INNO ALL’ADDOLORATA DEL CANONICO FRANCESCO SAVERIO FIORENTINO SORRENTINO DOC

15 marzo 2018 | 20:12
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L’inno all’Addolorata del Canonico Fiorentino, composto nel 1909, di cui Maria Teresa Fiorentino Attardi, ci racconta la storia, quast’anno 2018, sarà eseguito dal coro delle bambine per la processione della settimana di passione di Metà diretto dal Maestro Esposito. Per comprenderne la bellezza di questa musica, diciamo solamente che la banda musicale di fiati di Martinafranca diretta dal  Maestro Pasquale Aiezza lo annovera normalmente e costantemente nel suo repertorio. Da qualche settimana è disponibile in internet su youtube, caricato dalla casa discografica Amadeus Spettacoli, per chi volesse ascoltarlo basta cliccare sull’immagine.

tratto da un saggio di MARIATERESA FIORENTINO ATTARDI

pubblicato nella rivista diretta da Enzo Puglia N° 16 La Terra delle Sirene 1998 pag 57.

Il più eclettico dei fratelli fu Francesco Saverio, nato nel 1 865; qualsiasi attività
intraprendesse era un successo. Bravo disegnatore e ideatore di oggetti in
legno, disegnò la cornice “porta fotografie” intagliata nel legno di ulivo, con due
antine, anch’esse traforate, che schermavano la fotografia. Bravissimo pianista,
si diplomò al conservatorio aiutato economicamente negli studi dai fratelli, orgogliosi
di lui e della sua bravura. A vent’anni manifestò il desiderio di diventare
sacerdote e, con grande sacrificio, i fratelli, ben lieti di aiutarlo, lo fecero entrare
in Seminario. Era il primo ottobre 1885. Il 20 marzo 1 890, al termine dei suoi
studi, ebbe la Cappellania della chiesa del Rosario; il 1 6 agosto 1 894 fu nominato
membro della Commissione Sacra.
Ma il sacerdozio non gli impedì di essere anche un ottimo e apprezzato maestro
di musica, richiesto per impartire lezioni di pianoforte alle ragazze di buona
famiglia per completarne 1 ‘educazione. Fu chiamato ad insegnare musica e pianoforte
anche a Flora e Giulia, figlie del signor Tramontano, proprietario del-
1’ omonimo albergo. Frequentando la loro casa, ebbe 1 ‘opportunità di conoscere,
nel 1 899, il poeta inglese Thomas Key, che soggiornava presso l ‘hotel. Anche
Key, come tutti coloro che visitavano la nostra cittadina, fu ammaliato dalle bellezze
del nostro golfo e delle nostre colline e volle lasciare, in ricordo di tanta
bellezza goduta, dei versi, che trasformò in sei canzoni pubblicate in un album.
La prima di esse, The ships sai! by, i cui versi erano di straordinaria bellezza, fu
degnamente accompagnata dalla musica del canonico Fiorentino. Le musiche
delle altre canzoni furono composte da A. De Lizza, altro musicista sorrentino, e
da un compositore inglese, Darman Ward. L’album ebbe un discreto successo.
Questa non fu l’unica collaborazione musicale che il canonico ebbe con canzonieri
già affermati. Bisogna ricordare che una delle sue doti era quella di saper
trascrivere musica sul pentagramma, cosa non semplice. Egli era capace di trascrivere
un testo musicale adattandolo ad ogni strumento, ottenendo, così, spartiti
per un’intera orchestra, per cori di fanciulli e per le altre voci. La sua collaborazione
fu richiesta anche dai famosi fratelli Gian Battista ed Enrico De Curtis, gli
autori di Torna a Surriento, che,’ ben si sa, erano spesso ospiti dell’Hotel Tran1ontano.
Nelle lettere che si scambiarono dal 13 giugno 1900 al 27 giugno 1901, in
nostro possesso, si comprende che G. B. De Curtis inviava i versi delle sue canzoni
al Canonico Fiorentino e che lui, forse, li adattava a brani musicali concordati
in precedenza. Dico forse, perché, leggendo gli spartiti autografi di queste
canzoni, viene il dubbio che le musiche siano state composte dal Canonico, il
quale non le poteva firmare perché ad un sacerdote non era permesso firmare
canzoni dedicate ad una donna, ne sarebbe sorto uno scandalo. Questo dubbio sorge anche nei confronti dello
spartito originale, in nostro possesso,
della famosa canzone Carmela,
dedicata a una bella ragazza di
Sorrento che ogni mattina, da casa
sua in via Fuorimura, si recava al-
1 ‘hotel per portare uova fresche
alla famiglia Tramontano.
Il Canonico usò più di uno pseudonimo
per firmare alcune sue canzoni.
Uno di essi è Sav Innominato,
con cui nel 1 920 firmò la musica
dell’inno per la processione della
Madonna 1norta, per coro di bambine
