di lucio esposito e sara ciocio
Intervista a Rossella Di Leva
Sorrento celebra i 1400 anni di Sant’Antonino e i 100 anni della Basilica
Sorrento si prepara a vivere un momento storico di grande emozione con le celebrazioni per i 1400 anni di Sant’Antonino, patrono della città, e i 100 anni della Basilica a lui dedicata. Un evento che intreccia tradizione, memoria e cultura, coinvolgendo l’intera comunità in un programma ricco di appuntamenti.
Rossella Di Leva, coordinatrice del programma dei festeggiamenti, sottolinea l’importanza di trasmettere ai giovani il valore della memoria storica e del legame tra la città di Sorrento e il suo Santo Patrono. “È emozionante vedere i giovani coinvolti in queste celebrazioni. Dobbiamo trasmettere loro il ricordo di quello che era Sorrento, il legame dei giardinieri e dei contadini sorrentini con Sant’Antonino, al quale hanno sempre rivolto preghiere e richieste di protezione per i loro raccolti. In queste celebrazioni viene raccontata proprio questa storia.”
Il programma è stato concepito con l’intento di non trascurare nessun aspetto della tradizione e della cultura sorrentine. “Abbiamo cercato di realizzare un calendario di eventi che potesse coinvolgere tutti. Non ho lavorato da sola, ma con un tavolo di lavoro importante che ha contribuito a rendere queste celebrazioni davvero speciali. Uno dei primi atti è stato il restauro della statua di Sant’Antonino, un’iniziativa che ha visto la partecipazione di storici dell’arte di primo livello. Inoltre, abbiamo donato alla Basilica le insegne basilicali, di cui era priva, un gesto simbolico ma di grande significato.”
Uno degli eventi più attesi è la processione per mare, prevista per maggio, ispirata alle celebrazioni avvenute un secolo fa. “Abbiamo voluto rievocare la processione come si fece 100 anni fa, basandoci su ricerche d’archivio che ci hanno permesso di ricostruire nei dettagli quella tradizione.”
Il programma culturale prevede anche la partecipazione di illustri studiosi. “A dicembre avremo la presenza di Alessandro Barbero, che terrà una conferenza sul Medioevo e sul periodo storico in cui visse Sant’Antonino, che ricordiamo essere stato un medico benedettino.”
Le celebrazioni proseguiranno con numerosi eventi che coinvolgeranno la comunità e i visitatori, rafforzando il legame tra fede, storia e identità locale. “Abbiamo ancora tanti appuntamenti in programma e ci auguriamo che tutti possano vivere con entusiasmo e partecipazione questi momenti di festa”, conclude Rossella Di Leva.
Un tributo a Sant’Antonino e alla storia di Sorrento, che si rinnova attraverso la memoria e la devozione della sua gente.
Intervista a Pia Rupppo presidente del Garden Club Sorrento
La Tradizione Agrumicola Sorrentina Rivive a Villa Fiorentino
Sorrento, 20 marzo 2025 – Tra profumi di zagare e il fascino della storia, Villa Fiorentino apre le sue porte per celebrare Sant’Antonino dei Giardinieri con una mostra che unisce passato e presente. A guidarci in questo viaggio tra agrumi, tradizioni e attrezzi d’epoca è Pia Ruoppo, presidente del Garden Club Penisola Sorrentina, che con passione racconta l’iniziativa.
“Abbiamo voluto rendere questa celebrazione palpabile e vivibile, trasformando la funzione ecclesiastica in un’esperienza immersiva”, spiega Ruoppo. “La nostra mostra, allestita con cura, racconta la storia dell’agrumicoltura sorrentina attraverso fotografie, attrezzi antichi e varietà autoctone di agrumi come l’arancio biondo sorrentino, il femminello massese e i celebri limoni IGP della Valle di Sorrento”.
La mostra, organizzata dal Garden Club, si inserisce in un progetto più ampio di sensibilizzazione e riscoperta del patrimonio agricolo locale. “Purtroppo, le nuove generazioni non sempre conoscono a fondo questa ricchezza. Per questo motivo, abbiamo voluto creare un percorso educativo, coinvolgendo scuole e visitatori con pannelli illustrativi e un’esposizione che racconta secoli di storia economica e sociale legata agli agrumi”.
L’inaugurazione ha visto un’ampia partecipazione di scolaresche, grazie anche alla promozione capillare dell’evento. La mostra resterà aperta dal 20 al 23 marzo, dalle 10:00 alle 18:00, permettendo ai visitatori di immergersi completamente nella tradizione agrumicola sorrentina.
Tra le particolarità esposte, spicca un carretto con un bambino, simbolo della vita nei campi: “Questo rappresenta un’immagine del passato, quando i genitori lavoravano nei limoneti e i figli li accompagnavano, crescendo in simbiosi con la natura”, racconta Ruoppo.
Un angolo speciale è dedicato alla cooperativa Solagri, che riunisce le piccole realtà agricole del territorio, testimoniando l’importanza della collaborazione per mantenere viva questa tradizione. “Siamo 37 donne socie del Garden Club e il successo di questa mostra è il frutto di un lavoro di squadra, animato da una grande passione comune”, conclude Ruoppo.
Un evento che non è solo una celebrazione, ma un invito a riscoprire e proteggere le radici di un territorio unico.
Intervista a Mario Gargiulo Direttore della Fondazione Sorrento
Villa Fiorentino ospita la mostra “San Antonino dei Giardinieri” tra storia e tradizione
Sorrento, 20 marzo 2025 – La splendida cornice di Villa Fiorentino si conferma ancora una volta il luogo ideale per accogliere eventi di grande rilievo culturale e storico. Oggi, infatti, la Fondazione Sorrento ospita la mostra “San Antonino dei Giardinieri”, un’iniziativa che unisce storia, tradizione e bellezza paesaggistica, immergendo i visitatori in un viaggio attraverso il passato della città.
