Un improvviso malore, ci porta via Caterina Cicirelli, archeologa dirigente del Parco Archeologico di Pompei per oltre 40 anni, residente a Sant’Agnello. Era molto più conosciuta nel Pompeiano che in Penisola, per il lungo trascorso in questi posti, tale e tanto da instaurare con colleghi e sorveglianti un rapporto molto al di sopra di quello di lavoro. Ciò non significa che non amasse il suo territorio, anzi, la ritroviamo quale presidente della Biblioteca di Sant’Agnello, quando esisteva, e soprattutto attiva e partecipe all’Unitre di Piano, con conferenze e escursioni nel golfo di Napoli.
Linda Solino
Ieri ci ha lasciati tristi e attoniti la notizia della scomparsa prematura dell’archeologa, e funzionaria ormai in pensione, del Parco Archeologico di Pompei, Caterina Cicirelli. Una guerriera dell’archeologia, che ha difeso la scoperta del sito di Longola, seguendone tutti i suoi sviluppi. Con lei abbiamo tanto collaborato, talvolta ci siamo anche scontrati, ma sempre e solo nell’interesse del Villaggio di Longola. Poggiomarino le deve tanto per la salvaguardia del nostro sito, per il suo modo sobrio e diretto di intendere la valorizzazione. Col tempo siamo divenuti amiche, nonostante il suo carattere spigoloso, intrattenendoci in lunghissime telefonate nelle quali concordavamo attività e azioni da mettere in campo per proteggere questa scoperta e il Parco che ne è nato. Riposa in pace, cara Caterina, sappi che sei stata importante per tutti noi.
Francesco Ranieri ( Sindaco di Terzigno ndr)
Ci lascia Caterina Cicirelli, se ne va in silenzio dopo aver trascorso una vita da vera “vulcanica”.
Grande professionista ma soprattutto una studiosa sopraffina dell’immensa storia di Terzigno.
Buon viaggio dottoressa. Sapremo custodire nel Museo MATT e nel Parco Archeologico il lavoro che in tantissimi anni ha profuso per la nostra comunità. Per sempre grato.
É venuto a mancare la Dott. Caterina Cicirelli funzionario della Sovrintendenza di Pompei, ne ricordo il coraggio di affrontare anche situazioni particolari in una terra bella ma anche difficile.
Ha chiuso gli occhi e ha messo importanti vincoli archeologici ad Ottaviano,ne godranno le future generazioni.
Se viene fuori da sotto il lapillo la Villa degli Ottavi è grazie anche al suo contributo!
Grazie anche da parte di Romina Barbato per la stima e le belle chiacchierate.
Grazie per tutto quello che hai fatto all’ombra del Somma-Vesuvio Dott. Caterina Cicirelli!
Giuseppe Di Leva
CATERINA CICIRELLI
1951-2023
Le ville romane di Terzigno, Longola.
Se ne va in silenzio la protagonista di importanti ricerche del nostro antico territorio, a chiusura di
una delle giornate più lugubri per l’archeologia vesuviana.
Marisa De Spagnolis
La redazione cultura di Positanonews la vuole ricordare e salutare con le poche interviste a cui , nei nostri confronti non poteva sottrarsi.
https://www.youtube.com/watch?v=ADMLbCbvmeQ
https://www.youtube.com/watch?v=K3cXLnpfjN4
https://www.youtube.com/watch?v=Q96onu2L0p4&t=27s
Riportiamo uno degli ultimi suoi lavori, sempre approfonditi e meticolosi, in cui si parla di Karl Lehmann , che Donna Paola Zancani Montuoro ospitò nella Villa Il Pizzo a Sant’Agnello.
Karl Lehmann-Hartleben e il nuovo modello di ‘case sul pendio’ di Pompei Caterina Cicirelli
Il nuovo modello di ‘case sul pendio’ (Hanghauser), comunemente
definite case a terrazze, che costitu isce uno dei più singolari aspetti
dell’edilizia pompeiana, è frutto dell’analisi storico-strutturale
applicata per la prima volta da Ferdinand Noack e Karl LehmannHartleben
all’interno di un grande quartiere residenziale, l’insula
2 della Regio VI II che si sviluppa lungo il margine meridionale del
pianoro lavico, compreso tra la terrazza del Santuario di Venere
e quella del Foro Triangolare. Le indagini architettoniche, iniziate
da F. Noack nel 1912, ma ben presto interrotte a causa dello
scoppio del la prima guerra mondiale, si collocano, all’interno del
dibatt ito su ll’evoluzione urbanistica di Pompei, nell’ambito di un
nuovo progetto di studio sull’Altstadt e su lle condizioni naturali
dell’insediamento, ciò che indusse lo studioso ad effettuare rilievi
del terreno fino ad includere anche la fascia periferica meridionale
urbana. Ma presto il vero obiettivo delle ricerche fu identificato
nelle peculia ri case poste sul declivio e nella particolare
situazione topografica della zona marginale della città. Purtroppo
il Noack non potè portare a termine la ricerca su Pompei, da
lui ripresa nel 1925, essendo colto da morte improvvisa nel 1931.
