Cosa si fa e come si svolge la vigilia e il giorno di Capodanno oggi, e quali sono i retaggi di un tempo. Il ciuccio di fuoco in piazza a Sorrento, la cena e il brindisi di mezzanotte, i fuochi .
Il Capodanno a Sorrento è un’esperienza unica, intrisa di tradizioni che si tramandano nel tempo. La vigilia e il giorno di Capodanno sono carichi di eventi e rituali che mescolano antichi retaggi con la vivacità contemporanea.
Il Ciuccio di Fuoco in Piazza a Sorrento
Uno degli eventi più attesi è il “Ciuccio di Fuoco” in piazza. Questo antico rito coinvolge la creazione e l’accensione di un grande ciuccio di legno, simbolo di purificazione e auspicio di buon auspicio per il nuovo anno. La folla si raduna per assistere a questo spettacolo suggestivo, dove le fiamme danzano nell’aria, portando con sé la speranza e l’energia positiva.
Cena e Brindisi di Mezzanotte
La cena di Capodanno è un momento di gioia e condivisione. Le famiglie e gli amici si riuniscono attorno a tavole imbandite con prelibatezze locali e piatti tradizionali. Il brindisi di mezzanotte è il culmine della serata, un momento in cui tutti alzano i calici per festeggiare insieme, augurandosi reciproci felicità e prosperità per il nuovo anno.
Fuochi d’Artificio Scintillanti
I fuochi d’artificio illuminano il cielo notturno di Sorrento, aggiungendo uno spettacolo di luci e colori al festoso scenario. Le esplosioni di fuochi nel buio della notte simboleggiano la fine dell’anno trascorso e l’inizio di un nuovo capitolo.
Canzoni Tradizionali per Accompagnare il Capodanno
Le canzoni tradizionali, come la “Canzone Pianese per Capodanno” e la “Canzone Sorrentina per Capodanno”, riportano le melodie del passato e trasmettono un senso di appartenenza alla ricca cultura locale.
Il testo delle canzoni racconta storie, speranze e auguri per il futuro, unendo le generazioni nella celebrazione di un momento speciale.
Auguri di Buon Anno
Infine, il testo si conclude con un caloroso augurio di Buon Capo d’Anno. Un invito a guardare al futuro con ottimismo, amore e speranza, abbracciando i valori della comunità sorrentina.
In questo modo, Capodanno a Sorrento è molto più di un semplice passaggio di anno: è un’esperienza ricca di tradizioni, emozioni e connessioni umane che rendono questo momento davvero indimenticabile.
CANZONE PIANESE PER CAPODANNO
Stasera nuie venimmo co festa, canto e suono, p’ aurià lu buono Principio d’anno.
Prieste che fenarranno li guaie e li turmiente, nè maie cchiù lamiente sentarrate.
Spero che vedarrate spuntà pe vuie na stella, lucente comm’ a che/la e auriosa.
Spero eh’ assai sfarzosa la sciorte addeventasse e che ve contentasse a tutte quante.
Si sì niuziante. Sempe puozz’ aunnare, comm’ aonna lu mare ‘ntutte li’ ore.
Si po sì vennetore. E tiene magazzino, se pozzo ogne carrino fa ducato.
Si po sì n’ avvocato. Te dico solamente che puozzo avè cliente cape tuosto.
Pecchè l’abbusco vuoto nce sta d’ogne manera. O perde o va galera o fa danare.
Puozze, si sì notare. Fa poche testamiante. Capitule e strumiente nzine fine.
Sì nu ngegniere fine! Trovasse ricche pazze pe travecà palazze e turriune.
O meglio a la Comune aggranfete culi’ ogne, ca /là sempe se magne, e se va nchino.
Sì n’ ommo trafechino e vuò cagnare stato! Rijesce Deputato o Consigliere.
Tanno si Cavaliere si lu governo appruove, Il’ anema de li chiuove venarranno.
Sì prevete! Te manna Il’ aurio che dimane si fatto Parrocchiane o Monsignore.
Si sì faticatore, salute, forza e accinte accussì tu la spunte e può campare.
Però aje da scanzare lu juoco e la cantina o ncuorpo a la mattina niente frase.
