La tradizione del Capodanno della Penisola nella letteratura antica

31 dicembre 2023 | 11:15
Share0
Commenti
50

Cosa si fa e come si svolge la vigilia e il giorno di Capodanno oggi, e quali sono i retaggi di un tempo. Il ciuccio di fuoco in piazza a Sorrento, la cena e il brindisi di mezzanotte, i fuochi .

Il Capodanno a Sorrento è un’esperienza unica, intrisa di tradizioni che si tramandano nel tempo. La vigilia e il giorno di Capodanno sono carichi di eventi e rituali che mescolano antichi retaggi con la vivacità contemporanea.

Il Ciuccio di Fuoco in Piazza a Sorrento

Uno degli eventi più attesi è il “Ciuccio di Fuoco” in piazza. Questo antico rito coinvolge la creazione e l’accensione di un grande ciuccio di legno, simbolo di purificazione e auspicio di buon auspicio per il nuovo anno. La folla si raduna per assistere a questo spettacolo suggestivo, dove le fiamme danzano nell’aria, portando con sé la speranza e l’energia positiva.

Cena e Brindisi di Mezzanotte

La cena di Capodanno è un momento di gioia e condivisione. Le famiglie e gli amici si riuniscono attorno a tavole imbandite con prelibatezze locali e piatti tradizionali. Il brindisi di mezzanotte è il culmine della serata, un momento in cui tutti alzano i calici per festeggiare insieme, augurandosi reciproci felicità e prosperità per il nuovo anno.

Fuochi d’Artificio Scintillanti

I fuochi d’artificio illuminano il cielo notturno di Sorrento, aggiungendo uno spettacolo di luci e colori al festoso scenario. Le esplosioni di fuochi nel buio della notte simboleggiano la fine dell’anno trascorso e l’inizio di un nuovo capitolo.

Canzoni Tradizionali per Accompagnare il Capodanno

Le canzoni tradizionali, come la “Canzone Pianese per Capodanno” e la “Canzone Sorrentina per Capodanno”, riportano le melodie del passato e trasmettono un senso di appartenenza alla ricca cultura locale.

Il testo delle canzoni racconta storie, speranze e auguri per il futuro, unendo le generazioni nella celebrazione di un momento speciale.

Auguri di Buon Anno

Infine, il testo si conclude con un caloroso augurio di Buon Capo d’Anno. Un invito a guardare al futuro con ottimismo, amore e speranza, abbracciando i valori della comunità sorrentina.

In questo modo, Capodanno a Sorrento è molto più di un semplice passaggio di anno: è un’esperienza ricca di tradizioni, emozioni e connessioni umane che rendono questo momento davvero indimenticabile.

CANZONE PIANESE PER CAPODANNO

Stasera nuie venimmo co festa, canto e suono, p’ aurià lu buono Principio d’anno.

Prieste che fenarranno li guaie e li turmiente, nè maie cchiù lamiente sentarrate.

Spero che vedarrate spuntà pe vuie na stella, lucente comm’ a che/la e auriosa.

Spero eh’ assai sfarzosa la sciorte addeventasse e che ve contentasse a tutte quante.

Si sì niuziante. Sempe puozz’ aunnare, comm’ aonna lu mare ‘ntutte li’ ore.

Si po sì vennetore. E tiene magazzino, se pozzo ogne carrino fa ducato.

Si po sì n’ avvocato. Te dico solamente che puozzo avè cliente cape tuosto.

Pecchè l’abbusco vuoto nce sta d’ogne manera. O perde o va galera o fa danare.

Puozze, si sì notare. Fa poche testamiante. Capitule e strumiente nzine fine.

Sì nu ngegniere fine! Trovasse ricche pazze pe travecà palazze e turriune.

O meglio a la Comune aggranfete culi’ ogne, ca /là sempe se magne, e se va nchino.

Sì n’ ommo trafechino e vuò cagnare stato! Rijesce Deputato o Consigliere.

Tanno si Cavaliere si lu governo appruove, Il’ anema de li chiuove venarranno.

Sì prevete! Te manna Il’ aurio che dimane si fatto Parrocchiane o Monsignore.

Si sì faticatore, salute, forza e accinte accussì tu la spunte e può campare.