La continuazione del progetto e la pubblicazione furono affidate
dal Deutsches Archaologisches lnstitut (DAI) di Berlino a K.
Lehmann-Hartleben, allievo del Noack che da due anni occupava
la catted ra di archeologia classica a Mi.inster, il quale, tempestivamente,
completò i rilievi a Pompei, con l’appoggio confermato
al progetto dal Maiuri, e attese nel contempo alla stesu ra del testo.
Ma le leggi razziali del 1933 colpirono K. Lehmann-Hartleben
in quanto ebreo. Lo studioso era a Pompei quando apprese la not
izia del suo pensionamento forzato, tuttavia continuò a lavorare
al vo lume su Pompei che, sebbene fosse pronto già nel 1934, potè
andare in stampa solo nel luglio del 1935, appena un mese prima
che l’autore emigra sse negli Stati Uniti. La sua ultima lettera alla
redazione del DAI di Berlino datata al 15 agosto 1935 fu inviata da
Sant’Agnello di Sorrento dove lo studioso aveva trovato ospitalità
presso l’amica Paola Zancani Montuoro, l’i llustre archeologa, indimenticabile
maestra di vita e di sapere che la scrivente ha avuto
la fortuna e l’onore di frequentare e accanto alla quale intraprendere
il cammino dell’archeologia. li libro dal titolo Baugeschichtliche
Untersuchungen am Stadtrand von Pompejivenne pubblicato
nel 1936. Esso però per motivi polit ico-ideologici e storici ebbe
sca rsa risonanza e infruttuosa influenza sulla ricerca su Pompei
e, sebbene a partire dagli anni Ottanta del Novecento fosse considerato
un punto di riferimento dalla nuova ondata anglosassone
di studi storico-sociali su Pompei, manca ad oggi un vero confron to
dei più recenti orientamenti con l’innovativo metodo di analisi
storico-strutturale adottato da Lehmann-Hartleben, peraltro già
applicato nel coevo lavoro su Eleusi e utilizzato nelle grandi campagne
di indagine archit ettonica dello stesso periodo, come ad
esempio quella di Pergamo.
Ta le metodo, infatti, introdusse una concezione del tutto nuova
nell’ambito del la ricerca sul le abitazioni di Pompei che, muovendosi
ancora nel solco della t radizione ottocentesca, era concentrata
prevalentemente sul problema t ipologico della casa ad
atrio e della sua genesi, non solo per l’ampiezza del progetto di
analisi storico-strutturale esteso ad un grande quartiere abitativo,
ma anche per l’altissimo livello ric hiesto della documentazione
del le strutture architetton iche (plan imetrie e disegni di sezioni
del terreno e di ampi complessi edil izi, ri levati in scala 1:50,
piante di fase per faci litare la lettura della storia edilizia, etc.),
che a Pompei si è affermato come standard solo nei progetti a
partire dagli anni Settanta del Novecento.
Fu a seguito di ta le studio, condotto in maniera esemplare
su ll’intera insula 2 della Regio VIII, che si rivelò il nuovo modello
di case su pendici. È un vero peccato che il libro, imprescindibile
st rumento di conoscenza per l’avvio di qualsivoglia ricerca su questo
settore della citt à, e non solo, resti ancora poco conosciuto.
La realizzazione delle case a terrazze a più pian i, costru ite sopra
il declivio roccioso, fu posta dal Lehmann-Hartleben in relazione
con le condizioni naturali del terreno scosceso e dei diversi utilizzi
di quest’ultimo nel corso dei secol i. Determina nte fu quindi la
morfologia dei luoghi per le costruzioni del l’insula: le case delle
pendici meridionali erano obbligate dal costone roccioso su cu i
sorgono alla contaminatio tra il sistema a terrazze e quello a sostruzion
i. Il sistema misto di adattamento orografico comportò il
ricorso a nuove e ta lvolta ardite soluzioni costruttive e architettoniche
quali contrafforti di sostegno o le stesse mura urbiche
rifunzionalizzate a tale scopo, con logge e terrazze, criptoportici,
corridoi, scale o rampe tectae che raccordano ambienti di servizio,
ricavati nelle sost ruzioni, a grandi peristili panoramici.
Lo sfruttamento edilizio verticale del suolo lungo le pendici del
pianoro lavico int eressò i punti panoramici della città, non solo la
Regio VIII ma anche l’Insula Occidentalis i cui complessi edi lizi, af facciati
sul golfo di Napoli rientrano a pieno t itolo nel modello di
‘case sul pendio’. Le pendici meridionali ed occidentali di Pompei
già alla fine del Il secolo a.e e quindi ancor prima della deduzione
della colonia sii lana nell’8o a.e. cominciarono ad essere occupate
dalle ‘nuove’ abitazioni private che, sfruttando l’appoggio delle
strutture difensive verso le quali si aprivano terrazze su più livelli
inferiori, si estesero progressivamente verso sud.