Ad accoglierci, il direttore della Fondazione Sorrento, Mario Gargiulo, che ci introduce in questa esperienza sensoriale unica, tra profumi agrumati e pannelli espositivi ricchi di dettagli storici. “Questa mostra è un vero e proprio tuffo nel passato. Un’occasione per riscoprire la tradizione agricola di Sorrento, che tra il tardo Ottocento e l’inizio del Novecento fondava la sua economia sulla produzione di arance e limoni, contribuendo allo sviluppo di intere generazioni di armatori e imprenditori locali”, racconta Gargiulo.
L’evento, fortemente voluto dal Garden Club, ha visto la collaborazione di numerosi volontari che, con passione e senso di appartenenza, hanno curato ogni dettaglio dell’allestimento. Un lavoro che ha saputo coniugare tradizione e innovazione, coinvolgendo anche le nuove generazioni, grazie alla partecipazione attiva degli studenti degli istituti scolastici locali.
Tra le iniziative più apprezzate, spicca il “Premuta Day”, che ha visto la partecipazione di oltre 800 studenti intenti a degustare spremute d’arancia fresche. “Abbiamo creato un legame tra il passato e il presente, mostrando ai giovani l’importanza della nostra tradizione agrumaria”, sottolinea il direttore Gargiulo. Non solo agrumi da bere, ma anche in cucina: l’evento ha infatti promosso l’uso dell’arancio amaro sorrentino in ambito gastronomico, con marmellate e dolci che hanno esaltato il sapore autentico del territorio.
La mostra si inserisce nel programma delle celebrazioni per i 1400 anni di Sant’Antonino, patrono della città. “Abbiamo lavorato in piena sinergia con la curia e l’amministrazione per creare un calendario ricco di appuntamenti che ci accompagnerà fino alla fine dell’anno”, afferma Gargiulo. Tra i momenti più attesi, la processione del mese di maggio, dedicata ai giardinieri, che farà tappa proprio a Villa Fiorentino.
Ma le sorprese non finiscono qui. La Fondazione Sorrento ha già in cantiere nuovi eventi di grande interesse: “A metà aprile inaugureremo una mostra sui coralli in collaborazione con la Fondazione Ascione, storica famiglia di incisori di corallo. E poi il 29 maggio avremo l’onore di ospitare una mostra dedicata a Miró”, annuncia il direttore, anticipando anche eventi natalizi dal respiro internazionale.
Villa Fiorentino si conferma così un punto di riferimento culturale per Sorrento e il suo territorio. L’invito è quello di visitare la mostra “San Antonino dei Giardinieri”, aperta fino a domenica, con la possibilità di prorogarla nel weekend successivo, e di seguire con curiosità le future iniziative della Fondazione Sorrento.
“Ci aspetta un anno ricco di eventi, tutti da vivere”, conclude Mario Gargiulo. E a giudicare dall’entusiasmo che si respira tra le mura storiche di Villa Fiorentino, c’è da credergli.
intervista Luigi Cuomo presidente di Penisola Verde
La Penisola Sorrentina Riscopre il Tesoro degli Agrumi: Intervista a Luigi Cuomo, Presidente di Penisola Verde
Sorrento, un patrimonio da valorizzare – Nel cuore della Penisola Sorrentina, la valorizzazione degli agrumi continua a essere una missione fondamentale per l’associazione Penisola Verde. A parlarcene è il suo presidente, Luigi Cuomo, che ci racconta l’impegno quotidiano per mantenere viva la tradizione agrumicola locale.
A fare da scenario alla nostra intervista è l’agruminato, un’area storica della Penisola Sorrentina dedicata alla coltivazione degli agrumi, la cui manutenzione e fruizione vengono costantemente curate dai volontari e dai membri di Penisola Verde.
Una manifestazione che va oltre l’evento
Cuomo sottolinea che il lavoro dell’associazione non si limita a una singola manifestazione, ma si estende lungo tutto l’anno. “Portiamo avanti da diversi anni iniziative per riscoprire e valorizzare gli agrumi della Penisola Sorrentina, in particolare le arance, che un tempo rappresentavano un vero tesoro per il nostro territorio,” spiega il presidente.
Un’iniziativa di particolare rilievo è la Settimana delle Aranciate, un progetto volto a coinvolgere i giovani nella scoperta delle varietà locali di agrumi e nella loro trasformazione in prodotti tipici. “Il nostro obiettivo è quello di educare e sensibilizzare la comunità, in particolare i più giovani, all’importanza della tutela del patrimonio agrumicolo,” aggiunge Cuomo.
Un patrimonio storico da raccontare
Accanto a questa opera di valorizzazione, Penisola Verde collabora con il Garden Club per realizzare pannelli informativi sulla storia degli agrumi. “Questi pannelli, frutto di un lavoro eccezionale, saranno esposti in maniera permanente all’interno dell’agruminato a partire dal mese di maggio, con traduzioni in inglese per permettere anche ai turisti di conoscere il valore del nostro territorio,” annuncia Cuomo.
L’idea di raccogliere questo patrimonio in un libro è un progetto che il presidente non esclude: “Ci sarebbe tanto da raccontare, ma siamo ancora all’inizio di un lungo percorso.”
Dalla terra al mare: un impegno a 360 gradi
L’impegno di Penisola Verde non si ferma agli agrumi. L’associazione è attiva in molteplici iniziative che coinvolgono la popolazione: dalla raccolta dell’olio esausto alla pulizia dei fondali marini, fino all’organizzazione di percorsi naturalistici per riscoprire angoli meno conosciuti del territorio.
Con l’arrivo della primavera, Cuomo anticipa una serie di eventi legati alla scoperta delle aziende locali e dei prodotti tipici, con itinerari immersi nella bellezza della Penisola Sorrentina. “Maggio sarà un mese ricco di iniziative e ci auguriamo che sempre più persone partecipino per riscoprire il nostro territorio,” conclude.