Però aje da scanzare lu juoco e la cantina o ncuorpo a la mattina niente frase.

Si sì patrone ‘e case te scanza lo Signore de malo pagatore comm’ a nuie,

Che ntiempo se ne fuie li tierze si nun pava, e se porta la chiava d’ altrittante.

Si po sì navicante, nn’ avisse maie tempeste, fa li viagge leste, e ricche ancora.

miedico! Bon’ ora me’ mbroglio nveretate, va, puozzo ogni malate fa guarire.

Lu stesso pozzo dire si sì nu speziale, sanasse ogni male, ogni dolore.

Si po si ghiucatore venga la carta poppa nè puozze maie fa toppa a zecchinetta.

Si essere protetto da la fortuna vuoje, cerca e fa quanto puoje d’essere ciuccio.

Sì quacche mpiegatuccio! Puozzo piglià nu terno si no starraje n’eterno ndebetato.

Nzomma, qualunque stato avisse li ricchezze e che/le contentezze c’addesire.

Troppo nce avite ntiso e ve site stufate, e nuie simmo stracquate e sete avinuno.

Da ccà mm ce muvimmo la faccia è troppa tosta, simmo venute apposta e l’ aspettammo.

Neh, ch’addesiderammo castagne, fiche e nuce, e autre cose duce, e susamielle.

Duie o tre canestrielle abbasteno a sta panza, sapùnmo la creanza e simmo poche.

Primma de chesso foche nce aprite la dispenza, sùnmo di confidenza pigliammo tutto.

O provole, o presutto n’ arrusto o nu castrato, o friddo o sia scarfato, nu capone.

Nuie l’obbligazione sapimmo esattamente, nè ce restammo niente pe farve annore,

Ncè resta anze la voce pe ve cercà lecienza, dann ‘a sta buona udienza la bona notte.

E santa notte Buon Capo d’anno a tutte, e bona notte e santa notte.

Canzone sorrentina per Capodanno

O notte sacrosanta

Nottata piena di luce,

O notte che produce

Il giorno chiaro;

Ei pien di gelosia

J<‘remea nel suo petto

Che nato il Pargoletto

Era nel Regno;

Dal ciel vidi il pm raro Per dar felice pegno

Splendore d’ una stella, A noi, del Paradiso,

Da Maria Verginella Dal eiel in uman viso

Nacque il Signore. Recando pace.

Correndo ogni Pastore

Dagli Angioli avvisato,

D’ ardente amor guidato

A dargli omaggi;

Quel Dio che è gran Signore

Cile provveder non stanca ,

Tutti mirar non manca

Dal Paradiso;

Ed anche i tre Re Magi Ognun con gaudio e riso

A vista della stella, Innalzi al ciel il canto,

S’ avviano con, quella Maria col sacro manto

In Bettelemme. Ci raccoglia,

Giunti in Gerusalemme

Fur visti da Re Erode,

Che ad essi con gran frode

Fè tal comando :

E liberar ci Yoglia

Da affanni e da tempeste,

Ognun con gaudio e fest.e

Si resti in pace;

Che andate voi cercando 􀅋 A noi ci dispiace

Risposero:· il lIessia, Fare da Voi partenza,

Il Figlio di Maria }fa con vostra licenza

Il Re che è nato. Ce ne andiamo.

Erode allor turbato

Geloso del sno regno,

V olea sfogar lo sdegno

E far Yenrlett.a;

E li tre l1agi aspetta

Per averne novella,

Iddio C’angiò la stella

E li disvia.

E con l’ addio, diamo

A tutti nn hÙon consiglio,

Ciascun sia vero figlio

Di Maria, pio;

Ce lo comanda Iddio

Di voler bene a tutti:

Buon capo d’ anno

RIVISTA DELLE TRADIZIONI POPOLARI ITALIANE

IL CAPODANNO A CASTEL BOLOGNESE.

PREGIUDIZI E COSTUMANZE.

PROGNOSTICI D’ AMORE.

Gli spilli (Agl’egh). — L’ultima sera dell’anno la zi

tella che fa all’amore prende quattro spilli: l’uno dal capo

verde, l’altro dal capo bianco, il terzo rosso e il quarto nero.

