Ieri sera, Ravello è stata il palcoscenico di uno spettacolo indimenticabile, dove la musica sublime si è fusa con uno scenario naturale mozzafiato. Il concerto, parte della 72esima edizione del Ravello Festival, ha visto protagonista l’Orchestra da camera dell’Accademia di Santa Sofia, diretta dalla talentuosa violinista Sonig Tchakerian. Sul suggestivo Belvedere di Villa Rufolo, con una splendida luna piena rossa che illuminava la serata, il pubblico ha potuto assistere a un evento straordinario: l’esecuzione delle “Otto Stagioni” di Antonio Vivaldi e Astor Piazzolla.
Il programma della serata ha presentato un dialogo poetico tra due capolavori della musica: “Le Quattro Stagioni” di Vivaldi e “Las Cuatro Estaciones Porteñas” di Piazzolla, in una versione per violino e orchestra arrangiata da Luis Bacalov e dedicata proprio a Sonig Tchakerian. L’idea di alternare le stagioni dei due compositori, nata dal violinista e direttore d’orchestra lettone Gidon Kremer, ha permesso di creare un ponte musicale tra il barocco veneziano e il tango argentino, separati da quasi 250 anni ma uniti in una serata magica.
Mentre le note delle “Stagioni” si diffondevano nell’aria, la luna piena, in una rara sfumatura rossa, ha aggiunto un elemento di incanto ulteriore allo scenario già di per sé spettacolare di Villa Rufolo. La luce soffusa e calda della luna ha creato un’atmosfera suggestiva, amplificando le emozioni suscitate dalla musica.
Le “Quattro Stagioni” di Vivaldi, composte nel 1727, fanno parte di una raccolta di dodici concerti per violino, archi e basso continuo dal titolo “Il cimento dell’armonia e dell’invenzione” op.8. Ogni concerto, preceduto da un sonetto esplicativo, cattura le essenze e le attività umane di ogni stagione, rendendo palpabile il passaggio del tempo attraverso la musica.
Dall’altra parte del mondo, tra il 1965 e il 1970, Piazzolla ha composto le sue “Cuatro Estaciones Porteñas”. Inizialmente pensate come pezzi autonomi per il quintetto di Piazzolla, queste composizioni evocano le stagioni di Buenos Aires, a partire dal “Verano Porteño” (Estate Porteña), scritto nel 1964. La consuetudine di eseguirle insieme ha poi consolidato queste opere come un ciclo unico, in grado di raccontare la vita e l’anima della capitale argentina.
L’evento di ieri sera non è stato solo un concerto, ma un’esperienza sensoriale completa, un incontro tra arte e natura che resterà impresso nella memoria di chi ha avuto la fortuna di parteciparvi. Il Ravello Festival continua così a confermarsi come uno degli appuntamenti culturali più affascinanti e prestigiosi, capace di offrire al suo pubblico momenti di rara bellezza e intensa emozione.
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