e banda, su versi del poeta
Saltovar. Non conosciamo, invece,
1’ altro pseudonimo con cui firmò
una canzone dedicata, probabilmente,
ad una donna. L’anziana signodna
Giulia Tramontano confidò a
mia madre che ne conosceva il titolo e il nome usato per finnarla e le Il Canonico Francesco Saverio Fiorentino.
rivelò anche che lo spartito originale,
in suo possesso, era stata una bella collaborazione a tre. I versi erano del De
Curtiis, la musica del Canonico, lei stessa aveva dipinto l’immagine sulla copertina
dello spartito. La canzone ebbe anche molto successo. Spesso la signorina Giulia lo
ripeteva a mia madre, e le aveva anche promesso che le avrebbe regalato lo spartito.
Purtroppo, la signorina Giulia lasciò questa terra senza aver avuto l ‘opportunità di
farlo. Ora, von·ei chiedere agli attuali eredi di contdbuire, con la loro testimonianza,
a rendere più completa la nostra bibliografia.
Nonostante tanta “mondanità”, il Canonico Fiorentino non dimenticò certo la
sua vocazione di sacerdote e servitore di Dio, e con uguale impegno si dedicò ad
insegnare musica e pianoforte anche alle monache di clausura del monastero di
Santa Maria delle Grazie. Fra le sue allieve due si distinsero in particolare: suor
Colomba e suor Antonietta. Quest’ultima, terminati gli studi, fu chiamata presso
il convento di Mantova per suonare l ‘organo durante i riti religiosi e per insegnare
a sua volta musica alle consorelle. Suor Colomba, invece, restò a Sorrento e continuò a servire la sua comunità suonando nel corso delle cerimonie religiose e
curando l’educazione musicale delle consorelle.
Suor Colomba era molto devota alla Madonna Addolorata e ogni giorno non
dimenticava di dedicarle una tra le sue preghiere preferite, che era stampata dietro
ad un’immaginetta da lei venerata. Ma perché non unire le due cose più importanti
della sua vita? Così chiese al Canonico Fiorentino di comporre una musica
adeguata per trasformare in un canto la bella preghiera. L’umile monaca fu
accontentata. Questo inno, dopo molti anni di oblio, è stato riproposto nel 1997
dal Priore dell ‘Arciconfratemita di S. Monica, durante la tradizionale processione
pasquale degli incappucciati bianchi, cantato da un coro di voci bianche diretto
da Franco Esposito.
Nel 1 898 i l sacerdote Fiorentino ebbe l’incarico dal Vescovo Giustiniani di
far costruire un organo per la cattedrale di Sorrento. 11 sacerdote ne fu lieto e
subito si preoccupò di trovare una buona ditta a cui far eseguire il lavoro. La
scelta cadde sul cavaliere Pacifico lnzoli di Crema, lo stesso costruttore dell’organo
di Pompei. Con lui stabilì il da farsi. Naturalmente dovette essere costruita
anche la cantoria, e del progetto fu incaricato il prof. Antonino Esposito, insegnante
della Scuola d’Arte. Quando l ‘organo fu pronto, il primo luglio 1901, i l
sacerdote Fiorentino fu nominato organista del Duomo di Son·ento; poco dopo
divenne direttore della inusica sacra in Chiesa e Maestro di canto corale in Seminario.
Inoltre dava lezioni di canto gregoriano ai sacerdoti.
Indubbiamente tutte queste nomine furono un riconoscimento gratificante per
il suo talento musicale. 11 4 giugno 1908 Giustiniani gli diede l’incarico di coordinare
la musica da eseguirsi nella ricorrenza delle feste giubilari.
Quando il 1 4 maggio 1 909 don Francesco Saverio fu nominato Canonico del
Capitolo Metropolitano, il Vescovo Giustiniani si tolse l ‘anello pastorale e glielo
donò in ricordo della loro amicizia.
11 29 novembre 1 9 1 O arrivò la nomina a Deputato diocesano per la Musica
Sacra. Il 6 luglio 1 9 1 3 quella a direttore dell’organo di Meta e nel mese successivo,
il 3 agosto, si tenne un grande concerto per inaugurare il nuovo organo. La
cronaca dell’evento fu descritta, con dovizia di particolati, sulla rivista «La Riviera»
del 15 agosto 1913 a cura del Sac. Gaetano Lampo. Nell’articolo non è menzionato
il novello direttore, ma la sua firma compare sotto l ‘atto di collaudo dell’organo
insieme a quelle dei due tanto elogiati esecutod, il Sac. Eduardo Bottigliera e il
Maestro Ulisse Matthey. C’è da presumere che anch’egli si esibì in quell’occasione,
dato che era abbastanza conosciuto in penisola per le sue capacità musicali, ina che,
per sua volontà e modestia, non volle essere menzionato nell’articolo.

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