Oggi abbiamo il piacere di ospitare un’intervista con la professoressa Nadia Barrella, massima esperta di museologia e museografia, conosciuta e apprezzata per il suo contributo all’evoluzione del concetto di museo. La professoressa ci svelerà alcuni aspetti fondamentali del suo lavoro e della sua visione, che ha profondamente influenzato il modo in cui i musei sono concepiti oggi.
Intervistatore: Professoressa Barrella, quando il professor Fittipaldi mi assegnò la tesi, mi disse: “Non lasciare Emiliani, ma dai un’occhiata anche alle pubblicazioni di Nadia Barrella”. Trentacinque anni fa le sue opere erano introvabili, ma grazie a quel consiglio, sono riuscito a trovarle e basare la mia tesi su di esse. Quanto è cambiata la visione del museo da allora?
Prof.ssa Nadia Barrella: È vero, negli ultimi decenni c’è stata una grande evoluzione. Quando iniziai, il concetto di museologia era ancora giovane. Oggi, il museo non è più visto solo come un luogo per ammirare arte durante un viaggio di nozze, come scherzavo tempo fa, ma come un’istituzione viva che risponde alle esigenze del pubblico. Negli anni abbiamo lavorato molto per rendere i musei più accessibili e comprensibili, creando un dialogo costante con i visitatori.
Intervistatore: Ricordo che lei ha contribuito a diverse iniziative, tra cui “Narrazioni del patrimonio museale”. Cosa può dirci di questa esperienza?
Prof.ssa Nadia Barrella: “Narrazioni del patrimonio museale” è un ciclo di incontri che organizzo insieme all’Università Federico II di Napoli, con la collaborazione di importanti studiosi come Roberto Fedele, Paolo Mascilli e Angela Tecce. Si tratta di un progetto nato per raccontare cosa significa costruire un museo, non solo dal punto di vista architettonico, ma anche nella sua funzione di narrare storie. Siamo ormai al terzo anno e sta riscuotendo un grande successo.
Intervistatore: Lei ha parlato spesso dell’importanza della memoria familiare nella conservazione del patrimonio museale. Può spiegarci meglio questo concetto?
Prof.ssa Nadia Barrella: Collezionare è un gesto profondamente umano. Le collezioni che troviamo nei musei sono spesso il frutto di scelte personali, legate alla storia di famiglie, uomini e donne che hanno vissuto in epoche diverse. Quando questa memoria si perde, è difficile comprendere il vero valore delle opere. Ho avuto la fortuna di lavorare con archivi privati straordinari, come quelli di Lorenzo e della famiglia Tesorone, che mi hanno permesso di comprendere meglio il contesto dietro le collezioni museali. Senza questa connessione con la memoria storica, la narrazione museale rischia di diventare incompleta.
Intervistatore: La sua visione innovativa ha influenzato molte istituzioni, come il Parco Archeologico di Pompei. È stato definito il “metodo Barrella”. Cosa ne pensa?
Prof.ssa Nadia Barrella: In realtà, il “metodo Barrella” si ispira molto ad Amedeo Maiuri, un personaggio straordinario. Quando ho iniziato, la museologia era una disciplina nascente, e molto è cambiato da allora. Tuttavia, credo che certi principi rimangano fondamentali. Per esempio, Andrea Emiliani, uno dei miei maestri, ha scritto saggi che oggi considero ancora di una modernità sorprendente. Nonostante alcune sue idee possano sembrare anacronistiche, ritengo che siano ancora molto attuali per chi si occupa di patrimonio culturale.
Intervistatore: Quindi, lei continua a proporre questi materiali ai suoi studenti?
Prof.ssa Nadia Barrella: Assolutamente sì. Emiliani aveva una visione profonda del patrimonio, che non separava mai dal presente. Il suo approccio ci insegna a trattare il patrimonio storico e artistico come qualcosa di vivo, in dialogo con la contemporaneità. Questo non significa mescolare arte moderna e contesti antichi in modo superficiale, ma comprendere come il passato e il presente possano interagire.
Intervistatore: Professoressa Barrella, è stato un piacere ascoltare il suo prezioso punto di vista. Prima di salutarci, vuole lasciarci con un pensiero finale?
Prof.ssa Nadia Barrella: Grazie a voi per questo spazio. Vorrei solo dire che il museo è un luogo di incontro, di memoria e di identità. Ogni collezione racconta una storia, e noi dobbiamo essere in grado di ascoltarla e tramandarla alle generazioni future. Continuare a riflettere su come raccontare il patrimonio culturale è il modo migliore per garantire che i musei restino vivi e rilevanti.
Intervistatore: Grazie mille, professoressa Barrella, per il suo tempo e le sue riflessioni. Auguriamo a lei e al suo team tutto il meglio per i vostri progetti futuri.
Prof.ssa Nadia Barrella: Grazie a voi, è stato un piacere.