Negli ultimi anni numerose pubblicazioni sono state dedicate alla antica città di Sorrento da parte di studiosi italiani e stranieri (Buccaro, Budetta, Di Franco-Laudonia, Ferraro, Gasparri, Guzzo, Jalongo, Magalhaes, Mingazzini-Pfister, Mustilli, Pagano, Rescigno, Russo,…), che hanno studiato per la prima volta o approfondito le numerose testimonianze rinvenute a Surrentum o nel territorio circostante (la cosiddetta Planities che comprendeva gli attuali comuni di Meta, Piano di Sorrento e Sant’Agnello).
Purtroppo non è stata rivolta l’attenzione ai cosiddetti “Cisternoni degli Spasiano” (suddivisi in Alti e Bassi), che raccoglievano le acque del Formiello per rifornire appunto d’acqua le terme, le fontane, gli edifici pubblici, religiosi e privati, situati sul versante costiero e nelle parti interne della città di Surrentum.
Questa importante ed imponente opera idraulica, che ricorda in tono minore la Piscina Mirabilis di Bacoli, era stata costruita all’esterno del centro urbano (nella zona denominata appunto Borgo) lungo il lato sinistro dell’attuale Corso Italia, tra piazza Tasso ed il Cinema Armida, ed oggi la struttura non risulta più visibile perché sono stati costruiti numerosi edifici, che hanno in parte occupato anche l’area retrostante della antica struttura.
Eppure numerosi ed importanti storici, a partire dal 1600, menzionavano quest’opera di età romana. II Molegnano nella Descrizione della città di Sorrento (1585) citava che nel Borgo della città si scorgono le delitie de’ Giardini … che con animo veramente Romano, furando alle ruine de’ le Reliquie sepolte, mostra fuori gli acquedotti, i quali con molti giri di vaga industria irrigano gli orti; Capaccio (1607) elogiava aquarum praeclara illa monumenta viginti septem servatarum piscinis; per Ughelli (1659) si trattava di un maximum Romanorum opus, maximum urbis decus; F. Anastasio (1732) apprezzava l’opera tantae firmitatis, soliditatisque; Donnorso (1740) ricorda che gli Spasiani con vari interventi avevano reso quel luogo sopra modo bello per diporto de’ Forastieri, e de’ Cittadini; L.A. Anastasio (1751) indicava che le acque toto anni tempore conservantur, et in Civium usus ab Aedilibus Civitati per tegulas dispertiuntur; Romanelli (1819) osservava i grandi acquidotti, che l’acqua da’ vicini colli vi trasportavano con alcune ramificazioni in fistole di piombo; Maldacea (1841) precisa che le conserve d’acqua non furono opera de’ greci, ma de’ romani, i quali fabbricavano con tanta solidità per cui dopo tanti secoli ancora oggi si perpetua; per D’Avino (1848) le più nobili reliquie di antichità che in essa si ammirano, consistono nelle speciose e antichissime conserve d’acqua; Capasso (1846) dichiara che quelle grandi conserve d’acqua dobbiamo crederle opera, se non de’ Greci antichi abitatori di Sorrento almeno dei tempi, in cui vi fu dedotta la Colonia da Augusto; Cangiano (1855) precisa che sono molto ben conservate, e servono ancora ad uso de’ cittadini, pervenendovi l’acqua per un acquidotto; Merlo (1857) si preoccupa che l’acqua piovana attraverso delle fessure col tempo potrebbe guastare o demolire una tanto interessante fabbrica, ch’io reputo vitale per Sorrento scarsa d’acqua; De Bourcard (1858) riferisce che Vincenzo il cicerone fece osservare che essi furono fatti come una frittata appoggiandosi con ciò dire sulla opinione del dotto Bacone che osservò essere il cemento di quelle cisterne lo stesso di quello della Piscina Mirabile; ossia bianco d’uovo, polvere calcarea calcinata, e polvere di silice; per Beloch (1890) si tratta del più importante monumento che l’antichità ci abbia lasciato in Sorrento, i Castella aquae; Jovino (1901) afferma che l’acqua viene dai monti di Piano. Il castelletto o vasca, ove l’acqua vien divisa per due quinti a Piano e per tre quinti a Sant’Agnello e Sorrento, è detto Formiello, tenimento Petrulo, presso la Trinità; per Fasulo (1906) le cisterne furono riaccomodate per ordine di Antonino Pio, secondo un’iscrizione conservata nel Museo Dominova; Filangieri (1929) sottolinea che le 27 grandiose piscine, site nel Borgo entro gli orti degli Spasiano, di cui alcune tuttora in uso fan fede con la loro ampiezza dell’importanza di questo municipio nell’età romana; Gargiulo (1931) ricorda che i Cisternoni furono coll’acquedotto del Formiello, con le Terme, le fontane della Città, dall’imperatore Antonino Pio rifatte o restaurate; Mingazzini e Pfister (1946) precisavano che è ancora meravigliosamente intatta (ma visibile solo durante l’annuale lavoro di ripulitura, perché ancora in uso) una grande cisterna con nove grandi concamerazioni.