Un impegno costante, quello di Penisola Verde, che unisce tradizione e sostenibilità, con l’obiettivo di preservare e valorizzare un patrimonio che appartiene a tutti.
Intervista ad Antonino De Angelis esperto e storico di Agrumicultura
Il Futuro degli Agrumi a Sorrento: Tra Storia e Rinascita
Villa Fiorentino, 2025. In un’epoca in cui l’urbanizzazione ha cancellato gran parte del patrimonio agricolo sorrentino, parlare di agrumi significa rievocare un passato glorioso ma anche lanciare una sfida per il futuro. A raccontarcelo con passione e competenza è Antonino De Angelis, esperto di agrumicoltura e storico, che da anni si batte per la tutela e la valorizzazione di questi preziosi frutti.
“Abbiamo perso tanto, forse troppo. I giardini di agrumi che un tempo erano il cuore pulsante dell’economia sorrentina sono stati sacrificati sull’altare dell’urbanizzazione”, spiega De Angelis. “Oggi esiste un’immagine virtuale della Sorrento di una volta, che viene veicolata per fini turistici, ma la realtà è ben diversa. I pochi agrumeti rimasti sono diventati quasi delle museizzazioni, non più il fulcro di un’economia agricola vivace come un tempo.”
Eppure, non tutto è perduto. Se il mercato internazionale sembra aver penalizzato gli agrumi tradizionali, preferendo prodotti senza semi più adatti alla grande distribuzione, De Angelis invita a guardare oltre. “Ci hanno insegnato che con i limoni e le arance si possono creare decine di prodotti diversi, dal limoncello ai dolci, fino a cosmetici e oli essenziali. Dobbiamo solo cambiare prospettiva e puntare sulla valorizzazione di quello che ci è rimasto, senza lasciarlo scomparire definitivamente.”
Per De Angelis, la chiave è nella riscoperta della tradizione attraverso un’innovazione consapevole. “Non possiamo pensare di ripristinare completamente i territori agricoli di un tempo, ma possiamo proteggere quelli esistenti e incentivare la produzione locale di qualità. Serve un impegno collettivo: dagli agricoltori alle istituzioni, dai cittadini ai ristoratori, tutti devono fare la propria parte per restituire agli agrumi il ruolo centrale che meritano nella cultura e nell’economia sorrentina.”
Il sogno di una Sorrento che torni a essere il simbolo degli agrumi di eccellenza non è irrealizzabile. Occorre crederci e investire nelle potenzialità di un territorio che ha ancora molto da offrire. Come sottolinea De Angelis, “non si tratta solo di conservare un patrimonio, ma di dare nuova vita a un’identità che rischia di scomparire.”
Intervista presso lo stand Solagri con il Prof Gargiulo
Solagri: Tradizione e Innovazione per la Valorizzazione degli Agrumi Sorrentini
Al centro della fiera agroalimentare, lo stand di Solagri si distingue per la qualità e la varietà dei prodotti presentati. La cooperativa, che da oltre venticinque anni tutela e promuove il patrimonio agrumicolo della Penisola Sorrentina, si conferma un punto di riferimento per la valorizzazione del limone e degli altri agrumi locali. Abbiamo avuto il piacere di intervistare il Prof. Gargiulo, socio fondatore della cooperativa, per approfondire il ruolo di Solagri nel mercato e le soluzioni innovative che offre agli chef e ai consumatori.
“Il nostro arancio, con i suoi semini, non è molto apprezzato sui mercati internazionali,” spiega il Prof. Gargiulo, “ma trova una seconda vita in marmellate, liquori e dolci, diventando un ingrediente essenziale in cucina. Solagri, con il suo impegno, garantisce prodotti che assistono e valorizzano il lavoro degli chef”.
Una delle peculiarità di questo stand è la presenza di strumenti antichi legati alla lavorazione degli agrumi. “Alcune delle attrezzature provengono direttamente dal mio agrumeto,” racconta il professore, “come la stadera e altri strumenti d’epoca che rappresentano la tradizione agricola sorrentina”.
La Dottoressa, presente all’intervista, ha illustrato i prodotti di punta della cooperativa: “Il nostro prodotto principale è il limone di Sorrento IGP, un agrume di altissima qualità che, oltre ad essere venduto fresco, viene trasformato in prodotti derivati come gli oli essenziali e gli oli aromatizzati al limone e all’arancia. Utilizziamo un olio extravergine di oliva della Penisola Sorrentina, varietà Minucciola, nel quale vengono infuse le bucce non trattate degli agrumi per ottenere un prodotto naturale e profumatissimo”.
Non solo limoni: anche il mandarino sorrentino trova spazio nel mercato, sebbene in quantità inferiori. Tutti questi agrumi vengono lavorati con metodi artigianali per produrre marmellate di nicchia, apprezzate per la loro qualità e genuinità.
Solagri nasce con l’obiettivo di preservare e valorizzare il paesaggio agricolo della Penisola Sorrentina attraverso un approccio cooperativo. “Già venticinque anni fa decidemmo di unire le forze e di seguire un disciplinare rigoroso per garantire standard qualitativi elevati”, racconta il Prof. Gargiulo. L’idea si rivela vincente, permettendo agli agricoltori locali di preservare il proprio patrimonio senza frammentarlo.
Oltre agli agrumi, la cooperativa sta valutando la possibilità di consorziare anche gli oliveti per la produzione di olio extravergine. “Siamo ancora in fase di preparazione,” afferma il Prof. Gargiulo, “ma l’obiettivo è quello di estendere il modello Solagri anche all’olivicoltura”.
Infine, parlando di agricoltura biologica, il professore sottolinea: “I miei limoni e le mie arance sono biologici certificati, coltivati senza l’uso di prodotti chimici non consentiti. La nostra filosofia è garantire ai consumatori prodotti sani e naturali”.
