Le ambasciatrici della Festa in giro sul territorio per proporre e far conoscere l’appuntamento di Ticciano. Cinque signore cuoche che offrono assaggio di ragu di capra e invitano alla festa.
Quest’anno la festa di Ticciano si anticipa, anzichè verso la metà di agosto, per il 2023 , hanno deciso per inizio agosto. Ma, cosa importante, e che sarà preceduta venerdì, 28 Luglio 2023 alle 19.00, dalla Celebrazione Eucaristica e benedizione del Vescovo Monsignor Francesco Alfano, della cappella di S. Giovanni Evangelista dopo il restauro.
Festa dei Sapori Contadini 2023 . Domenica 30 luglio a partire dalle ore 20.00
Presso il cortile antistante la chiesa di San Michele Arcangelo:
degustazione a cura dello chef del ristorante Don Camillo, figlio della nostra terra, Vincenzo Vanacoreche proporrà i “Bucatini alla ticcianese”. Il menu è comprensivo di due portate; il primo dello chef e la tipica carne di capra alla ticcianese. In abbinamento i vini del “Consorzio Tutela Vini Vesuvio”.
Piazza di Ticciano:
” Gigione Gourmand “ direttamente da Pomigliano D ‘Arco con i suoi prelibati panini.
Nel centro storico:
Le signore di Ticciano inoltre proporranno le
Fritture del contadino: antiche ricette della tradizione; zeppole, graffette calde preparate al momento e montanarine.
La serata sarà allietata dalla musica popolare di Matteo Mauriello.
Abbiamo cercato, tramite la collaborazione con Hotel Rifiuti Zero, di proporre un evento sostenibile adottando ottime pratiche di sostenibilità ambientale .
ANTICHE ISCRIZIONI DELLA CHIESA DI S. MICHELE A TICCIANO * di Marici M. Magalhaes- La Terra delle Sirene N°20
La Chiesa di S. Michele a Ticciano – a SE di Vico Equense, sulle pendici
sud-occidentali del Monte Sant’ Angelo – sorge con molta probabiUtà su un
antichissimo sito cultuale. La prima notizia, finora conosciuta, che la riguarda
è in un rogito notarile del 1 2 dicembre 1487 in cui si menziona la
‘Venerabilis eclesia S. Angeli de casali Ticziani’ . 1 Essa custodisce due importanti
documenti epigrafici, di cui la prima citazione è nella Santa Visita
di Mons. Paolino Pace, vescovo di Vico Equense, del 1 7 giugno 1 78 1 : una
lapide latina era affissa sulla parete esterna prospiciente il giardino ed un’altra
in greco era inserita nel fusto della colonna che si trova al margine dello
stesso giardino. Da lì le due iscrizioni furono spostate nel giugno 1997 per
volontà del l’attuale parroco Don Pasquale Vanacore, per ripristinare I ‘ ordine
vescovile di 2 1 6 anni prima.
L’iscrizione più antica attesta l’esistenza nel territorio di una gens romana
tra la fine del II e la fine III sec. d.C. (un’altra epigrafe romana databile
tra l’età flavia e la fine del II sec. d.C. – conservata nel 1 858 nella Chiesa di
S. Giovanni a Fornacelle2 – è ora scomparsa); la seconda è testimone di una
presenza cristiana dotta e forse già organizzata a livello ecclesiale tra VIII e IX
sec. d.C. Essa, incisa in caratteri greci, costituisce un unicum, in confronto con
le altre testimonianze cristiane della Penisola sorrentina da noi conosciute –
comprese nell’arco di tempo che va dal V all’inizio del VII sec. d.C. -, che
hanno in comune il fatto di essere tutte redatte in latino, di aver carattere funerario
e di esser incise su lastra marmorea; inoltre, rispetto al contenuto i testi sono
generalmente in forma di cannina oppure presentano il consueto formulario:
cristogramma, espressione Hic requiescit seguita da nome del defunto, età,
indizione, ecc.3 La nostra epigrafe greca non trova confronto neppure con le
attestazioni della comunità cristiana fiorente nel territorio compreso tra Cava
dei Tirreni, Nocera e Castellammare di Stabia tra la fine del IV e la fine del VI
sec. d.C. che presentano le stesse caratteristiche di quelle sorrentine.4
L’iscrizione romana
L’iscrizione, di carattere funerario,5 è incisa su una lastra modanata in
marmo bianco con poche venature grigie,6 ed è databile molto probabilmente
tra la fine del II e la metà circa del m sec. d.C.