Tutte le XIX fonti di vario spessore ed interesse sono state opportunamente raccolte nell’ Appendice documentaria. Per circa 60 anni i Cisternoni sono stati dimenticati dagli studiosi, dai cittadini e dai turisti e quindi sottoposti ad un lento ed inesorabile degrado e talora ad un abusivismo incontrollato. Ad onor del vero, nel 1981 il compianto Prof. Antonino Fiorentino, Assessore ai Beni Culturali e al Turismo del Comune di Sorrento, promosse una ricerca condotta dal gruppo di lavoro archeologico-architettonico riguardante la tutela dei beni culturali di Sorrento e fece pubblicare il quaderno n. 4 (di pp. 64) dedicato ai Cisternoni degli Spasiani, Cisterne Basse. Con tale quaderno venivano analizzati dai giovani (progetto 285) i Cisternoni nella loro storia, nelle loro vicende, nel loro abbandono, nell’appropriazione dei privati e si auguravano che fossero resi in un immediato futuro fruibili non solo alla collettività locale, ma potessero essere di sostegno ad un’adeguata politica culturale e turistica, rispettosa e cosciente dell’ambiente, del paesaggio, del centro storico e dei suoi manufatti storici- artistici.
Dopo tanti anni gli archeologi Antonio Vanacore e Valeria Bava hanno rivolto la loro scrupolosa ricerca e la puntuale attenzione (dal 2018 ad oggi), con cinque contributi, all’analisi dell’acquedotto del Formiello e dei Cisternoni sorrentini.
I due studiosi hanno utilizzato fonti edite e inedite, fonti archeologiche, archivistiche e bibliografiche. La consultazione dell’ Archivio Storico Comunale di Sorrento ha permesso di ampliare le notizie sui Cisternoni e sulle sorgenti sorrentine sino agli anni ottanta del 1900.
Il presente volume, edito dall’editore Nicola Longobardi, contiene un apparato illustrativo di enorme
importanza: fotografie antiche e recenti, disegni e dipinti dei viaggiatori italiani e stranieri, piante topografiche, frontespizi di libri antichi, planimetrie di Surrentum, monumenti di età greca e romana (per la prima volta sono state eseguite fotografie dei Cisternoni con il drone).
Grazie a questo libro cosi ampio e documentato possiamo dire finalmente che sono stati “riportati alla luce” i Cisternoni degli Spasiano di età romana.
Per le antiche comunità l’approvvigionamento dell’acqua costituiva un bene prezioso e pertanto doveva essere garantito e tutelato con ogni mezzo. A Sorrento vi era il “deputato delle acque”, che era designato, come viene segnalato dallo storico Vincenzo Russo, imbussolando, ogni sei anni, i nomi dei candidati nobili (tre di Porta e tre Per le antiche comunità l’approvvigionamento dell’ acqua costituiva un bene prezioso e pertanto doveva essere garantito e tutelato con ogni mezzo. A Sorrento vi era il “deputato delle acque”, che era designato, come viene segnalato dallo storico Vincenzo Russo, imbussolando, ogni sei anni, i nomi dei candidati nobili (tre di Porta e tre di Dominova), che erano destinati per sorteggio a ricoprire, in successione, l’importante incarico. Il diritto di controllare l’uso delle sorgenti, di provvedere alla manutenzione degli acquedotti e di assicurare l’approvvigionamento idrico della città di Sorrento era stato sempre riservato alla nobilità sorrentina. Si trattava di un privilegio e, nello stesso tempo, di un impegno irrinunciabile e funzionale all’esercizio del potere in un ambiente povero di acqua.