L’intervista si conclude con i ringraziamenti e gli auguri per il futuro di Solagri, una realtà che continua a innovare senza dimenticare le radici della tradizione agricola sorrentina.
LA SUA STORIA…
Garden Club Penisola Sorrentina è stato costituito a Sorrento nel 1988 i Soci fondatori sono stati determinanti Anna. Russo Acampora, the ne è stata andic Presidente, Paola Avino, Claudio Ruoppo. La nascita del Club fu voluta fortemente dal Garden Club di Caserta, all’ epoca uno dei 3 club presenti nd Sud Italia. Nel 1991 # Garden Chib Penisola Sorrentina entrò a far parte dell’ UUGAI (Unione Nazionale e Anività Similari d’italia)
Varie sono le finalità e le tematiche che si propone il Ganden come la sensibilizzazione verso problemi ambientali, la valorizzazione del patrimonio naturale, soprattutto della Permisola Sorrentina, avvicinando anche i giovanissimi perché l’educazione al rispetto dell’ambientes all’amore per il verde deve essere parte integrante dell’ intero conceito di educazione.
Tra le varie e molteplici manifestazioni del Garden Club della Penisola Sorrentina quella che attira maggiormente visitatori e appassionati nazionali e stranieri è la “Mouna alelle Candle, allestita tra fine febbraio e inizio marzo con cadenza biennale. E’ stata la past Presidente Anna Russo Acampora, con la collaborazione del vivaista Claudio Ruoppo, verso la fine degli anni ottanta a lanciare e promuovere l’ idea di una mostra di questo meraviglieno fiore convinti che la piantumazione delle camelie bene si inserisse e si integrasse armonicamente negli agrumeri e nel panorama delle bellezze naturali e suggestive della Tena delle Sirenc.
La “Mostra della Camolla” è stata allestita inizialmente a Sorrento nel settecentesco Palazzm Corrcale in piazza Tasso, successivamente negli anni a Villa Fiorentino, al Museo Correale, al vivaio Ruoppo, di nuovo a Villa Fiorentino ed inline al magnifico Chiostro San Francesos L’allestimento della mostra viene curato dalle Socie che dispongono le camelie sia qadle in vaso, sia le scenografiche composizioni llorcali inviate dai Communi e dagli alberghi della penisole sorrentina, i fiori provenienti da giardini storici e i moltissimi singoli fiori inviati da semplici cittadini. Negli ultimi anni anche gli stituti scolastici della penisola sorrentina partecipano alla mostra con ricerche, disegni, riflessioni, audiovisivi e tecniche varie seconde la creatività e la sensibilità di ogni partecipante.
Dopo il lockdown dovuto alla pandemia del Cosid 19 le molteplici attività, manifestazioni dd Clube l’edizione della XVII della Mostra della Camelia hanno avuto novoslancio, entusianю della muova Presidente Pia Ruoppes, liglia del fondatore Claudio Kuoppo. I sentimeni di attenzione, di protezione, di salvaguardia etutela delfambiente e del teritorio, l’amore cla passione per i fiori e le piante che hanno da sempre caratterizzato le amvità del Garden Cub Penisola Sorrentina viene oggi continuato segsaendo il percorso tracciato tanti anni fa rispettando la tradizione ma anche guardando al futuro e alle prossime generazioni,
Garden Club Penisola Sorrentina
L’AGRUMINATO
L’Agruminato è un tipico giardino di agrumi della Penisola Sorrentina e ha una grande importanza ecosistemica e storica, oltre che urbanistica, perché si trova nel centro della città di Sorrento
Originariamerite si chiamava Fondo Petrulo, poi nel tempo ha avuto vari proprietari: prima l’Hotel Excelsior Vittoria, poi l’armatore Achille Lauro e attualmente il Comune di Sorrento.
Miracolosamente salvatosi dall’urbanizzazione della seconda metà del Novecento, l’agrumeto oggi si estende per circa 11.000mq e dai primi anni Duemila é aperto al pubblico.
L’Agruminato è una vera e propria ‘isola di verde nella città di Sorrento e permette di comprendere pienamente le parole che Friedrick Nietzche scrisse nel 1877, descrivendo i nostri luoghi A Sorrento vi sono passeggiate tra gli aranceti cosi ben coperte, che ci si sente sempre riparati dal vento come soffia impetuosamente fuori nel mondo.
Questo agrumeto é diviso in due parti: un limoneto e un aranceto entrambi protetti da un pergolato tipico della Costiera Sorrentina, che è costituito da pali di castagno stagionato coperto con le caratteristiche pagliarelle, le quali da un lato assicurano una difesa dalle avversità meteorologiche e, dall’altro, non impediscono l’azione benefica della luce per la fotosintesi e la maturazione dei frutti.
CURIOSITÀ IN PILLOLE SULLA PIANTA DI LIMONE
Il nome primitivo di limone probabilmente deriva dal termine arabo -persiano laymun, la derivazione pare partire dal francese antico “limon” che ha dato luogo anche al nome arabo “laymun” e a quello persiano “limun” con cui si indicano genericamente tutti gli agrumi. I limoni, originari di Cina e India, furono importati in Europa dagli Arabi. Sul Garda si diffusero grazie ai frati Francescani di Gargnano che li Importarono a loro volta dalla Riviera Ligure nel corso del 13° secolo.
La più antica citazione sul limone è nel trattato geografico” yu gong” datato circa 4000 anni fa quando gli agrumi in generale venivano riconosciuti come un prodotto di alto valore in quanto venivano offerti in dono all’imperatore.
Il limone nell’arte è simbolo di salvezza e di fedeltà d’amore. Secondo alcuni eruditi greci i limoni sarebbero stati prodotti dalla terra in onore delle nozze di Giove e Giunone per il loro colore sarebbero da identificare con i famosi pomi custoditi dalle Esperidi nel loro mitico giardino.