Si sì patrone ‘e case te scanza lo Signore de malo pagatore comm’ a nuie,
Che ntiempo se ne fuie li tierze si nun pava, e se porta la chiava d’ altrittante.
Si po sì navicante, nn’ avisse maie tempeste, fa li viagge leste, e ricche ancora.
Sì miedico! Bon’ ora me’ mbroglio nveretate, va, puozzo ogni malate fa guarire.
Lu stesso pozzo dire si sì nu speziale, sanasse ogni male, ogni dolore.
Si po si ghiucatore venga la carta poppa nè puozze maie fa toppa a zecchinetta.
Si essere protetto da la fortuna vuoje, cerca e fa quanto puoje d’essere ciuccio.
Sì quacche mpiegatuccio! Puozzo piglià nu terno si no starraje n’eterno ndebetato.
Nzomma, qualunque stato avisse li ricchezze e che/le contentezze c’addesire.
Troppo nce avite ntiso e ve site stufate, e nuie simmo stracquate e sete avinuno.
Da ccà mm ce muvimmo la faccia è troppa tosta, simmo venute apposta e l’ aspettammo.
Neh, ch’addesiderammo castagne, fiche e nuce, e autre cose duce, e susamielle.
Duie o tre canestrielle abbasteno a sta panza, sapùnmo la creanza e simmo poche.
Primma de chesso foche nce aprite la dispenza, sùnmo di confidenza pigliammo tutto.
O provole, o presutto n’ arrusto o nu castrato, o friddo o sia scarfato, nu capone.
Nuie l’obbligazione sapimmo esattamente, nè ce restammo niente pe farve annore,
Ncè resta anze la voce pe ve cercà lecienza, dann ‘a sta buona udienza la bona notte.
E santa notte Buon Capo d’anno a tutte, e bona notte e santa notte.
Canzone sorrentina per Capodanno
O notte sacrosanta
Nottata piena di luce,
O notte che produce
Il giorno chiaro;
Ei pien di gelosia
J<‘remea nel suo petto
Che nato il Pargoletto
Era nel Regno;
Dal ciel vidi il pm raro Per dar felice pegno
Splendore d’ una stella, A noi, del Paradiso,
Da Maria Verginella Dal eiel in uman viso
Nacque il Signore. Recando pace.
Correndo ogni Pastore
Dagli Angioli avvisato,
D’ ardente amor guidato
A dargli omaggi;
Quel Dio che è gran Signore
Cile provveder non stanca ,
Tutti mirar non manca
Dal Paradiso;
Ed anche i tre Re Magi Ognun con gaudio e riso
A vista della stella, Innalzi al ciel il canto,
S’ avviano con, quella Maria col sacro manto
In Bettelemme. Ci raccoglia,
Giunti in Gerusalemme
Fur visti da Re Erode,
Che ad essi con gran frode
Fè tal comando :
E liberar ci Yoglia
Da affanni e da tempeste,
Ognun con gaudio e fest.e
Si resti in pace;
Che andate voi cercando A noi ci dispiace
Risposero:· il lIessia, Fare da Voi partenza,
Il Figlio di Maria }fa con vostra licenza
Il Re che è nato. Ce ne andiamo.
Erode allor turbato
Geloso del sno regno,
V olea sfogar lo sdegno
E far Yenrlett.a;
E li tre l1agi aspetta
Per averne novella,
Iddio C’angiò la stella
E li disvia.
E con l’ addio, diamo
A tutti nn hÙon consiglio,
Ciascun sia vero figlio
Di Maria, pio;
Ce lo comanda Iddio
Di voler bene a tutti:
Buon capo d’ anno
RIVISTA DELLE TRADIZIONI POPOLARI ITALIANE
IL CAPODANNO A CASTEL BOLOGNESE.
PREGIUDIZI E COSTUMANZE.
PROGNOSTICI D’ AMORE.
Gli spilli (Agl’egh). — L’ultima sera dell’anno la zi
tella che fa all’amore prende quattro spilli: l’uno dal capo
verde, l’altro dal capo bianco, il terzo rosso e il quarto nero.