Era necessario conservare la giurisdizione dei sorrentini sulla Planities (Meta, Piano e Sant’ Agnello) per tutelare gli interessi dei monasteri e dei nobili, che possedevano nei casali molte proprietà terriere. Inoltre, gran parte delle sorgenti si trovava nel territorio del Piano ed era quindi indispensabile garantire che i condotti del Formiello continuassero ad alimentare i Cisternoni degli Spasiano. Solo a partire dagli inizi del 1800 i Comuni del Piano riuscirono ad ottenere la loro autonomia: Piano di Sorrento nel 1808, Meta nel 1819, Sant’Agnello nel 1865. Molti documenti riguardanti i contrasti tra i quattro Comuni sono conservati nel Museo Correale di Sorrento. I Cisternoni sorrentini hanno funzionato per secoli fino agli anni ’50 del 1900, quando sono subentrati vari consorzi.
A conclusione della ricerca ampia e rigorosa condotta dagli archeologi Antonio Vanacore e Valeria Bava viene ora dato alle stampe questo volume splendidamente illustrato, a cura dell’editore stabiese Nicola Longobardi, grazie alla sensibilità culturale dell’Avv. Massimo Coppola, Sindaco di Sorrento, e di Donato Sarno, dirigente dei servizi culturali. In tal modo viene offerto ai cittadini, ai turisti ed agli studiosi italiani e stranieri un bene inestimabile, che in seguito potrà essere utilizzato quale polo culturale come è certamente vivo desiderio dell’Amministrazione Comunale.
I Cisternoni degli Spasiano assolsero per secoli alla loro funzione, fornendo alla comunità civile, politica e religiosa un elemento prezioso per la loro sopravvivenza, sino al 1950, come risulta anche da un cippo marmoreo esistente presso la piazza della stazione della Circumvesuviana di Vico Equense (“24 APRILE 1949/INIZIO LAVORI/COSTRUZIONE ACQUEDOTTO PENISOLA SORRENTINA”). Attualmente la fornitura del servizio idrico è assicurato dalla GORI. Prof Salvatore Ferraro
I Cisternoni di Spasiano: Un Tuffo nella Storia di Sorrento
L’Università delle Tre Età della Penisola Sorrentina, con sede operativa a Piano di Sorrento, ha organizzato nel 2009 un evento culturale di grande rilievo: la terza edizione di “I tuoi passi sulle orme della storia”. Questo evento, curato da Lucio Esposito e supportato dalla collaborazione della GORI – Gestione Ottimale Risorse Idriche, ha visto la partecipazione dell’ingegnere Vitiello ed è stato dedicato alla scoperta dei “Cisternoni di Spasiano”, un affascinante esempio di ingegneria idraulica romana situato nel cuore di Sorrento. Ricordiamo che sempre con l’UNITRE, in vista a Ponza ad una sola grande Cisterna romana, pagammo il biglietto di ingresso 7 euro.
I Cisternoni di Spasiano rappresentano una delle testimonianze più significative della presenza romana in questa area. Costruiti nel I secolo d.C., durante il periodo augusteo, i cisternoni servivano ad approvvigionare di acqua potabile le ville suburbane lungo la costa della penisola sorrentina, abitate da nobili cortigiani e ricchi condottieri. Queste enormi vasche coperte, poste sotto i giardini nei pressi di Piazza Tasso e Corso Italia, hanno continuato a funzionare fino ai giorni nostri, rifornendo i borghi marinari di Marina Grande e Marina Piccola.