Le spine sono una caratteristica nelle piante ottenute da seme, mentre le piante che vengono coltivate nei frutteti o comunque innestate tendono a perderle. “Limonare” è un modo per dire baciarsi perché anticamente soprattutto in Lombardia i fruttivendoli vendevano i limoni a due a due, da qui l’abitudine di indicare come limoni le coppie
La tradizione cristiana associa l’immagine della pianta di limone a quella
frutti. Una pianta di limone non solo abbellira ogni spazio con la sua eleganza e i suoi frutti ma trasmetterà anche un messaggio profondo a chi la riceve.
C’è un detto popolare” Fatti una limonata” che incoraggia a ricavare il meglio da tutto quello che capita, essere positivi è il modo migliore di affrontare la vita: “guarda avanti e sii felice di ciò che hai”.
l limone nei sogni rappresenta ciò che si presenta faticoso ma che può rivelarsi potenziante e quindi la coesistenza di cose cattive ma potenzialmente buone, secondo un’altra interpretazione sognare limoni è segno di ricchezza e prosperită. Numero fortunato 7
Il limone interdonato e una varieta di pianta di limone siciliano ottenuta dall’innesto tra limone e cedro. L’idea venne intorno al 1860 al colorinello Giovanni Interdonato, appassionato agrumicoltare che esegui circa 200 innesti nei propri agrumeti ad Ali ferme in provincia di Messina
ORIGINE DEGLI AGRUMI
Terra di origine yunnan provincia estremo sud ovest della Cing che confina con la Birmania (Myanmar), il Laos ed il Vietnam Fogle fossili di agrumi invenute nel 2009 de paleotologi in questa regione risalenti a & milioni di anni fa
Virgilio nella Georgica i scrive dei cedri prodott in Media repone dell’antica Persia confinante con Mesopotamia e Armenia
Teofrasto Inato ad Ereso 371 a C-morte ad Atene 287 aC) pattre delle scienze botaniche riferisce di agrumi colbvati in vaso che chiama Melon Medikan a persilikon apprezzati per l’odore e per curare Palito cattivo e preservare gli indumenti dalle tignole
La presenza di agrumi in epoca romana in Campania Felix e nella città di Pompele testimoniata de analisi di reperti archeologici effettuate con la tecnica del radiocarbonio e del DNA, e grazie al microscopio slettronico e a studi engimatici
Semi carbonizzan attribulbill a frutti di cedino e risalenti al-II sec. a sono stati rinvenuti nella casa delle Vestali e nella casa delle nozze di Ercole ed Ebe
Altri resti attribuitill a frutti di limone e rielenti all sec ac sono stati rinvenuti nela casa i Poppea ad Oplontis
Idem nella casa di Nerone carboni di legne di alberelli di limont
Nella casa del frutteto nel cubical (stanze da letto) золо raffigurati albert de frutto e fa questi un agrumé, un cedro a un Emone
SANT ANTONINO “DEI GIARDINIERI”
I sorrentini sono soliti festeggiare il patrono della loro città, il benedettino Sant’Antonino, due volte l’anno: la celebrazione del 14 febbraio ricorda il giorno del Pio Transito, la seconda si svolge nella prima domenica di maggio e viene chiamata “del patrocinio” o anche “dei giardinieri”
La celebrazione del patrocinio” nacque per un evento particolare molti secoli dopo la Nascita al Cielo di Sant’Antonino, che gli storici datano agli inizi del secolo IX, quando ancora non era stata realizzata la chiesa sul luogo della sua sepoltura. Si tramanda che un vescovo di Sorrento avesse ordinato ad un operaio di scavare nel punto dove si riteneva fosse sepolto il corpo di Sant’Antonino. Durante l’intervento una “costa” del Santo colpi l’uomo agli occhi accecandolo. Il vescovo fece sospendere lo scavo e ordinò la traslazione della “costa” di Sant’Antonino in processione nella cattedrale. Dopo tre giorni di preghiera, la “costa” di Sant’Antonino fu appoggiata sul volto dell’operaio che riottenne la vista.
La “costa” divenne un oggetto di culto che i religiosi fecero smembrare e sistemare in particolari custodie d’argento. Una di queste reliquie, nel sacco del 1558 fu rubata da un turco e portata a Costantinopoli, ma questi non riusciva a venderla finché un sorrentino vide la reliqula l’acquisto e la riporto a Sorrento presso la basilica di Sant’Antonino Nell’agiografia di mons. De Martino si narra che la festa del Patrocinio del Santo andava nel tempo confondendosi con un’altra festa secondaria che ricorreva ogni 2 maggio di ogni anno e che gli antichissimi calendari della din
IL FONDO DEL GESU’
Il fondo del Gesù è il più antico della penisola Sorrentina, si hanno infatti testimonianze fin dall’epoca romana grazie al ritrovamento di un grande sorcio che fa supporre fosse usato per la conservazione, e quindi la coltivazione, dei cereall. Nei primi decenni del 400 la regina Giovanna, della dinastia degli Angioini, fece costruire in questo luogo un bellissimo palazzo circondato da un bellissimo giardino e successivamente, con l’arrivo degli Aragonesi il palazzo divenne sede del governatore. Ma la svolta si ebbe quando nel 600 il gesuita massese Vincenzo Maggio acquisto la proprietà per creare un collegio per il suo ordine, da qui il nome del forido. Lo stesso padre Maggio descrisse le caratteristiche della proprietà e la sua peculiarită per la coltivazione: “Dentro questo sito c’è un rivo ed un mulina che servirà al Collegia per macinare: et questa acqua se può dare per tutta la massario et se si potrà fare ogni sorta di herbaggi, verdure et giardini di agrumi
Con l’espulsione dei Gesuiti dal regno di Napoli durante la reggenza di Murat, il fondo passò da un proprietario all’altro fino al 1866 quando fu acquistato dalla famiglia Miniero che inczió la produzione e la commercializzazione del limoni con esportazioni anche in America
Il poeta D’Annunzio, ospite della famiglia Miniero, volle dedicare alcuni versi nel suo “Notturno” a questo luogo decisamente unico: “Mi ricardo di un aranceto murato a Massa, verse lo riviera di Amaifi, se non mi inganna la memoria. Ero mal guarito da un filtra malvagio. Ero shigottito come se fossi penetrata in un labirinta inimmaginabile. I tronchi parevano scolpiti nella pietra delle grotte segrete / fiore era come lo spuma da cui nosce la carne immortale. L’ambro era quasi ncquatile, modulata dal canto di nam so quale Sirena bandita dal mare”
Oggi una parte del fondo del Gesu appartiene alla Solagrie continua la tradizione della coltivazione degli agrumi, mentre il convento è parte della scuola elementare Pulchiarelli e parte è adibito ad uffici
IL PIZZO
II Pizzo é una tenuta che mantiene tutt’oggi viva l’immagine è la struttura di quelli che furono i “Giardini che resera celebre la Penisola Sorrentina tra 700 e ‘800. Il nome le deriva dal suggestivo belvedere che si apre alla fine della bellissima passeggiata che la percorre arrivando fino ad una meravigliosa terrazza a strapiombo sul mare.