Prima di coricarsi, senza guardare, pone sotto il guanciale gli
spilli. La mattina, appena desta, ne prende uno, al buio. Se
cava il verde, ha speranza di sposarsi nell’anno ; se il bianco,
vive l’anno in perfetta pace coll’amante ; se il rosso, sta con lui
in continua discordia; se il nero, o lei o lui muoiono nell’anno.
i” fagiuoli (I fasul). — Prendono tre fagiuoli. L’uno
viene pelato tutto, l’altro a metà, il terzo rimane coli’ intera
buccia. Ne fanno tre cartoccini, che mettono sotto il guanciale,
l’ultima sera dell’anno. La mattina, appena svegliata, la nu
bile o la vedova ne prende uno. Se piglia il nudo, sposando
nell’anno, prende un poveretto; se il mezzo vestito, uno di
media fortuna; se l’intero, un ricco.
Variante. — Molte, appena alzate, mettono in saccoccia
i tre cartoccini, e nell’andare a Messa lasciano cadere a terra
un cartoccino; poi un altro, e spiegano l’ultimo. Se il fagiuolo
rimasto è il nudo, sposano il poveretto ; se il mezzo vestito,
quello di media fortuna; se l’intero, il ricco.
Lo stagno (‘E stagn). — Durante la giornata di capo
danno liquefanno dello stagno al fuoco, e così bollente lo ver
sano nell’acqua diaccia di un catino. Se lo stagno prende la
forma di un martello, la ragazza, nell’ anno, potrà sposare un
artiere che adopera il martello, se una sega un falegname, e
cosi via. Per lo più lo stagno non prende alcuna forma; pur
tuttavia le giovani, coll’accesa fantasia, intravveggono sempre
il segno dell’arte o del mestiere del futuro marito.
I quattro canti (I quatter canton). — L’ultimo del
l’anno la ragazza fa mettere in uno dei canti della camera un
anello, in un altro una chiave, nel terzo un pizzico di cenere
e nell’ultimo dell’acqua. Ogni oggetto rimane coperto. La mat
tina, a digiuno, la giovane va a fermarsi davanti uno dei
quattro. canti. Se vi trova l’anello, va a marito nell’anno; se
la chiave, diventa la padrona della casa; se l’acqua, piange
tutto l’anno; se la cenere, muore.
La chiara d’ovo (La céra d’ov). — Si empie una bot
tiglia-di cristallo coli’ acqua di sette pozzi, e dentro vi si mette
della chiara d’ovo fresco di gallina. Nel coricarsi, la sera del
l’ultimo dell’anno, la giovane mette la bottiglia fuori dplla
finestra, al fresco ; e la mattina va a vedere che ne è avve
nuto. Se la chiara d’ovo ha preso la forma di palazzo, la ra
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gazza sposa un signore; se quella di una capanna, un povero:
se una casetta, uno di media fortuna.
La pianella (La pianlazza). — La mattina, presto, del
primo dell’anno, quando è ancora digiuna, la ragazza, colla
schiena voltata alla porta di casa, butta una pianella dal pia
nerottolo della scala. Se, nel cadere, la pianella va colla punta
verso l’uscio d’uscita, dà indizio che la giovane sposerà o mo
rirà nell’anno; se, invece, colla punta guarda la scala, che
la giovane rimarrà nubile ancora.
Il seme di mela (L’anma d’ ni eia). — La giovane mette
nello scaldino un seme di mela, dicendo:
« Anma d’mela – dimm e vera – dimm e vera – dimmel
ben – se e mi mros um vo’ ben. – S’um vo’ ben, ciocca; s’ un
min vo’, brusa ».
(Seme di mela – dimmi il vero – dimmi il vero – dimmelo
bene – se l’amante mio mi vuol bene. Se mi vuol bene, scop
pia ; se non me ne vuole, brucia).
Se il seme scoppia, l’ amante le vuol bene ; se brucia,
male.
PER VINCERE AL QIUOCO.