L’importanza storica e ingegneristica dei Cisternoni di Spasiano è notevole. Le strutture, realizzate in laterizio e coperte da volte a botte, sono state progettate con grande attenzione per evitare dispersioni d’acqua. Le pareti interne, ricoperte da uno strato di intonaco estremamente rigido, hanno garantito la durabilità dell’opera nei secoli. Questo tipo di tecnologia, comune nell’ingegneria romana, era utilizzato non solo in Italia, ma anche nelle province dell’Impero, come dimostrano i ritrovamenti a Cartagine.
L’incontro si è svolto nella sala da tè del Bar Pollio a Sorrento, dove i partecipanti hanno potuto approfondire la storia e la funzione dei cisternoni, supportati da un’antologia di testi storici e articoli giornalistici che hanno arricchito l’esperienza. L’obiettivo dell’evento non è solo stato quello di divulgare informazioni storiche, ma anche di stimolare proposte per una migliore fruizione di questo importante monumento.
La giornata si è conclusa con un ringraziamento speciale ai collaboratori dell’evento, tra cui il direttore della Biblioteca di Piano di Sorrento, Salvatore Notturno, e il Museo Correale, che custodisce alcune delle testimonianze archeologiche legate ai cisternoni. L’iniziativa ha rappresentato un passo significativo verso la valorizzazione e la conoscenza del patrimonio storico di Sorrento, permettendo ai partecipanti di immergersi nella storia millenaria della città.
I Cisternoni degli Spasiano rappresentano uno degli esempi più significativi di ingegneria idraulica romana presenti sul territorio italiano. Situati a Sorrento, queste imponenti strutture sotterranee sono state per secoli un elemento fondamentale per la vita della città e continuano ad affascinare studiosi e visitatori.
Una storia millenaria
Un patrimonio da scoprire
Perché visitare i Cisternoni degli Spasiano?
In conclusione, i Cisternoni degli Spasiano sono un tesoro nascosto di Sorrento, un luogo dove storia e ingegno si fondono in un’opera unica nel suo genere. Visitare questi antichi reperti significa immergersi in un mondo affascinante e scoprire un pezzo importante del patrimonio culturale italiano.
I Romani erano maestri nell’arte della costruzione. Le loro opere, che ancora oggi ammiriamo in tutto l’Impero, sono la testimonianza di una cultura altamente sviluppata e di una grande capacità ingegneristica.
Materiali e Tecniche Principali
Tecniche Costruttive Avanzate
Perché le costruzioni romane sono ancora così solide?
L’eredità dei Romani
Le tecniche costruttive romane hanno influenzato profondamente l’architettura occidentale. Molte delle tecniche e dei materiali utilizzati dai Romani sono ancora oggi impiegati nell’edilizia moderna. Visitare un sito archeologico romano significa fare un viaggio nel tempo e ammirare l’ingegno e la maestria di un popolo che ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia dell’umanità.
Vuoi approfondire un argomento specifico sulle tecniche costruttive romane? Ad esempio, potremmo parlare del Pantheon e della sua cupola, degli acquedotti romani o delle strade romane.
Potresti essere interessato a:
I Cisternoni degli Spasiano, con la loro imponenza e la loro storia millenaria, hanno da sempre alimentato la fantasia e l’immaginazione popolare. Intorno a queste antiche strutture si sono intrecciate nel tempo numerose leggende e storie, che ne avvolgono l’aura di mistero e fascino.
Creature mitologiche e tesori nascosti
Storie di vita quotidiana
Leggende legate al luogo
Verità e leggenda
È difficile distinguere tra ciò che è vero e ciò che è leggenda. Molte delle storie tramandate oralmente si sono arricchite nel corso del tempo di dettagli fantastici, trasformando fatti storici in leggende. Tuttavia, è innegabile che i cisternoni abbiano esercitato un fascino particolare sull’immaginario collettivo, dando vita a un ricco patrimonio di storie e tradizioni popolari.
Perché queste leggende persistono nel tempo?
Le leggende sui cisternoni sono un patrimonio culturale prezioso che va tutelato e valorizzato. Visitare questi antichi reperti archeologici significa non solo ammirare un’opera ingegneristica di straordinaria bellezza, ma anche immergersi in un mondo fatto di misteri e leggende, dove la storia si intreccia con la fantasia.