Il primo nucleo della struttura del Pizzo fu creato nel 700 nell’area dell’antica Planitia, a Sant’Agnello, da alcuni frati dediti alla coltivazione degli alberi di gelso, di cui i bachi da seta sono ghiotti, Per la realizzazione della famosa seta sorrentina prodotta a quell’epoca in penisola.
Nella prima metà del XIX secolo si ebbe una forte flessione dell’industria tessile che porto all’abbandono di tale coltura anche nella tenuta del pizzo.
Mariano Arlotta, banchiere napoletano, Nuovo proprietario del pizzo, nel 1860 acquisto anche degli appezzamenti vicino e cred cosi complesso giunto fino a noi, 16 ettari di terreno dove convivono la villa padronale, una delle case più belle del mando secondo AD essenze arboree pregiate e l’agrumeto o giardino mediterraneo”.
Agli inizi del novecento importante ospite del pizzo fu il premio Nobel per la letteratura Andre Gide, più tardi, nel dopoguerra, grazie ad una nipote di Don mariano Paola Zancani Montuoro, nota archeologa italiana per i suoi scavi a Paestum Il gotha dell’archeologia internazionale si raccoglieva presso la tenuta; Maisuri, Zanotti Bianco, Kahler eccetera.
Si debbono a loro la rilevazione della planta ed il riconoscimento di alcuni reperti di una villa di epoca imperiale romana posizionata al centro del fondo.
La Nipote Antonia De angelis Efrem ha fatto si che la villa giardino e l’area agricola del fondo siano arrivati a noi cosi come l’avevano ideata i bisnonni Don Mariano e Donna Clotilde, infatti nel 2005 il Pizzo e stato insignito del premio Camastro per le sue caratteristiche storiche -naturalistiche custodite nel tempo dal proprietari.
Negli ultimi sessant anni la famiglia Galano, affittuari di ben 5 ettari della tenuta, ha coltivato l’agrumeto, diventato per lo più limoneto,
producendo i pregiati “Limoni del Pizzo”
Le piante dell’ovale Sorrentino affiancate da pochi alberi di arance sono tutt’ora sovrastate da alcuni olivi centenari
Queste coltivazioni sono protette da piante tipiche della macchia mediterranea, alberi di quercia, pini giganti, lecci e carrubi che adornano il costone da cui si dirama anche una discesa a mare che porta ad una spläggetta ed a varie grotte usate all’epoca dell’esportazione degli agrumi anche come depositi di questi ultimi.
L’AGRUMICOLTURA IN PENISOLA SORRENTINA
“Di limoni, cedri, melangoli vi è copia grande, il che non tanto adopra l’effetto dell’utile che si cava dal prezzo, quanto abbelliscono il luogo, i giardini, le delizie” CESARE MOLEGNANO, Descrizione della città di Sorrento, 1607.
Durante il periodo della dominazione spagnola in penisola sorentina iniziano a costituirsi consistenti agrumeti. Si tratta di iniziative isolate: i fondi il Gesú a Massalubrense, la Cocumella a Sant’Agnello e San Renato a Sorrento, intorno all’omonoma cattedrale oggi scomparsa
Solo in pieno secolo XVIII avviene la diffusione organica degli agrumeti in tutto il territorio, L’avvio dei nuovi impianti è stimolato dalla crisi della gelsicoltura dovuta alla importazione della seta da Cina e Giappone, come pure alla diffusa moria delle piante. Si realizza cosi una riconversione colturale, incoraggiata dagli sgravi fiscali concessi dal governo borbonico. Il paesaggio agrario cambia cosi volto: chilometri di muri di contenimento formano ampi terrazzamenti, alti muri di cinta delimitano i giardini, si potenziano gli acquedotti, si scavano profondi pozzi.
Nella seconda metà dell’Ottocento l’espansione degli agrumeti raggiunge il limite massimo di 1400 ettari complessivi. La conduzione è gestita in economia diretta, poiché predomina la piccola proprietà.
Si migliora la qualità dei frutti, si sostituiscono le specie, introducendo la varietà dolce delle arance, giunta dalla Cina attraverso il Portogallo.