Prima di coricarsi, senza guardare, pone sotto il guanciale gli

spilli. La mattina, appena desta, ne prende uno, al buio. Se

cava il verde, ha speranza di sposarsi nell’anno ; se il bianco,

vive l’anno in perfetta pace coll’amante ; se il rosso, sta con lui

in continua discordia; se il nero, o lei o lui muoiono nell’anno.

i” fagiuoli (I fasul). — Prendono tre fagiuoli. L’uno

viene pelato tutto, l’altro a metà, il terzo rimane coli’ intera

buccia. Ne fanno tre cartoccini, che mettono sotto il guanciale,

l’ultima sera dell’anno. La mattina, appena svegliata, la nu

bile o la vedova ne prende uno. Se piglia il nudo, sposando

nell’anno, prende un poveretto; se il mezzo vestito, uno di

media fortuna; se l’intero, un ricco.

Variante. — Molte, appena alzate, mettono in saccoccia

i tre cartoccini, e nell’andare a Messa lasciano cadere a terra

un cartoccino; poi un altro, e spiegano l’ultimo. Se il fagiuolo

rimasto è il nudo, sposano il poveretto ; se il mezzo vestito,

quello di media fortuna; se l’intero, il ricco.

Lo stagno (‘E stagn). — Durante la giornata di capo

danno liquefanno dello stagno al fuoco, e così bollente lo ver

sano nell’acqua diaccia di un catino. Se lo stagno prende la

forma di un martello, la ragazza, nell’ anno, potrà sposare un

artiere che adopera il martello, se una sega un falegname, e

cosi via. Per lo più lo stagno non prende alcuna forma; pur

tuttavia le giovani, coll’accesa fantasia, intravveggono sempre

il segno dell’arte o del mestiere del futuro marito.

I quattro canti (I quatter canton). — L’ultimo del

l’anno la ragazza fa mettere in uno dei canti della camera un

anello, in un altro una chiave, nel terzo un pizzico di cenere

e nell’ultimo dell’acqua. Ogni oggetto rimane coperto. La mat

tina, a digiuno, la giovane va a fermarsi davanti uno dei

quattro. canti. Se vi trova l’anello, va a marito nell’anno; se

la chiave, diventa la padrona della casa; se l’acqua, piange

tutto l’anno; se la cenere, muore.

La chiara d’ovo (La céra d’ov). — Si empie una bot

tiglia-di cristallo coli’ acqua di sette pozzi, e dentro vi si mette

della chiara d’ovo fresco di gallina. Nel coricarsi, la sera del

l’ultimo dell’anno, la giovane mette la bottiglia fuori dplla

finestra, al fresco ; e la mattina va a vedere che ne è avve

nuto. Se la chiara d’ovo ha preso la forma di palazzo, la ra

RIVISTA DELLE TRADIZIONI POPOLARI ITALIANE 237

gazza sposa un signore; se quella di una capanna, un povero:

se una casetta, uno di media fortuna.

La pianella (La pianlazza). — La mattina, presto, del

primo dell’anno, quando è ancora digiuna, la ragazza, colla

schiena voltata alla porta di casa, butta una pianella dal pia

nerottolo della scala. Se, nel cadere, la pianella va colla punta

verso l’uscio d’uscita, dà indizio che la giovane sposerà o mo

rirà nell’anno; se, invece, colla punta guarda la scala, che

la giovane rimarrà nubile ancora.

Il seme di mela (L’anma d’ ni eia). — La giovane mette

nello scaldino un seme di mela, dicendo:

« Anma d’mela – dimm e vera – dimm e vera – dimmel

ben – se e mi mros um vo’ ben. – S’um vo’ ben, ciocca; s’ un

min vo’, brusa ».

(Seme di mela – dimmi il vero – dimmi il vero – dimmelo

bene – se l’amante mio mi vuol bene. Se mi vuol bene, scop

pia ; se non me ne vuole, brucia).

Se il seme scoppia, l’ amante le vuol bene ; se brucia,

male.

PER VINCERE AL QIUOCO.

