FAMIGLIA PARROCCHIALE “SAN MARCO EVANGELISTA” CHIESA DI SANT’ANTONIO – MARINA D’AEQUA – SEIANO
patrocinio del Comune di VICO EQUENSE
Festa di S. ANTONIO 13 GIUGNO 2024
La vera pace si propone a mani nude con cuore libero da pregiudizi e rancori, nella comune volontà di edificare la civiltà dell’amore, tempi per tutti di prosperità, serenità e pace”. S. Paolo VI Papa
PROGRAMΜΑ
9-10-11 giugno: TRIDUO
Ogni sera: ore 19,00 Recita del S. Rosario ore 19,30 S. Messa e offerta dell’incenso al Santo
12 GIUGNO
ore 11,00 Santa Messa della Vigilia
GIOVEDI 13 GIUGNO FESTA DI S. AΝΤΟΝΙΟ
S.S. Messe ore 8,00 – 9,30 e 11,00
Al termine della S. Messa delle ore 8,00 BENEDIZIONE E DISTRIBUZIONE DEL PANE
ore 18,30 Santa Messa solenne sull’arenile.
A seguire Processione lungo il litorale e a mare
II Corteo sarà accompagnato dal Complesso Bandistico “Città di Vico Equense”
FESTEGGIAMENTI ESTERNI
Giovedì 13 Giugno ore 23,30 SPETTACOLO DI FUOCHI A MARE
IL CONSORZIO MARINA D’EQUA IL PARROCO Mons. Angelo Castellano
la redazione cultura di Positanonews ripropone la storia della chiesa :
dal libro ANTONINO TROMBETTASEIANO DI VICO EQUENSE STUDIO STORICO
s. BARTOLOMEO – S. ANTONIO m PADOVA
Ad Equa, oltre la chiesa di S. Maria, che fo la prima cattedrale della diocesi equense, ve ne fu almeno un’altra (56),
e c’è ancora, e di questa la più antica notizia, a noi giunta, risale all’inizio dell’ultimo decennio del secolo XV, e precisamente
al marzo del 1492, e ci è fornita da un istrumento redatto dal notaio R. Palescandolo il 28 <li quel mese (57), e
dal quale apprendiamo che era situata presso la spiaggia, nel luogo allora detto l’arenile, e rispondente all’attuale piazzale,
da cui ha inizio la banchina del porticciolo di Equa. Da quell’istrumento sappiamo ipure che allora era dedicata a S. Bartolomeo.
E con quel nome era ricordata anche verso la metà del secolo successivo (58). Un secolo dopo, però, <li una chiesa o, meglio, di una cappella ad Equa dedicata a quel santo, non se ne ha più ricordo. Invece la cappella, che vi si trovava, era dedicata alla beata Vergine, denominata S. Maria Salva me ,(59). Davanti a questo cambiamento di titolo è del tutto normale chiedersi se quella era una cappella costruita .. ex .novo o. era quella stessa, che nei secoli XV-XVI era. dedicata a 6. Bartolomeo. A questa domanda la risposta, che
riteniamo di ‘dover dare, tenuto presente. la .facilità con cui nei. secoli passati si· mutava la denominazione di una chiesa
o di una cappella, è che è da considerarsi vera la seconda ipotesi, e che, quindi, è d’ammettersi che nella seconda metà del
‘500 o nei primi decenni del secolo seguente a S. Bartolomeo fu sostituito come titolare di quella cappella la santa Vergine,
invocata come salvatrice. Di qui l’espressione «Salva me», che fu data a quella cappella, e che rievocava il grido d’aiuto,
che . i marinai del luogo, rivolgendosi con la niente alla Jyiadonna, venerata in quella cappella, emettevano normale:
mente, quando, in na’Vigazione, venivano a trovarsi in pericolo di vita. Tuttaivia sulla yià del cambiamento del titolare
di questa cappella. non cj si fermò qui. Invero già nei primi decenni del_ ‘700 ne- troviamo uno nuovo, che fu S. Antonio
di Padova: la denominava da_ quel santo nel 1735 mons. Cosenza (60), e la stessa cosa faceva, poco più tli un tretennio
dqpo,. mons. Mastandrea (61) .. A quella data, però, il titolo · preçedent non era ancora scomparso del tutto, poiché
d;μe ai;ini dopo mons. Pace lo ripeteva ancora, scrivendo che allora la cappella posta ul lido della marina di Equa era sotto
l’invocazione della Santa Vergine, « quae antiquitus dicebatur« Salva me », e di S. Antonio di Padova (62). E’ quest3:_
l’ulti,ma volta, che la troviamo ricordata ,èol nome della SS. Vergine. In seguito essa invece è stata sempre denominata,
e lo è anche al presente, col solo .nome del santo di Padova, anche se non c’è più in essa un ·altare a Ìui ciedica-to,
ma solo una sua statua racchiusa in una nicchia posta in fondo alla navata secondaria.