Per evitare gli effetti delle gelate, dalla fine del secolo le plante vengono coperte con pagliarelle, stuole di pagila poggiate su pergolan di pali di castagno, Il paesaggio della penisola assume cosi quella tipicită unica, tanto ammirata dai viaggiatori di tutto il mondo Gli anni cinquanta del Novecento segnano la fine del periodo d’oro della agrumicoltura sorrentina. L’economia agricola cede il passo ai profitti derivati dalla edilizia e dal turismo,
IL COMMERCIO DEGLI AGRUMI IN PENISOLA SORRENTINA
Il Settecento è il secolo in cui avviene nella penisola una vasta trasformazione colturale con l’incremento della produzione di agrumi. Si sviluppa gradualmente il commercio di quei prodotti verso vasti orizzonti e trova più ampia attuazione la cantieristica navale sulle spiagge sorrentine. Gli armatori costruiscono e varano ad Alimuri e a Cassano centinaia di velieri destinati alle rotte europee e delle Americhe.
Le navi che trasportano agrumi tornano spesso con carichi di petrolio, bitume e legname per la costruzione di casse di imballaggio. Si afferma la figura dell’esportatore specializzato che organizza il suo lavoro con una rete di collaboratori, sia sul luoghi di produzione che sui mercati. Spesso l’agrumicoltore, l’esportatore e l’armatore si identificano nella stessa persona.
Nell’ Ottocento l’economia agricola, prevalente nella penisola, fa si che la popolazione sia interamente impegnata nella produzione, nel commercio, nei traffici e nelle attività indotte.
Nei fondi lavorano gli agricoltori, i braccianti, i costruttori di pergolati e di pagliarelle.
Nei magazzini centinaia di donne selezionano, incartano e imballano i frutti; sensali, carrettieri e facchini ritirano e smistano il prodotto. Casciari, sellari, maniscalchi, fabbri e falegnami danno vita a un attivo artigianato di supporto.
Dopo l’unificazione del regno d’Italia, per l’abbattimento delle barriere doganali e per lo sviluppo della rete di comunicazioni, sono favoriti gli scambi coi mercati esteri. I velieri e più tardi i vapori che salpano da Marina di Cassano e da Marina Piccola raggiungono i porti dell’Europa e del Nord America. Nonostante la concorrenza siciliana, spagnola e californiana, I sorrentini riescono sempre a collocare gli agrumi sui mercati grazie allo sfalsamento dei tempi. Con l’accorgimento delle coperture e con lo stoccaggio nelle grotte dei prodotti raccolti nei mesi invernali, infatti, è possibile disporre dei frutti quando questi sono esauriti in altri luoghi di produzione.
Negli anni cinquanta del Novecento, con il graduale tramonto dell’agrumicoltura, il commercio delle arance scompare e sopravvive in tono minore quello dei limoni, destinato anche questo a finire a causa degli alti costi e della crisi del mercato
SCELTA, IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE DEGLI AGRUMI
Gli agrumi, colti di buon mattino, sono portati in grandi ceste nei capannoni destinati alla verifica del peso e della qualita. Il lavoro di selezione, incarto e imballaggio viene eseguito esclusivamente da donne. Quelle incaricate della selezione hanno dinanzi cinque ceste foderate di tela nelle quali depongono i limoni a seconda della loro grandezza, che verificano con una tavoletta in cui sono cinque grossi fori di differente diametro (calibro); per le arance, invece, vi sono solo due grandezze, I cesti passano alle operaie incartatrici, che avvolgono gli agrumi nella speciale carta velina colorata su cui sono impresse: la denominazione della ditta, la marca, ta qualità e la scelta dei prodotto
Si procede pol alla sistemazione nelle casse di proppo. Le operaie addette a questa operazione sono chiamate maestre (ce n’è una ogni
dieci operale); sono le più esperte e hanno il compito di controllare e completare il lavoro di tutte le altre. L’operazione di imballo è una mansione di fiducia, perché da essa dipende il buon nome della ditta. Dopo la chiusura della cassa un operaio imprime sulla testata la marca che contraddistingue il prodotto, utilizzando stampi di lamiera traforata e anilina applicata con una spazzola o con una spugna imbevuta.
La merce cosi lavorata è pronta per la spedizione. All’esportatore non resta che compilare la polizza di carico sulla quale, oltre al numero delle casse, è scritta l’espressione augurale. “Che Dio l’accompagru a salvamento”
PUBBLICITA’
A partire dall’Ottocento il messaggio pubblicitano viene diffuso con locandine e manifesti sempre eleganti e vivaci, che vengono esposti negli uffici degli spedizionieri e nel luoghi di vendita. Sono utilizzati anche stemmi, monngtammi, marthe che, impressi direttamente sulle casse, indicano la quantità, la pezzatura e la scelta degil agrumi. Poche e rare sono le cartoline pubblicitarie Nei primi anni del Novecento si diffonde anche la marca stampata a colori su carta, incollata sulla testata o sul fianco della casse, tuttavia fino agli anni cinquanta rimane moitu usata la marca stampigliata direttamente sul legno con inchlastre di analina
La pubblicità non si esprime a distanza su periodici o giornali, ma Sola nel luoghi di vendita dove è presente prodotto sul prodotta stesso. I frutti sone presentati all’acquirente in sontuose confezioni Le casse sono foderate di carta bianca o colorata in cui vengono sistemati i limoni o le arance nell’esatta numetazione indicata all’esterno, circa un terzo dei frutti viene avvolto in raffinate carte veline Sugli agrumi non incartalle incollato un piccolo adesivo raffigurarite un santo, un puttino o aitra simbiolo colorato Una carta merlettata con l’indicazione in oro della ditta coare Turtimo strato su cui vengane poi ripiegat pizzi decoran a stampa con elegant trafori Il duplice obiettivo e cos) raggiunto, l’enfatizzazione del prodotto e la pulitlicită per accattivarsi il cliente
AGRUMI NEL MITO
Si credeva che i cedri sarebbero natt dalla metamorfosi di Adone amato da Venere. Egle, Aretusa, Expertusa, tall i loro nomi, dalla costa africana invasa dai barbari, per salvare se stesse e le mele d’oro approdarono accompagnate da Tritone sulle coste italiane. Egle con i cedri si trasferi nei pressi del lago di Garda, Aretusa con I suoi limoni scelse la Liguria, Espertusa semino i suoi aranci In Campania. Ci place credere che Ercole figlio di Zeus riusci a rubare tre frutti preziosi color oro da una pianta custodita dalle Esperidi. L’albero era simbolo di amore donato da Gea a Zeus e Era per il loro matrimonio.