Il pio del cappone (E fil de’ gappon). — Le donne ca

vano dal cappone di Natale il filo, col quale venne cucito dopo

la castrazione, e lo mettono nella saccoccia di una persona

che sia solita di giuncare alle veglie, ma senza che questa

persona se ne accorga. Se giuoca la notte dell’anno nuovo,

come è costume, viene così a consacrare, senza accorgersene,

il filo, e vince tutto l’anno.

IL PREZZO DEL FRUMENTO.

Le dodici granella di grano (Al dodc garnéll d’gran).—

11 primo d’anno i contadini prendono dodici granelli di frumento,

dando a ciascuno d’essi il nome di un mese. Mettono nel fuoco

la granella di gennaio, e se, nello scoppiare, salta verso la

pietra focaia, ne inferiscono che il prezzo del grano non s’alza

in gennaio ; se salta fuori, cresce ; se resta immobile, il prezzo

non cambia. Poi prendono quella di febbraio, e così via fino a

quella di dicembre. Mercè questa prova molti si regolano a

vendere o comprare il frumento.

Variante. — Alcuni contadini sull’aiuola riscaldata del

fuoco mettono in fila i dodici granelli, ognuno dei quali ha il

nome di un mese. Osservano quelli che, gonfiandosi, saltano

avanti o indietro, o rimangono fermi. Se il maggior numero è

di quelli che sono andati avanti, il grano cresce di prezzo nell’

annata ; se di quelli che sono tornati indietro, diminuisce di

prezzo, e se di quelli che non si sono mossi, resta inalterato.

RIVISTA DELLE TRADIZIONI POPOLARI ITALIANE

PROVERBI DI PRIMO DANNO.

* Cun l’ann nov, la galleria la ven all’ov ».

(Coll’anno nuovo, la gallina viene all’ovo).

« Ann nov, vita nova ».

(Anno nuovo, vita nuova).

PREGIUDIZI.

A capodanno bisogna sforzarsi a non andare a letto durante

la giornata, anche se non si sta bene, altrimenti si rimane

malaticci per tutto l’anno.

Non bisogna piangere, perchè si piange tutto l’anno.

Non bisogna pettinarsi, se no si patisce di male alla testa

tutto l’anno.

// primo incontro. — La mattina di capodanno si osserva

la prima persona che si incontra appena fuori dell’uscio di

casa. Se incontrate un vecchio o una vecchia, morite in tarda

età; se un prete, o un giovane, in fresca età; se incontrate un

gobbo avete fortuna ; un frate, disgrazia, ecc.

L’uva. — In tutte le famiglie si mangia l’uva al pranzo

di capodanno per avere sempre danaro. L’uva però deve es

sere regalata. Perciò tra le famiglie amiche si suole, il giorno

prima, fare lo scambio dei penzoli d’uva fresca. Se ne deve

mangiare sette grane, almeno.

La mela. — Non bisogna mangiare al pranzo la mela,

altrimenti per tutto l’anno rimane la goccia al naso. A una

persona che sia infreddata, si chiede se mangiò la mela il primo

d’ anno.

Castel Bolognese, 8 dicembre 1893.

Baccocco Mavena.

AUGURI DI CAPODANNO

La notte del nuovo anno si facevano gli auguri ai nonni, zii,

compari, recandosi da loro dopo la mezzanotte con una grossa

pietra, facendo a gara a chi la prendeva più grande, da battere

vicino al portone od alla porta di casa nominando Γ indirizzato e

dicendo: «Ό buon ‘j e Ό buon capuranno, tant’oro e argiento

puozzo guaragnà auanno quanto peso io ‘a preta e tutte ‘e panne!»,

a questo punto si lasciava cadere la pietra contro il portone.

(7/ buon dì e il buon capodanno, tanto oro ed argento ti auguro di

guadagnare quest’anno, per quanto peso io con la pietra e tutti gli

abiti che indosso).

Al mattino gli stessi parenti incontrandosi con i visitatori notturni,

che avevano scagliato la pietra augurale sul loro portone,

ringraziavano e naturalmente facevano delle regalie.

Più tardi arrivavano capannelli di ragazzi con manate di ramoscelli

di lauro, i quali girando di casa in casa, auguravano a tutti un buon

capodanno “dicendo: «Ό lauro a vuje e ‘a ‘nferta a nuje!».

(7/ lauro a voi e l’offerta a noi).

Wait...