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Mostra “Le ore del sole. Geometria e astronomia negli antichi orologi solari romani” – dal 21 settembre 2018 al 31 gennaio 2019.
Interessante mostra in programma al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), dal 21 settembre 2018 (con inaugurazione alle ore 17.00) al 31 gennaio 2019, il titolo della mostra “Le ore del sole. Geometria e astronomia negli antichi orologi solari romani”.
L’esposizione rappresenta un racconto entusiasmante, costruito in sinergia con il DIARC (Dipartimento di Architettura della Federico II) e realizzato a cura della prof.ssa Alessandra Pagliano: infatti gli orologi storici pur facendo parte dello straordinario patrimonio museale, spesso sono sconosciuti al grande pubblico, ma che rappresentano una lente d’ingrandimento privilegiata da cui osservare il passato: geometria, astronomia, nuove tecnologie, storia dell’architettura e restauro, campi del sapere che sinergicamente ridanno vita ad una scienza, la gnomonica, che, tramite lo studio della traiettoria del sole, era usata dagli antichi sia come calendario, sia per scandire il passare delle ore diurne.
Le moderne tecnologie, quali la fotogrammetria digitale, stampa in 3D di antichi orologi solari consentono ai visitatori di intraprendere un vero e proprio viaggio nel tempo, che riporta in luce la maestria delle civiltà antiche, che rappresentano ancora un modello di riferimento ai giorni nostri.
“Desideriamo che il pubblico possa dedicare tempo a questo Tempo, che gli antichi ci insegnarono fosse figlio della luce”, afferma il Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini.
Il progetto espositivo de “Le ore del sole”, inoltre, è stato realizzato anche grazie alla sensibilità di due Mecenati, la Maison Brinkmann e Gnosis Progetti, che hanno sostenuto il progetto di valorizzazione degli orologi storici del Museo.
Accanto al tradizionale percorso espositivo, infine, il Museo proporrà un’intensa attività di laboratori e visite ad hoc, per favorire la divulgazione, anche ai più piccoli, dei contenuti dell’esposizione.
Luigi Russo
Di seguito, il calendario delle iniziative:
SPECIALE LABORATORI:
Visita laboratorio per famiglie – ore 11.30 (durata 1 h e 30 min.)
– sabato 22 settembre
– sabato 29 settembre
– sabato 27 ottobre
– sabato 24 novembre
– domenica 16 dicembre
Con l’aiuto di plastici che riproducono antichi orologi solari orizzontali, verticali e conici. I visitatori saranno accompagnati da racconti illustrati ed impareranno a leggere le ore del sole in compagnia di Augusto, Papa Gregorio e tanti altri personaggi.
a cura della prof.ssa Alessandra Pagliano e degli studenti del DIARC in collaborazione con il Servizio Educativo del MANN.
La partecipazione è gratuita – prenotazione obbligatoria
Te. 081 4422328 Servizio Educativo MANN
E’ possibile vedere il trailer: “Le ore del Sole”, al seguente indirizzo:
“Il Tempo, come sostenevano gli antichi, è figlio della luce”
Paolo Giulierini, Direttore del MANN.
“Il tempo è un’illusione”, Albert Einstein
“Le ore del sole:geometria e astronomia negli antichi orologi solari romani”, a cura di Alessandra Pagliano, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, 21 settembre/31 gennaio 2019 Inaugurazione 21 settembre, ore 17.
La mostra e il volume attraverso gli strumenti della geometria proiettiva e descrittiva, costruisce un dialogo tra diversi campi del sapere (gnomonica, astronomia, restauro, geometria, nuove tecnologie, storia dell’architettura) con la finalità di valorizzare gli antichi orologi solari di epoca romana custoditi al Mann, alcuni sconosciuti al largo pubblico, altri addirittura assenti nella catalogazioni finora pubblicate dagli studiosi di archeologia e gnomonica. Gli antichi orologi solari della collezione del Mann provengono prevalentemente dagli scavi di Pompei: è stato realizzato un approfondito rilevo secondo le moderne tecnologie della fotogrammetria digitale, un’analisi del funzionamento gnomonico, un progetto di restauro e la conseguente realizzazione di stampe 3D degli orologi (con lo gnomone riposizionato). Tecnologie informatiche innovative (ITC) permettono al lettore di interagire con modelli tridimensionali in Realtà Aumentata mediante appositi marker, predisposti nel volume a corredo dell’analisi dei singoli orologi.
