Il PARCO ARCHEOLOGICO DI ERCOLANO presenta la mostra
Materia- Il legno che non bruciò ad Ercolano
Invito conferenza stampa martedì 13 dicembre ore 11.00
MUSA Reggia di Portici
Herculaneum Conservation Project
Parco Archeologico di Ercolano | Packard Humanities Institute | Istituto Packard per i Beni Culturali
con la collaborazione di HEBANON.
Il Direttore Sirano, in un recente incontro con gli inviati di Positanonews , preannunciò questa mostra particolare dedicata ai legni carbonizzati del sito di Ercolano, studiati per forma, materia e qualità. Il video della cortese intervista, lascia intendere un direttore dedito ai fatti, non a caso in tono scherzoso gli riferiamo che passerà alla storia per essere l’uomo del Teatro di Ercolano, colui che dopo decenni e decenni di chiusura al pubblico , lo rende fruibile indimenticabilmente in maniera esperienziale.
Hercolaneum fu sepolta durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d. Verso l’una del giorno successivo la colonna vulcanica collassò e una nube ardente raggiunse in pochi istanti Ercolano, provocando la morte istantanea degli abitanti per shock termico. L’eruzione durò ancora diverse ore e dal vulcano furono emesse tonnellate di magma, vapore acqueo e gas. Alla fine della catastrofe la città di Ercolano si ritrovò sepolta sotto una coltre di depositi vulcanici alta fra i 16 e i 30 metri.
In città era molto utilizzato un sistema costruttivo detto opus craticium. Si tratta di una raffinata parete divisoria in legno ritrovata in una casa. Il tramezzo aveva tre aperture ed era posizionato tra l’atrio e il tablinio, ovvero l’ufficio della casa.
Tra gli esemplari meglio conservati di arredo ligneo di Ercolano è d’obbligo citare quelli della bottega vinaria della casa di Nettuno e Anfitrite, il più completo esempio di attività commerciale ritrovato nell’area vesuviana. Il locale era gestito da uno schiavo che viveva in una stanza al piano superiore e, come si dice a Napoli, «faceva casa e puteca». In questa casa-bottega vi è poco da immaginare poiché tutto è lì, d’avanti agli occhi di chi osserva.
Tra le scoperte più importanti del sito archeologico c’è quella avvenuta il 3 agosto del 1982 quando dal fango vulcanico iniziò ad emergere la chiglia di una barca, danneggiata, rovesciata sul litorale durante l’eruzione ed in seguito sepolta e sigillata dai flussi vulcanici. L’aspetto della barca era simile ad un grosso gozzo moderno. L’imbarcazione parzialmente recuperata è visibile nel «Padiglione della barca», situato nel pressi dell’ingresso all’area archeologica. Questa grande collezione di reperti in legno carbonizzato è un unicum del sito di Ercolano, un’immensa ricchezza capace di far scoprire quei dettagli della vita quotidiana e svelare la parte più intima dell’antica Hercolaneum.