D(is) M(anibus) (sacrwn) ;
Gaius (hedera) Curatius (hedera) Gluco
fecit se bibo (hedera ) et Curatiae (!)
Elpidi (hedera) coiugi (hedera) sanctissime (hedera ) (!) (!)
5 et (hedera) Gaio (hedera) Curatio (hedera) Gluconi
fil io (hedera) si bi et suis (hedera)
libertis (hedera) librtabusquae (hedera) (!) (!)
posterisquae aeorum (hedera). (!)
In agro p(edes) XV, in fr(onle) p(edes) Xlffi.
D.M.
Gaius – Curatius – Gluco
Fecit – se bibo (sic) – et Curatiae
Elpidi – coiugi (sic) – sanctissimae
Et Gaio – Curatio Glu
coni filio – sibi et suis
Libertis librtabusquae (sic)
Posterisquae aeorum (sic).
L’iscrizione cristiana
L’isc1izione, finora inedita, è di carattere votivo I sacrale e incisa su un
blocc? di tufo grigio scuro locale; 14 attualmente è incastrata alla parete del
braccio laterale della Chiesa.
Al centro della lapide è scolpita, in ri I i evo, una croce apparentemente di
tipo ‘greco’;15 quest’ultima, come è noto, è quella che i due bracci, uguali
aUa metà dell’asta verticale, tagliano esattamente nel suo mezzo, diversamente
dalla croce di tipo ‘latino’ i cui bracci, piuttosto corti, tagliano l’asta
verticale in un punto al di sopra del suo mezzo. Tecnicamente però, nel
nostro caso, essendo l’altezza del l ‘ asta verticale di cm 23 e la metà deli’
asta orizzontale a cm 1 2,5 di altezza, resta soltanto I cm di differenza per
raggiungere il mezzo, una differenza piuttosto piccola per una croce di tipo
latino; inoltre, la differenza di cm 4 tra l’altezza dell’asta verticale (cm 23) e la
lunghezza dell’otizzontale (cm 19) non sembra esteticamente rilevante.
Le quattro estremità presentano forma ttilobata, la cui tipologia – abbastanza
popolare fino ai nostri giorni – pott·ebbe essere di epoca bizantina e
originaria dell’Oriente greco, dal momento che nessun confronto tra V T e
IX sec. d.C. è stato finora ritrovalo nel telTitorio; l’unica eccezione (di poco
più tarda) è la croce incisa sul paliotto marmoreo della cappella dell’antica
basilica, nel l ‘ Abbazia Benedettina della SS. Trinità a Cava dei Tirreni, datata
all’inizio dell’XT sec. d.C. 16 Le altre croci rinvenute nelle vicinanze
sono di tipo greco con le estremità a forma di fior di lis (ad esempio sull’altare
dell’antica entrata del battistero di S. Maria Maggiore a Nocera Superiore)
o di tipo latino – ma con irrilevante differenza tra l ‘ asta verticale e
quella orizzontale – e con le estremità rifinite a forma di mezza luna. 17 Alcuni
esemplari di croce di tipo greco già si trovano in sarcofagi cristiani di V I
sec. d.C. e in un rilievo lapidario di Venezia (capsel/a di Samagher, un
monumento costantiniano) che tiproduce la scena della visione di Costantino
alla vigiHa della vittoria su Massenzio, confrontabile col mosaico del san-