Alessandra Pagliano
Professore associato presso il Dipartimento di Architettura – DiARC dell’Università Federico II di Napoli, insegna continuativamente dal 2002 Applicazioni di Geometria Descrittiva, oltre ad aver svolto numerosi altri corsi nell’ambito delle discipline dell’Icar 17, quali Rilievo dell’architettura, Disegno automatico e Disegno dell’architettura. Dall’a.a. 2015-16 insegna il modulo Drawing tecniques, multimodule course of Visual Communication, Corso di Laurea (di nuova istituzione) Design for the Built Enviroment(in lingua inglese) del DiARC. Si occupa di dar nuova vita a quel legame, un tempo indispensabile, inscindibile e necessario, che la geometria intrecciava con discipline specialistiche, oggi apparentemente lontane, quali la gnomonica, l’arte e le illusioni prospettiche, la scenografia teatrale e urbana e il disegno del paesaggio, alle quali gli trattati antichi di prospettiva dedicavano interi capitoli, come possibili campi di applicazione e sperimentazione dei processi proiettivi. Ha pubblicato numerosi scritti sulla scenografia teatrale e l’uso illusorio della prospettiva: in tale campo ha realizzato, negli ultimi quattro anni, numerose installazioni in anamorfosi, volte a sperimentare gli effetti del coinvolgimento diretto dell’osservatore nella indispensabile interazione con lo spettatore, che caratterizza queste peculiari prospettive, irriconoscibili da tutti i punti di vista ad eccezione del punto di vantaggio, nel quale l’immagine violentemente deformata diviene nuovamente individuabile. L’effetto immersivo e interattivo di tali spazi prospettici è stato applicato anche ad ambienti urbani degradati per i quali l’arte contemporanea, dal basso, partecipata e low cost, si è dimostrata un’efficace soluzione al decennale stato di degrado. Si occupa attivamente dello studio e del restauro degli antichi orologi solari e della diffusione della millenaria cultura gnomonica, oggi in fase di dispersione. La messa in luce dei legami perduti dalla Geometria descrittiva viene tuttavia riletta secondo le possibilità contemporanee offerte dalla modellazione solida in ambito virtuale, al fine di avvantaggiarsi della visione globale delle operazioni condotte direttamente nello spazio tridimensionale, per una scoperta di ulteriori possibilità sperimentali e applicative.
DI GIUSEPPE DI LEVA
“Che ora è?”.
Al “tramonto” dell’estate, il Museo Archeologico riprende la sua attività fatta di mostre, eventi e incontri scientifici. Se è appena trascorsa una settimana dal convegno “Picta Fragmenta”, successo organizzativo e di contenuti, ecco una nuova mostra: “Le ore del Sole. Geometria e astronomia negli antichi orologi solari romani”. Inaugurata da Paolo Giulierini nell’atrio del museo, si tratta di un progetto scientifico realizzato dal Mann e dal Diarc (Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II) curato dalla professoressa Alessandra Pagliano. La mostra, che sarà visibile fino al 31 gennaio del 2019, offre un interessante spaccato del modo di leggere il tempo nell’antichità romana. I pezzi esposti sono quasi tutti provenienti da Pompei. Si tratta di meridiane di marmo di grandi e piccole dimensioni di diverse tipologie: si possono ammirare meridiane coniche che recano ancora leggere tracce dell’antica vernice rossa che sottolineava le ore più importanti (la terza, la sesta e la nona) che scandivano il ritmo della vita quotidiana dell’antico pompeiano; meridiane orizzontali; meridiane sferiche. Il lavoro svolto dall’equipe di ricercatori guidati dalla Pagliano si è esplicato in un contesto di pura multidisciplinarità. Infatti, la valorizzazione del grande patrimonio di orologi antichi del Mann si è sviluppata con l’utilizzo degli strumenti di varie scienze come la gnomonica, l’astronomia, il restauro, la geometria, la storia dell’architettura e l’impiego delle nuove tecnologie informatiche. Ammirare questi orologi è quindi occasione per conoscere un impegno che è cominciato nei depositi del museo dove sono stati rinvenuti, e poi restaurati, dei pezzi che sono dei piccoli capolavori. Un rilievo eseguito con la fotogrammetria digitale, un’analisi del funzionamento gnomonico, il restauro e la realizzazione di modelli con stampa tridimensionale delle meridiane (che si possono vedere nel Giardino delle Fontane), sono state le tappe del progetto realizzato con il fondamentale mecenatismo della Maison Brinkmann e Gnosis Progetti. La mostra si sviluppa in tre spazi: l’atrio che, attorno all’Atlante Farnese, raccoglie il maggior numero di pezzi (tra cui si segnalano la splendida meridiana in marmo con iscrizione osca proveniente dalle Terme Stabiane di Pompei e il “Prosciuttino di Portici”, il celebre orologio bronzeo in forma di prosciutto rinvenuto nella Villa dei Papiri di Ercolano); il Giardino delle Fontane, con la riproduzione in 3D di una serie di antichi orologi con lo gnomone che vi è stato riposizionato e quindi pronti per essere ammirati nel loro funzionamento; il Gran Salone della Meridiana, dove si potrà ammirare, con l’ausilio di pannelli informativi, la sempre splendida “meridiana a camera oscura” (provvista di foro gnomonico a 15 metri di altezza) realizzata nel 1791 dagli astronomi Giuseppe Casella e Sebastiano Grassi. L’esposizione sarà affiancata da una serie di laboratori per famiglie che si terranno tra settembre e dicembre nei fine settimana, durante i quali i curatori della mostra, con la collaborazione del Servizio Educativo del Mann, proporranno delle visite che, con l’ausilio di plastici riproducenti orologi antichi, forniranno informazioni su come leggere le “ore del Sole”. Un appuntamento speciale del progetto espositivo, infine, sarà la visita-evento del 21 dicembre quando, intorno alle ore 11,30, ci si recherà nel Salone della Meridiana per osservare il mezzogiorno astronomico lungo la linea dell’antico orologio borbonico. Insomma, proprio in coincidenza dell’Alberto Angela-Day al Mann, c’è speranza per un museo che propone segni incoraggianti di non voler abbandonare il suo ritrovato profilo di “produttore di conoscenza”.