VARIETA’ DI LIMONI COLTIVATI IN PENISOLA SORRENTINA
L’agrumeto sorrentino viene chiamato giardino, che è l’evocazione tipica del mondo arabo, cioè del luogo della bellezza, dell’amenità, del piacere dell’anima. Soltanto gli agrumi hanno nel contempo sul medesimo ramo il fiore novello e il vecchio frutto e, con i colori e i profumi che li caratterizzano, conferiscono alle plante una particolare attrattiva.
IL LIMONE DI SORRENTO
Il limone di Sorrento è un prodotto ortofrutticolo a Indicazione Geografica Protetta. Questa varietà è il Femminiello sorrentino, detto anche Ovale di Sorrento per la forma ovale del frutto e si coltiva in tutta la penisola sorrentina. Il limone presenta dimensioni medio grosse (ciascun limone pesa circa 85 grammi), una polpa color giallo paglierino con un succo altamente acido ricco di vitamina C La buccia è di media spessore ed è molto profumata per la presenza di oli essenziali.
Ogni pianta porta annualmente, in media, da 130 a 150 frutti. Il limone di Sorrento o Massese è un Femminello comune, o secondo altri un tipo di Lunario che ha assunto ottime
caratteristiche localmente tra il Capo di Sorrento e la punta estrema della penisola (Massalubrense). Il limone è una specie rifiorente. Alle diverse fioriture corrispondono diverse epoche di raccolta. Sulla stessa pianta è dato vedere contemporaneamente fiori e frutti.
Fioritura di Marzo: limoni più tazzi con base langa priva di semi.
Fioritura Aprile/Marzo: limoni di perfetta forma che maturano in autunno inverno
Fioritura di Giugno/Luglio: i limoni maturano nella successiva primavera e presentano buccia rugosa. La rifiorenza genera un accentuato polimorfismo dei frutti
Nella limonicoltura della Campania quella sorrentina è la maggiore e rappresenta infatti il 35% della superficie investita e il 40% del prodotto, cioè circa 600 ettari e 130.000 quintall su 327.000 dell’intera regione).
ARANCIO BIONDO SORRENTINO
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Assieme al limone anche l’arancio rappresenta per la penisola sorrentina una tradizionale coltivazione, che pare risalire addirittura al 1300. L’agrumicoltura ha rappresentato una fonte di reddito importante, tanto da portare gli agrumi sorrentini sui principali mercati anche europei. Nel corso dei secoli pero ci sono state fasi alterne, legate soprattutto a variabili economiche, che hanno spinto i coltivatori ad abbandonare una coltivazione in favore dell’altra e viceversa.
L’arancio biondo si coltiva secondo una tecnica che prevede l’impiego di pergolati, ovvero delle impalcature di legno (spesso si usa quello di castagno proveniente dal Cilento) di circa 7 metri di altezza. Sopra a questi pergolati vengono sistemate delle stuole di paglia (le pagliarelle) che fanno da coperture e possono essere sostituite, o affiancate, da reti e frangivento. Grazie a queste strutture, gli aranceti della penisola sorrentina sono protetti sia dal vento che dal freddo, inoltre, i pergolati ritardono la maturazione dell’agrume. La raccolta inizia nel mese di maggio e si protrae fino ai primi di agosto.
L’arancia bionda di Sorrento è un agrume che si caratterizza per la buccia abbastanza spessa, dalla forte presenza di semi, un calibro elevato ed una polpa molto succosa. Il succo di questa arancia era una delle bevande offerte dai caratteristici chioschi di acquafrescai napoletani. Dalla macerazione delle arance bionde di Sorrento si ottiene uno sciroppo ricco di aromi e profumi. Inoltre, le arance vengono usate per le canditure e per realizzare i follovielli, dei fagottini di uvetta e canditi avvolti nelle foglie di arancio.
Fino agli anni Cinquanta, seppur con qualche difficoltà, la presenza anche nei mercati esteri dell’arancia bionda era consistente. L’agrumicoltura sorrentina comincia a subire le prime battute d’arresto nel momento in cui il settore turistico ha iniziato ad espandersi sempre più, assorbendo sia manodopera che terreni a questo settore.
L’ARANCIA, BENEFICI NOTI E VALORE AGGIUNTO
Il Citrus plú amato del Sud ha da sempre avuto caratteristiche benefiche note e tramandate di generazione in generazione, ma oggi siamo andati avanti ed oltre.
L’arancia è sempre stata considerata la miniera di vitamina C per eccellenza. Fortunatamente l’Acido Ascorbico è stato rinvenuto in quantità abbondante anche in altri frutti come Kiwi e Pomodoro. Botanicamente parlando, il pomodoro è una bacca ed una bacca è un tipo di frutto con polpa morbida, succosa e con semi immersi in essa, senza involucri “protettivi”.
Al di là del discorso noto e anche “stressato” del fabbisogno giornaliero del benefico acido “antiscorbuto” vogliamo qui tessere lodi per dati indotte e/o sconosciute del frutto più buono della Penisola Sorrentina. II CREA che da sempre si occupa dell’agricoltura italiana sta studiando e sperimentando cultivar di arance con un elevato contenuto in Licapene (abbondante nel pomodoro), elevando il valore protettivo del succoso frutto nel riguardi di malattie cardiovascolari e tumorali
La Nutraceutica è la disciplina che studia le sostanze alimentari, estratte da alimenti od ottenute per mezzo di biotecnologie, in grado di agire positivamente sulle funzioni fisiologiche di favorirne il benessere contrastando