Il pio del cappone (E fil de’ gappon). — Le donne ca
vano dal cappone di Natale il filo, col quale venne cucito dopo
la castrazione, e lo mettono nella saccoccia di una persona
che sia solita di giuncare alle veglie, ma senza che questa
persona se ne accorga. Se giuoca la notte dell’anno nuovo,
come è costume, viene così a consacrare, senza accorgersene,
il filo, e vince tutto l’anno.
IL PREZZO DEL FRUMENTO.
Le dodici granella di grano (Al dodc garnéll d’gran).—
11 primo d’anno i contadini prendono dodici granelli di frumento,
dando a ciascuno d’essi il nome di un mese. Mettono nel fuoco
la granella di gennaio, e se, nello scoppiare, salta verso la
pietra focaia, ne inferiscono che il prezzo del grano non s’alza
in gennaio ; se salta fuori, cresce ; se resta immobile, il prezzo
non cambia. Poi prendono quella di febbraio, e così via fino a
quella di dicembre. Mercè questa prova molti si regolano a
vendere o comprare il frumento.
Variante. — Alcuni contadini sull’aiuola riscaldata del
fuoco mettono in fila i dodici granelli, ognuno dei quali ha il
nome di un mese. Osservano quelli che, gonfiandosi, saltano
avanti o indietro, o rimangono fermi. Se il maggior numero è
di quelli che sono andati avanti, il grano cresce di prezzo nell’
annata ; se di quelli che sono tornati indietro, diminuisce di
prezzo, e se di quelli che non si sono mossi, resta inalterato.
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PROVERBI DI PRIMO DANNO.
* Cun l’ann nov, la galleria la ven all’ov ».
(Coll’anno nuovo, la gallina viene all’ovo).
« Ann nov, vita nova ».
(Anno nuovo, vita nuova).
PREGIUDIZI.
A capodanno bisogna sforzarsi a non andare a letto durante
la giornata, anche se non si sta bene, altrimenti si rimane
malaticci per tutto l’anno.
Non bisogna piangere, perchè si piange tutto l’anno.
Non bisogna pettinarsi, se no si patisce di male alla testa
tutto l’anno.
// primo incontro. — La mattina di capodanno si osserva
la prima persona che si incontra appena fuori dell’uscio di
casa. Se incontrate un vecchio o una vecchia, morite in tarda
età; se un prete, o un giovane, in fresca età; se incontrate un
gobbo avete fortuna ; un frate, disgrazia, ecc.
L’uva. — In tutte le famiglie si mangia l’uva al pranzo
di capodanno per avere sempre danaro. L’uva però deve es
sere regalata. Perciò tra le famiglie amiche si suole, il giorno
prima, fare lo scambio dei penzoli d’uva fresca. Se ne deve
mangiare sette grane, almeno.
La mela. — Non bisogna mangiare al pranzo la mela,
altrimenti per tutto l’anno rimane la goccia al naso. A una
persona che sia infreddata, si chiede se mangiò la mela il primo
d’ anno.
Castel Bolognese, 8 dicembre 1893.
Baccocco Mavena.
AUGURI DI CAPODANNO
La notte del nuovo anno si facevano gli auguri ai nonni, zii,
compari, recandosi da loro dopo la mezzanotte con una grossa
pietra, facendo a gara a chi la prendeva più grande, da battere
vicino al portone od alla porta di casa nominando Γ indirizzato e
dicendo: «Ό buon ‘j e Ό buon capuranno, tant’oro e argiento
puozzo guaragnà auanno quanto peso io ‘a preta e tutte ‘e panne!»,
a questo punto si lasciava cadere la pietra contro il portone.
(7/ buon dì e il buon capodanno, tanto oro ed argento ti auguro di
guadagnare quest’anno, per quanto peso io con la pietra e tutti gli
abiti che indosso).
Al mattino gli stessi parenti incontrandosi con i visitatori notturni,
che avevano scagliato la pietra augurale sul loro portone,
ringraziavano e naturalmente facevano delle regalie.
Più tardi arrivavano capannelli di ragazzi con manate di ramoscelli
di lauro, i quali girando di casa in casa, auguravano a tutti un buon
capodanno “dicendo: «Ό lauro a vuje e ‘a ‘nferta a nuje!».
(7/ lauro a voi e l’offerta a noi).