua relazione con don Giovanni d’Austria. Tracciarne un esatto profilo biografico risulta, del resto, difficoltoso a causa di una serie di dicerie che colorirono la sua vicenda e che destarono, allora, grande scalpore.

    Così, le notizie riportate da M. Gachard secondo le quali la F. si sarebbe resa rea di duplice omicidio e di relazioni adulterine, e che, quando conobbe don Giovanni, stesse scontando la pena a Castelnuovo, sono probabilmente da considerarsi semplici voci dell’epoca, che non trovano fondamento in una documentazione storica. In effetti le carte relative ai processi penali conservate nell’Archivio di Stato di Napoli, e riguardanti quel periodo, sono andate perdute durante gli ultimi anni dell’epoca borbonica.

    L’incontro fra la F. e don Giovanni avvenne quasi sicuramente nel novembre del 1572, quando don Giovanni, giunto a Napoli da Messina, aveva fissato la sua residenza nella dimora aragonese di Castelnuovo, dove la F. fungeva molto probabilmente da damigella d’onore di Anna di Toledo, divenuta a sua volta, successivamente, un’ennesima passione di don Giovanni, notoriamente avvezzo ad avventure galanti. Un incontro precedente fra i due si potrebbe forse collocare solo durante il primo breve soggiorno a Napoli di don Giovanni, dal 9 al 20 ag. 1571. In seguito alla relazione con il “trionfatore” di Lepanto la F. rimase incinta, suscitando ulteriore clamore. Si chiacchierò molto, infatti, anche sulla paternità del nascituro: ci fu chi l’attribuì all’allora viceré di Napoli, il sessantenne cardinale Antoine Perreriot de Granvelle. I dissapori sorti fra costui e don Giovanni, determinati da cause eminentemente politiche, furono invece interpretati alla luce di gelosie e di ripicche sentimentali, di cui la F. sarebbe stata l’oggetto. Fu comunque il Granvelle ad occuparsi personalmente della sorte della F. la quale, probabilmente minacciata dal fratello Bernardino a causa della relazione irregolare con don Giovanni, nel gennaio del 1573 pare si trovasse in pericolo di vita. Il Granvelle provvide a separare i due amanti e incominciò a intavolare trattative con la Curia, tramite il nunzio a Napoli monsignor Antonio Sauli, per far entrare la F. nell’aristocratico convento napoletano di S. Patrizia; ciò risultò particolarmente difficoltoso a causa delle tenaci resistenze delle suore, che si opponevano ad accogliere fra di loro una donna che, per un motivo o per l’altro, era tanto gravemente chiacchierata. Inoltre l’arcivescovo M. Carafa, sentitosi scavalcare per non essere stato interpellato, cercò in tutti i modi di ostacolare il progetto del Granvelle: la questione fu evidentemente un pretesto che, peraltro, evidenziò gli attriti fra le alte gerarchie ecclesiastiche circa la gestione del potere. Nonostante tali difficoltà, il cardinale riuscì comunque, a far entrare la F. a S. Patrizia il 20 febbr. 1573. Quando in aprile la sua gravidanza si rese manifesta, le suore inviarono due memoriali al papa, affinché la F. fosse costretta a partorire altrove. In realtà la questione andò per le lunghe, tanto da permettere alla F. di dare alla luce una bambina, fra le mura di S. Patrizia l’11 sett. 1573. La figlia, nota poi come donna Giovanna d’Austria, le fu tolta immediatamente ed affidata, secondo il volere di don Giovanni stesso, alla zia, Margherita d’Austria, duchessa di Parma.

    Secondo alcune fonti la F. sarebbe poi andata sposa a certo Pompeo Piccolomini, che l’avrebbe lasciata vedova nel 1577; da costui avrebbe avuto un unico figlio, morto però a poca distanza dal padre. La F. decise di entrare nuovamente in un convento, ma a partire dal 1577 si perdono completamente le sue tracce. Non ci è dato conoscere se rivide mai Giovanna, sia quando questa venne a Napoli per essere educata nel monastero di S. Chiara, sia quando salpò per Palermo nel 1602 per sposarsi. Lo stesso don Giovanni, del resto, vide la figlia per la prima ed unica volta, all’Aquila, presso la sorella, nel Natale del 1575.

    Non risultano né la data né il luogo dove la F. morì: il silenzio delle fonti a questo proposito indica che ella, dopo il breve momento di fama dovuto alla relazione con don Giovanni d’Austria, finì i suoi giorni dimenticata da tutti, ma soprattutto dal suo importante amante; questi ebbe il tempo, infatti, prima di morire giovanissimo, il 1° ott. 1578, di intrecciare numerose altre relazioni galanti.

    Bibl.: M. Gachard, Don Juan d’Autriche, Bruxelles 1868, p. 154; A. Valente, Donna Giovanna d’Austria, in Studi di storia napoletana in ondi MSchipa, Napoli 1926, pp. 459 ss.; F. Nicolini, Un’amante sorrentina di Don Giovanni d’Austria, Napoli 1934

da Wikipedia

Nacque da Antonio Falangola e da Lucrezia Brancia, esponenti di una nobile famiglia sorrentina. Sposò Vittorio Strambone, nobile napoletano del sedile di Porto, ed ebbe una relazione con Giovanni d’Austria, conosciuto al ritorno di costui dalla battaglia di Lepanto, il quale fu disposto a cedere il governatorato di Pozzuoli ad Antonio Falangola pur di dedicarsi a sua figlia. Dall’unione illegittima dei due nacque una figlia di nome Giovanna, che fu mandata nel Monastero di Santa Chiara subito dopo la morte del padre e poi data in sposa al principe di Butera Branciforte. Il viceréAntoine Perennot de Granvelle, avendo saputo della tresca amorosa tra i due, si prodigò affinché Diana Falangola venisse accolta in convento. Le trattative non furono semplici, in quanto sia le suore che l’arcivescovo di NapoliMario Carafa non tolleravano la presenza in convento di una donna ritenuta peccaminosa, tuttavia il 20 febbraio 1573 ella venne accolta nel complesso di San Gregorio Armeno.

Rimasta vedova nel 1577, chiese aiuto al cardinal de Granvelle, il quale senza successo si appellò a Papa Gregorio XIII tramite l’arcivescovo Carafa per sistemare la donna in un convento, dopo aver incassato il rifiuto di Margherita d’Austria, sorella di Giovanni.