Ciò detto, per completare la storia di questa cappella, esponiamo aniche le vicende alle quali nei secoli passati sono a:ndate ·soggette -le· sue strutture materiali. ·Pertanto a riguar do della · grandezza e della forma, che essa aveva quando: apparve allàluce·della storia, non abbiamo alcun docuinento·1 chè. ne- parla; e quindi per questa via non ne – possiamo dire proprio nulla: Invece qu·alcosà. si può argomentare guarda,ndo la·-sua forma successiva: -in tempi1 a noi più rvicfoi infatt i questa cppélla ebbe, ed ha: ancora, una lunghezza --d- una larghezza · rispettivamente di: metri dodici ‘è quaranta, e -di undici e dieci, e risultò:éomposta·di due ·narvate, di cui la pìu larga, che è quella di sinistra, entrando, fu di metri otto e venti e l’altra di due e novanta. Dato dunque che queste due
navate. sopo ,compote, a l9ro volta, di due parti tra. lor:q diverse: ciòè…<:iùellà,.:che è:_\1ic: il).q_alla_porta :l’ntrta., _ha una elegante volta a vela, mentre la seconda, che si estende fino all’abside, e che ne è il prolungamento di epoca successiva,
l’ha a botte, è, perciò, del tutto :naturale pensa:re che la prima risponde alla cappelfa di S. Bartolomeo, di cui parlava il notaio
Palesandolo nel 1492, e che la seconda fu costruita nel secolo XVII o, al massimo, al principio del successiivo, quando
urgeva provveldere alla partecipazione alla messa domenicale e festiva di un maggior numero di persone, che allora
per ragione di lavoro affollava anche nei giorni festivi la spiaggia di Equa.
In conseguenza poi de!ll’ingrandimento, in quella cappella, fu pure aumentato il numero degli altari, che nella seconda metà del ‘700 erano tre, dei quali il maggiore era dedi-cato alla Madonna ‘del Carmine, come al presente, un altro a S. Antonio di Padova ed un terzo a S. Michele arcangelo (63). Con la diminuzione poi ne!lla seconda parte del secolo scorso delle attività lavorative su quella spiaggia, questa cappella cominciò ad essere trascurata e gli altari a diminuire: infatti verso la fine del secolo erano ridotti ai primi
due, cioè a quello deJlla Madonna del Carmine, che era posto in fondo alla navata più larga, ed a quello di S. Antonio nell’abside dell’altra (64). Al principio del nostro scompavve anche quello di S. Antonio, e vi rimase, come è pure al presente, soltanto quello della Madonna del Carmine (65). Contemporaneamente cominciò pure il deperimento dello stesso edificio, che ora si presenta in condizioni veramente miserevoli, e perciò si ,può prevetlere che, se non interviene presto una mano amica, anch’esso, come è già avvenuto per altri edifici di queila spiaggia, andrà in rovina, e servirà ad awnentare lo squallore della « desolata Equa ».
(55) Cfr. s. Visita del 1902 di mons. Giustianiani, fol. 1223.
(56) Nulla diciamo della chiesa di Equa, dove, come abbiamo detto più indietro, sarebbe stato sepolto il vescovo di Stabia Lorenzo, e neppure di quella, che dovette esserci, prima che vi sorgesse quella di S. Maria, che fu la prima cattedrale della diocesi equense, perché l’una e l’altra potrebbero identificarsi con quella di cui ora intraprendiamo a narrare la storia.
(57) Cfr. per quest’istrumento del Palescandolo la Raccolta degli estratti notarili fatta dall’avv. F. Ferraro.
(58) Cfr. la s. Visita di mons. Sicardi, fol. 115.
(59) Cfr. la s. Visita del 1650 di mons. Imperato, fol. 29 t, e quella di mons. Repucci del 1665, fol. 171.
(60) Cfr. la sua s. Visita di quell’anno, fol. 13 t ..
(61) Cfr. la sua s. Visita del 1772 (manca. il numero del foglio, perché non
sono numerati).
(62) Cfr. ss. Visite di mons. Pace, voi. I, .fol. ·139 t. ·
(63) Cfr. ss. Visite di mons. Pace, voi. I, fol. 139 t.
(64) Cfr. s. Visita di mons. Giustiniani del 1888-92, voi. IV, fol. 1750.
(65) Cfr. Inventario del 1919, conservato nell’archivio della curia di Sorrento.